Tu, mesta peregrina, il dolce nido
Lasci e de l’aer nostro il novo gelo:
T’invita più benigno ardor di cielo
E primavera di straniero lido.
5 E me lasci che tristi ore divido
Pur co ’l dolore onde i lassi occhi velo.
Tornerà tempo che senz’ombra o velo
Si porga l’aer nostro a te più fido.
Allor candidi soli; allor fiorente
10 Il colle e il piano; allor tutto d’amore
Ti riconsiglierà soavemente.
Né allor ti sovverrai l’uman dolore
Di che si piange or qui. Non acconsente
Al pianto, e oblia, de’ fortunati il cuore.