Dice Furio − Facciam largo a i Camilli
Che vengon dopo un anno.
Io de le trombe galliche a gli squilli
Ritorno, ei fuggiranno. −
5 E Mario − Spegner l’oste entro i confini
Patrii è barbara cosa.
Trionfo a i nuovi imperador latini,
A i vinti di Custosa! –
E Duilio − Tre zattere di legno
10 Ed il valor romano
Bastava. Or fuggo: ci vuol troppo ingegno
A essere Persano. −
E Virginio − Che far? Non ho figliuole
Altre da dare a gli Appi.
15 Questo mio ferro vecchio or niun lo vuole
Né men per cavatappi. −
E Tullio − L’orazion mia per costoro
È troppo larga o stretta.
Lasciamo a Stanislao Pasquale il fòro,
20 E il senato al Pancetta. −
E Tacito − O mie storie ispide e tese,
O mio duro latino,
Cediamo il posto a l’orvietan marchese
Al Bianchi e a Pasqualino. −
25 E Bruto − Via da questa plebe stolta!
Mi faria com’a un cane
Ne’ suoi circensi. Almeno ella una volta
Voleva ancora il pane! −
E Marc’Aurelio − Con questo po’ d’oro
30 Che avanza, io non son gonzo.
Fuggiam, fuggiam, non aspettiam costoro,
O mio caval di bronzo. −
Così gli spirti magni entro il latino
Ciel, di lor fuga mesto.
35 Trionfa la Suburra, urla Pasquino
− Viva l’Italia! io resto −.
luglio 1871