Chi me de’ canti omai memore in vano
Poi che dal nido mio giacqui diviso,
Chi me al ciel patrio e de gli amici al viso
Rende toscano,
5 Dove più largo ne’ bei piani a l’onda
Laborïosa il freno Arno concede
E di trïonfi solitari vede
Grave la sponda?
Vola il pensiero trepidando e posa
10 A una nota magione or tutta in festa.
Piange la madre e i bianchi veli appresta:
Ecco la sposa.
Seco il garzone a cui l’intimo affetto
Traluce e ride su la faccia pura
15 E ne l’eloquio l’anima secura
E il savio petto.
Oh a me del vin cui più sottil maturi
Tósca vendemmia per le aeree cime
Versate, amici. Io dal bicchier le rime
20 Chieggo e li augùri.
E d’Alice dirò la chioma bruna,
La tenue fronte e i lunghi sguardi e lenti,
Come in queta d’april notte pioventi
Raggi di luna.