….......………….Fuggendo
Per la gran selva de la terra il nato
De la donna ululò già co’ leoni
A la preda cruenta; indi, con vitto
5 Ferin la vita propagando, incerti
Videsi intorno i figli; e lui rendente
De la materia a le vicende eterne
L’immane salma, per lo gran deserto
Dilaceraro i lupi. E tu, febea
10 Lampade solitaria entro l’immenso
Radïante, non gemere le vite
Chine su l’opra del crescente pane,
Non danze d’imenei vedesti, e madri
Veglianti a studio de la culla, e curvi
15 De’ pii parenti a’ funerali i figli.
Ma quindi per lo pian stridea la roggia
Alluvïone de’ vulcani, intorno
Funereo lume coruscando; e sempre
Caligavan le cime ardue tonanti;
20 E l’oceàn muggiva; e in su l’azzurra
Alpe salìan le nuvole fumanti
Da l’oceàno: paurosamente
Minacciavano al ciel roveri negre
Di vastissima ombra quinci; e a l’ombra
25 Con lupi urlanti e fere altre la prole
S’accogliea de gli umani. Al picciol uomo
E de la fulva leonessa a i parti
Uno era il nido: al fanciulletto atroce
Era sollazzo provocar li sdegni
30 De’ feri alunni, e le crescenti giube
E l’unghie e l’armi de la bocca orrende
Tentar con man pargoleggiante, e lieto
Via contendere a correre co’ pardi.
Ma de l’atro vulcan l’uomo e del fuoco,
35 De l’instancabil fuoco, egli temea;
E con rozzo stupor guatava il mare
Immenso. Anche fuggìa l’urlo de’ venti
Signoreggiante ne’ boschi; e del tuono,
Che pe’ monti da l’aere ermo rimbomba,
40 Chiuso ne le spelonche isbigottiva.
E al suon de la procella, e a l’esultante
Per li templi de l’etra ira de’ nembi,
E al fulmine stridente, un tremor gelido
Per l’ossa ime gli corse; e s’atterrava,
45 E gemea. Lieto del superbo sole
Era, e pensoso il verno aëre ammirava:
Ma più seduto a lungo in verde zolla
Si compiacea de le verginee stelle.