E ch’io, perché lo schernir tuo m’incalza,
Vinto porga le man, turba molesta?
Non io son fiore a cui brev’aura è infesta,
Elce son io che a’venti indura e s’alza.
5 Mitrata il crine e cinta i fianchi e scalza
Salmeggi itala musa; o, qual rubesta
Menade oscena a suon di corno desta,
Salti ed ululi pur di balza in balza.
Io, dispregiato e sol, de’ padri miei
10 Io l’urne sante abbraccio; e mi conforta
Riparar qui dove posar vorrei.
Manchi a me pur l’ignuda gloria, morta
Giaccia co ’l corpo la memoria, a’ rei
Sia scherno il vuoto nome: oh che m’importa?