L'arte viaggia in treno: la ferrovia da Carducci al cinema contemporaneo

A cura di Dante Antonelli

Il percorso tematico che qui si propone ruota attorno all’immagine del treno come simbolo della velocità e del mutamento di percezione del tempo e dello spazio nell’età moderna. Il treno, la locomotiva e il fischio di vapore sono state le immagini più utilizzate per rappresentare il mondo moderno e il mito del progresso tecnologico, almeno dalla seconda metà dell’Ottocento in avanti. In tutta Europa, l’iconografia della macchina è stata fondamentalmente quella della manifattura o del treno, il cui movimento progressivo ben si adattava alle ideologie scientiste e meccaniciste affermatesi dopo il 1830. L’immagine del treno è presente nella poesia Davanti San Guido di Giosue Carducci dove è chiamata a descrivere la fugacità della vita. 

La lirica, dalla raccolta Rime Nuove (1887), prende spunto da un viaggio in treno compiuto dall'autore per fare ritorno a Bologna. Durante il percorso, nel cuore della Maremma toscana, il poeta ricorda i luoghi dell'infanzia attraverso il dialogo con I cipressi che a Bólgheri alti e schietti/ Van da San Guido in duplice filar che lo pregano di fermarsi per ragionar dei tempi passati. All’idillica conversazione con i cipressetti, grazie alla quale Carducci arriva a rievocare la struggente immagine della nonna Lucia, si contrappone il viaggio del poeta verso la città, dove ad aspettarlo è la figlia Tittì. Da un lato la tentazione di tornare indietro nel tempo, in quel paesaggio che lo ho visto bambino, dall'altro l'impossibilità di tornare al passato, con il treno che continua rapido il viaggio verso il suo presente.

Ansimando fuggìa la vaporiera

Mentr’io così piangeva entro il mio cuore;

E di polledri una leggiadra schiera

Annitrendo correa lieta al rumore.

 

Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo

Rosso e turchino, non si scomodò:

Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo

E a brucar serio e lento seguitò.

 

Il treno corre via, mentre il poeta si sente triste e sconsolato. Una chiusa simbolica in cui la vaporiera rappresenta il progresso, la vita che va avanti verso il futuro. La locomotiva indica la moderna idea di tempo, un tempo misurabile attraverso un orologio e un tempo che rigidamente incasella le diverse attività umane in schemi ricorsivi. 

Un'analoga rappresentazione si trova nella poesia Addii, fischi nel buio, cenni, tosse di Eugenio Montale (1896-1981), tratta della sezione Mottetti della raccolta Le occasioni (1939). 

 

Addii, fischi nel buio, cenni, tosse

e sportelli abbassati. È l'ora. Forse

gli automi hanno ragione. Come appaiono

dai corridoi, murati!

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

- Presti anche tu alla fioca

litania del tuo rapido quest'orrida

e fedele cadenza di carioca? –

 

L'elemento più interessante del testo è la fioca litania cui si accenna negli ultimi versi. Si tratta di quel rumore ossessivo e ritmico del treno che sta per partire, reso ancor più espressivo con il richiamo alla cariocauna danza popolare brasiliana. Questa, proprio per la sua martellante cadenza, è assunta come simbolo dell’inesorabile perdita di senso della vita umana nella società di massa. La perdita del centro modifica la percezione temporale e spinge l’uomo a vagliare con la mente il futuro che spera migliore del grigiore coevo.

Figurativamente il movimento artistico che fece propri i valori della modernità e che meglio rappresentò le innovazioni scientifiche dei secoli a esso precedenti fu il Futurismo. Il pittore siciliano Pippo Rizzo (1897-1964) dedicò molti dipinti alle vaporiere e al loro movimento. Si può prendere come esempio l'opera Treno notturno in corsa (1920, Archivio Ruzzo). Questa composizione presenta una scansione geometrica dello spazio circostante la vaporiera volta a rendere la rapidità del suo passaggio, effetto ottenuto anche con un particolare gioco di colori. Il treno che sfreccia via veloce sembra un’allegoria della moderna frenesia e, probabilmente, in quest'opera l'artista vuole mostrare lo slancio verso il futuro e il desiderio di scoprire le novità tecnologiche del domani: una prospettiva decisamente proiettata in avanti con fiducia e speranza.

Non è però detto che il futuro sia migliore del presente e lo ha ben mostrato il regista della serie-tv distopica Snowpiercer, nata dall'omonimo fumetto di Jacques Lob e di Jean-Marc Rochette. Il mondo è divenuto un deserto di ghiaccio e gli unici sopravvissuti si trovano su un treno a moto perpetuo che compie continue rivoluzioni della terra. La locomotiva diventa allora simbolo di salvezza e ultimo barlume di speranza dell’umanità e finisce così per essere l’orologio stesso dei suoi passeggeri.

Bibliografia di riferimento:

Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Luigi Severini, Manifesto tecnico della pittura futurista (11 aprile 1910), ora in Paolo Tonini, I manifesti del Futurismo italiano, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2011, p. 14, n. 9.2.

Giosue Carducci, Rime Nuove, edizione critica a cura di Emilio Torchio (Edizione Nazionale delle Opere di Giosue Carducci), Modena, Mucchi, 2016, p. 137.

Eugenio Montale, L’opera in versi, edizione critica a cura di Rosanna Bettarini e Gianfranco Contini, Torino, Einaudi, 1981, pp. 137-141. 

Marco Veglia, Sulle tracce di Giosue Carducci, in Carducci. Vita e letteratura. Documenti, testimonianze, immagini, a cura di Id., Lanciano, Carabba, 2009, pp. 7-11.