Suono di trasvolanti
Ale e tremor di luminose forme
I sereni del ciel deserti empiea,
E da le caliganti
5 Isole al mar che sotto Pola dorme
Una stupenda visïon splendea,
Quel dì che di Palestro il cavaliero
Coronossi del bello italo impero.
Venìano giovinette
10 Anime a coro, e ardea la nova etate
Nel segno del martir più radïosa;
Nel puro lume erette
Venìan fronti pensose, incoronate
Di secura canizie glorïosa;
15 Sacerdoti e guerrieri, ed inspirati
Sofi ed artisti, e contemplanti vati.
Tuoi figli, Italia. E il giorno
Che ’l tuo nome attestâr, non di frequente
Popolo gli cerchiava onda solenne.
20 silenzio intorno,
E il ceffo del carnefice imminente,
E l’atro coruscar de la bipenne.
Chinârsi: e te cercò l’occhio smarrito
Tra ’l dileguar del mondo e l’infinito.
25 Quei le livide note
Mostran del laccio, a quei solco vermiglio
Viaggia il collo e ’l fero taglio attesta:
Chi da l’occhiaie vòte
Tabe distilla, e chi tra ciglio e ciglio
30 Franta dal piombo ha la superba testa.
Ma come sol levante or lampeggiando
Splende ogni piaga; e procedon cantando.
– Sei tu, sei tu, che al forte
Sposo poggiata da gli avelli oscuri,
35 Reina di virtude, il soglio premi?
Oh sei tu, cui la morte
Trionfi maturava e i morituri
Salutâr lieti ne’ sospiri estremi?
Salutaro immortal come la bella
40 Che t’irraggia la fronte esperia stella?
O surta ne gli amari
Tramiti de l’esilio, o de’ sepulti
Tra l’urne in sospettose ombre nudrita;
Chi nel dolor t’è pari?
45 Chi ne la gloria? A’ barbari tumulti
Nel sol de le battaglie a pena uscita,
Tu pugni e vinci, t’addimostri e regni,
E nuovo ordin di tempi al mondo insegni.
Madre e signora nostra,
50 Idea de’ sapïenti, amor de’ vati,
E sommo premio a chi per te morìa,
Il tuo cinto s’inostra
Nel sangue de gli eroi che Dio t’ha dati,
Verde ride il tuo velo a la giulìa
55 Primavera d’amore, ondeggia bianco
Il regal manto da l’augusto fianco.
Te non furor di brando
Non di coperte industrie avvolgimento
Serena rilevò ne l’alto stato;
60 Ma fede che inneggiando
Sorvola a i roghi, ma speme che al lento
Ceppo s’invola co ’l pensiero alato,
Ma carità che di più forte stampa
Segna l’ordin civile e al bene avvampa.
65 Da lacrimosa etade
Non chiede il regno tuo titol bugiardo
Che bestemmiando Dio da Dio si dice,
Quando le poche spade
Mieteano i molti, ed il terror codardo,
70 Partite anime e terre, ebbe tutrice
Del delitto la forza: un fiero o stolto
Su gli scudi barbarici suffolto.
Tu de l’eterno dritto
Vendicatrice e de le nove genti
75 Araldo, Italia, il Campidoglio ascendi.
Tuoni il romano editto
Con altra voce, e a’ popoli gementi
Ne l’ombra de la morte, Italia, splendi.
Accorran teco a la suprema guerra
80 Gli schiavi sparsi su l’oppressa terra. –