Togliete, umana gente,
Togliete via le porte:
Io veggo a voi venirsene un potente
Che mena gloria ed ha vinto la morte.
5 Non sorge innanzi a lui suon di paura,
Non compianto di turba dolorosa:
Sì fagli festa tutta la natura
Adorna in vista di novella sposa.
Date il lauro immortal, date la rosa,
10 Fanciulle, in suo cammino,
Con la bianchezza del fior gelsomino.
Ecco, ei viene il re forte incoronato
Con segno di vittoria in mezzo a nui:
Fuggon dal volto suo morte e peccato,
15 Movon pace e salute ad un con lui.
Viene il signor che de’ ribelli sui
In sé portò la pena,
E ne ricomperò con la sua vena.
Ei ne si fece nel dolor consorte,
20 E tolse i nostri pesi e tolse l’onte:
Stiè nera intorno a lui l’ombra di morte,
Né volse il padre al chiamar suo la fronte;
Quel dì che rimirando al sacro monte
Uscîr de’ sepolcreti
25 I santi d’Israele ed i profeti.
Egli è l’Isacco del buon tempo antico
Che porge al ferro il bel collo gentile,
E guarda il percussor con volto amico,
E gli si atterra semplice ed umìle:
30 Né il tien pietà del suo fior giovenile
Né de la fine amara
Né de gli amplessi de la madre Sara.
Ed or la morte sua testimoniando
Qui seco trae la diva umanitade,
35 Tutto di gioia intorno irradïando
Sì come sole ch’ogni nebbia rade;
E gli alberghi del pianto e le contrade
Ove mortale è il lume
Ei conforta del suo presente nume.
40 A lui ne’ regni de la sua vittoria
Reggia s’estolle d’artificio mira:
Cingelo come nube la sua gloria,
E molto amore angelico lo gira.
Voli dal loco ove il dolor sospira
45 E vive morte e regna,
Voli il mio canto a lui che sì ne degna:
E gli appresenti il duol de la sua gente
Che dal ben dilungata al ben desìa,
Come cerva per sete a rio corrente,
50 Come augel preso a l’aëre natia.
Ei da la spera che più in lui s’indìa
Mandi benigno un raggio
A chi più affanna ed erra in suo viaggio.
Levate, umana gente,
55 Levate su le voglie
E i petti casti a questo re clemente
Che quale a lui si volga in fede accoglie.