Quando − Egli è morto − dissero,
Io, che qui sola eterna
Credo la morte, un fremito
Correr sentii l’interna
5 Vita ed al cuore assiderarmi un gel.
Immortal lui credeva. E gli occhi torbidi
Volsi, chiedendo e dubitando, al ciel.
Ei che d’Italia a l’anime
Fu quel ch’a i corpi il sole,
10 Del quale udiva io parvolo
Mirabili parole
Sì come d’un fatidico
Spirito tra il passato e l’avvenir,
Egli il cui nome appresermi
15 Con quel d’Italia, ei non potea morir.
Guardai. D’Italia stavano
Le ville i templi i fòri,
Da le sue torri a l’aure
Splendeano i tre colori,
20 Fremeano i fiumi i popoli
Ed i pensier con onda alterna, il sol
Rideva a l’alpi al doppio mare a l’isole
Come pur ieri... Ed era morto ei sol.
Passato era de i secoli
25 Nel dì trasfigurante,
Ai mondi onde riguardano
Camillo e Gracco e Dante,
Grandi ombre con immobili
Occhi di stelle a le fluenti età,
30 E riposa Cristoforo
Colombo e Galileo contempla e sta.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
12 marzo 1872.