ALLORA E ORA.
Quando ritto il doge antico
Su l’antico bucentauro
L’anel d’oro dava al mar,
E vedeasi, al fiato amico
5 De la grande sposa cerula,
Il crin bianco svolazzar;
Sorrideva nel pensiero
Ne le fronti a’ padri tremuli
De’ forti anni la virtù,
10 E gittava un guardo altero,
Muta, a l’onde, al cielo, a l’isole,
La togata gioventù.
Ma rompea superbo un canto
Da l’ignudo petto ed ispido
15 De gli adusti remator,
Ch'oggi vivono soltanto,
Tizïan, ne le tue tavole,
Ignorati vincitor.
Ei cantavano San Marco,
20 I Pisan, gli Zeni, i Dandoli,
Il maggior de i Morosin;
E pe’ i sen lunati ad arco
Lunghi gli echi minacciavano
Sino al Bosforo e a l’Eussin.
25 Ne la patria del Goldoni
Dopo il dramma lacrimevole
La commedia oggi si dà:
De i grandi avi i padiglioni
Son velari, onde una femmina
30 Il mar d’Adria impalmerà.
Le carezze fien modeste:
Consumare il matrimonio
I due sposi non potran:
Paraninfa, da Trieste
35 L’Austria ride; e i venti illirici
L’imeneo fischiando van.
Fate al Lido un po’ di chiasso
E su a bordo un po’ di musica!
Le signore hanno a danzar.
40 Ma, per dio, sonate basso:
Qualcheduno a Lissa infracida,
Che potrebbesi svegliar.
Bah! qui porgono la mano
Vaghe donne, a sprizzi fervidi
45 Lo sciampagna esulta qui.
Conte Carlo di Persano,
Oggi a festa i bronzi rombano:
Non mancate al lieto dì.
Luglio 1869.