Urlate, saltate, menate gazzarra,
Rompete la sbarra − del muto dover;
Da ville e da borghi, da valli e pendici,
Plaudite a i felici − di oggi e di ier.
5 Su, vergini e spose, bramose, baccanti,
Spogliate l’Italia di lauri e di fior,
Coprite di serti, di sguardi fiammanti
Le glorie in parata de i nostri signor.
Deh come cavalca su gli omeri fieri
10 De’ baldi lancieri − la vostra virtù!
O sole di luglio, tra i marmi latini
A gli aurei spallini − lusinghi anche tu.
E mobili flutti di fanti e cavalli
Risuonan pe ’l clivo su ’l fòro latin,
15 E il canto superbo di trombe e timballi
Insulta i silenzi del sacro Aventin.
Ahi sola de’ voti d’un dì la severa
Mia musa, o Caprera, − riparla con te,
E, sola e sdegnosa, de l’orgia romana,
20 Deserta Mentana, − ti chiede mercé.
Là il vino, la luce, la nota che freme,
Ne i nervi, nel sangue risveglian l’ardor:
Qui trema a la luna con l’aura che geme
Lo stelo riarso d’un povero fior.
25 E altrove la luna del raggio suo puro
Illumina il giuro − rianima il sì,
Che mormora a un altro languente vezzosa
La vedova sposa − del morto ch’è qui,
O empie insolente la camera mesta
30 Svegliando a le cure del dubbio diman
La madre che in questo bel giorno di festa
In vano pe’ trivi chiedeva del pan.
2 luglio 1871.