Fama è che allor Prometeo, fuggendo
Le sedi auree d’olimpo e de le sfere
L’immortal suono, al nostro mondo errasse
Peregrino divin. Muto correa
5 Il sole almo e la luce
Per l’infinito oceano, e del mondo
L’ignota solitudine tacea:
Deserta s’accogliea
La greggia umana a l’ombra
10 De la gran selva de la terra: ed egli
Seco recava nel fatal cammino
Il rapito dal ciel fuoco divino.
Se non che dura a tergo
Gli si premea la Forza e la ferrata
15 Necessità: scuotea l’una i legami
De l’adamante eterno, e l’altra i chiovi
Con la imminente mano
Su la fronte stendea del gran Titano:
Mentre il Saturnio ne la rupe infame
20 Instigava del negro augel la fame.
Ma rinfiammò in Orfeo
L’inestinguibil foco, ed egli mosse
Il duro sasso de le umane menti
Citareggiando e le foreste aurite;
25 Fin che pittore de l’uman pensiero
Pari a’ numi ed al fato alzossi Omero.