Già levata ne gli spaldi
De’ castelli subalpini,
Tra le selve ardue de’ pini
Ondeggianti a l’aquilon;
5 De’ marchesi austeri e baldi
Fiammeggiante ne i brocchieri,
Quando i ferrei cavalieri
Ruinaro a la tenzon;
Come bella, o argentea Croce,
10 Splendi a gli occhi e arridi a’ cuori
Su ’l Palagio de’ Priori
Ne la libera città;
Dove il secolo feroce,
Posta giù l’ùnnica asprezza,
15 Rivestì di gentilezza
La romana libertà.
Vero è ben: qui non sorgesti
A l’omaggio de i vassalli,
Giù squillando per le valli
20 L’alto cenno del signor;
Né tornei ferir vedesti
Né d’amore adunar corti,
E lodar le belle e i forti
Non udisti il trovator.
25 Una plebe di potenti
Qui giurossi al franco stato,
E il barone spodestato
Si raccolse tra gli artier,
Quando sursero portenti
30 Da le sete e da le lane,
E le logge popolane
Vider Giano e l’Alighier.
Ma la luce che a te intorno
Novamente arde e sfavilla,
35 E da Susa fino a Scilla 35
Trae le nostre anime a te,
Nel desio d’un più bel giorno
Che, cessati i duri esigli,
La gran madre unisca i figli
40 Sotto il nome del tuo re;
Quella luce tra gli orrori
De l’italica sventura
Queste tombe e queste mura
A i dì novi la serbâr.
45 Tal su l’urne de’ maggiori
A la tarda etrusca prole
La favilla alma del sole
I sepolcri tramandâr.
Qui Alighier nel santo petto
50 Accogliendo pria quel raggio
Te nel triplice vïaggio,
Nova Italia, ricercò:
Tutto in faccia al gran concetto
Gli fremeva il cor presago,
55 E, di Roma l’alta imago
Abbracciando, poetò.
Qui ne l’aule del senato,
Qui de’ rei nel duro ostello,
Doloroso Machiavello
60 Maturava il Pio desir;
E a la forza ed al peccato,
Che l’Italia egra tenea,
Chiese aiuto a l’alta idea
E de l’opera l’ardir.
65 Infelice! a la sua gente
Si volgeva altro destino,
E il buon Decio fiorentino
La grand’anima gittò.
Ma il pensier del sapïente
70 Ed il sangue del guerriero
Sovra il capo a lo straniero
Le viventi ire eternò.
E fu primo Burlamacchi,
Dato a morte e pur non vinto,
75 Contro il fato e Carlo Quinto
Il futuro ad attestar.
Poi da’ petti inermi e fiacchi
Rifuggì l’altera idea
Fra le tombe, onde solea
80 Ferri e ceppi rallegrar.
Or, desìo de’ nostri morti,
De’ viventi amore e gioia,
Bianca croce di Savoia,
Tu sorridi al nostro ciel.
85 Gloria a te, da che a’ tuoi forti
Filiberto aprì la strada
E su i barbari la spada
Levò Carlo Emmanuel!
Gloria a te quando nel grido
90 D’una plebe combattente
Tra le patrie armi lucente
Te un magnanimo portò;
E per tutto il nostro lido
Fin de l’Adria a la riviera
95 Da le torri di Peschiera
La vittoria folgorò!
Sacra a noi, te non avvolse
La ruina di Novara:
Più terribile e più cara
100 Di memorie e di virtù,
Risorgesti: e un rege accolse
In te l’italo destino,
Quando ruppe a San Martino
La stagion di servitù.
105 Chi l’ha detto che fremente
Di terrore e di corruccio
Qui su ’l popol di Ferruccio
Un d’Asburgo regnerà?
Su, stringetevi, o possente
110 Gioventù de le legioni!
Su, risorgi, o Pier Capponi;
Tocca i bronzi a libertà!
Il combattere fia gioia,
Fia ’l morire a noi vittoria:
Pugnerà con noi la gloria
Ed il nome de i maggior.
E tu, Croce di Savoia,
Tu fra l’armi e su le mura
Spargerai fuga e paura
120 In tra i barbari signor.
Noi, progenie non indegna
Di magnanimi maggiori,
Noi con l’armi e con i cuori
Ci aduniamo intorno a te.
125 Dio ti salvi, o cara insegna,
Nostro amore e nostra gioia!
Bianca Croce di Savoia,
Dio ti salvi! e salvi il re!