DALLA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA FRANCESE
Sol di settembre, tu nel cielo stai
Come l’uom che i migliori anni finì
E guarda triste innanzi: i dolci rai
Tu stendi verso i nubilosi dì.
5 Mesto e sereno, limpido e profondo,
Per l’ampia terra il tuo sorriso va:
Tu maturi su i colli il vino, e al mondo
Riporti i fasti de la libertà.
Mescete, o amici, il vino. Il vin fremente
10 Scuota da i molli nervi ogni torpor,
Purghi le nubi de l’afflitta mente,
Affoghi il tedio accidïoso in cor.
Vino e ferro vogl’io, come a’ begli anni
Alceo chiedea nel cantico immortal:
15 Il ferro per uccidere i tiranni,
Il vin per festeggiarne il funeral.
Ma il ferro e il bronzo è de’ tiranni in mano;
E Kant aguzza con la sua Ragion
Pura il fredd’ago del fucil prussiano,
20 Körner strascica il bavaro cannon.
Cavalca intorno a l’avel tuo, Voltèro,
Il diletto di Dio Guglielmo re,
Che porta sopra l’elmo il sacro impero,
Sotto l’usbergo la crociata fe’,
25 E ne la man che in pace tra il sacrato
Calice ed il boccal pia tentennò
Porta l’acciar che feudal soldato
Ne le stragi badesi addottrinò,
E crolla eretta al ciel la bianca testa....
30 O repubblica antica, ov’è il tuo tuon?
Il cavallo del re, senti, ti pesta,
E dormi ne la tua polve, o Danton?
Mescete vino e oblio. La morta gente,
O epigoni, fra noi non torna più!
35 Il turbin ne la voce e nel possente
Braccio egli avea la muscolar virtù
Del popol tutto. Oh, il dì più non ritorna
Ch’ei tauro immane le strambe spezzò,
E mugghiò ne l’arena, e su le corna
40 I regi i preti e gli stranier portò!
Mescete vino, amici. E sprizzò allora
Da i cavi di Marat occhi un balen
Di riso; ei sollevò da l’antro fuora
La terribile fronte al dì seren.
45 Matura ei custodìa nel sen profondo
L’onta di venti secoli e il terror:
Quanto di più feroce e di più immondo
Patîr le plebi a lui stagnava in cor.
Le stragi sotto il sol disseminate,
50 I martìr d’ogni sesso e d’ogni età,
I corpi infranti e l’alme vïolate
E le stalle del conte d’Artoà,
Tutto ei sentia presente: il sanguinoso
Occhio rotava in quel vivente orror,
55 E chiedea con funèbre urlo angoscioso
Mille vendette ed un vendicator.
De l’odio e del dolor l’esperimento
Il cor gli ottuse e il senso gli acuì:
Ei fiutò come un cane il tradimento,
60 E come tigre ferita ruggì.
Ma quel che su da l’avvenir salìa
D’orror fremito udì Massimilian,
E, come falciator per la sua via,
L’occhio ebbe al cielo ed al lavor la man.
65 De’ solchi pareggiati in su ’l confino
Il turbine vi attende, o mietitor:
O mietitori foschi del destino,
Non fornirete voi l’atro lavor.
Maledetto sia tu per ogni etate,
70 O del reo termidor decimo sol!
Tu sanguigno ti affacci, e fredda cade
La bionda testa di Saint-Just al suol.
Maledetto sia tu da quante sparte
Famiglie umane ancor piegansi a i re!
75 Tu suscitasti in Francia il Bonaparte,
Tu spegnesti ne i cor virtude e fe’.
21 sett. 1870