OTTO MESI DOPO LA SUA MORTE
Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria,
Dormi, Vincenzio mio:
De’ subdoli e de’ fiacchi oggi è l’istoria
E de i forti l’oblio.
5 Deh non conturbi te questo ronzare
Di menzogne e di vanti!
No, s’anco le tue zolle attraversare
Potessero i miei canti
E su ’l disfatto cuor sonarti come
10 La favolosa tromba,
No, gridar non vorrei di Roma il nome
Su la tua sacra tomba.
Pur, se chino su ’l tumolo romito
Io con gentile orgoglio
15 Dir potessi − Vincenzio, risalito
Abbiamo il Campidoglio, −
Tu scuoteresti via da le fredde ossa
Il torpor che vi stagna,
Tu salteresti su da la tua fossa,
20 O leon di Romagna,
Per rivederla ancor, Roma, a cui ’l verbo
Di libertà gittasti,
Per difenderla ancor, Roma, a cui ’l nerbo
De la vita sacrasti.
25 Dormi, povero morto. Ancor la soma
Ci grava del peccato:
Impronta Italia domandava Roma,
Bisanzio essi le han dato.
marzo 1871.