O Terenzio de l’Adria, al cui pennello
Diè Italia serva i vindici colori,
Onde si parve a quanti frutti e fiori
Surga latino ingegno in suol rubello,
5 Vedi: pur là dove più il retto e ’l bello
Eccitar di sé dee pubblici amori,
Ivi ebra l’arte più di rei furori
Tra sanguinose scede or va in bordello.
Riedi; e i goti ricaccia. A questa putta
10 Strappa tu il culto oscen, rendi a le sparte
Chiome il tuo lauro che la fe’ sì bella.
Ma no; ch’oggi tu biasmo e onor la brutta
Schiera s’avrebbe. Oh per viltà novella
Quanto basso caduta italic’arte!