Mènte chi dice ch’ove il core avvampa,
Secondi l’aura de l’acceso ingegno.
Avrei ben io d’infame eterna stampa
Segnato in fronte questo gregge indegno.
5 Feroce forse come il tuo m’accampa,
Dante padre, nel cuore odio e disdegno;
Ma chiusa rugge la vorace vampa
Me distruggendo, e mai non giunge al segno.
Altri laghi di pegola, addensata
10 Di serpenti di mostri e dimon duri
Altra e duplice bolgia avrei scavata;
E v’avrei co’ suoi monti e co’ suoi muri,
Come uno straccio lurido, gettata
Questa terra di Fucci e di Bonturi.
15 No. Vanni Fucci in faccia a Dio rubava
Con la bestemmia in bocca e in fronte il riso,
Ribadito di serpi egli squadrava
Da l’inferno le fiche al paradiso:
Il poco pan che del suo pianto lava
20 Ed è nel sangue de’ suoi figli intriso
Voi rubate a la patria, e poi con brava
Lingua sputate a lei virtù su ’l viso.
Le case de’ nemici al sol lucente,
Con la face a una man, ne l’altra i dardi,
25 Vanni Fucci cercò superbamente:
Voi, ne la chiusa notte, a passi tardi,
Ferite al canto; voi da l’aurea lente
Piccioletti ladruncoli bastardi.
Da le tombe del pian che aprile infiora
30 E da i monti che batte il verno immite
E da quelle che il mar cuopre e colora,
Morti d'Italia, venite, venite!
Mirate, o morti: il sangue vostro irrora,
Ricadendo aureo nembo, a lor le vite;
35 Empie a’ lenoni il ventre e rincolora
Le rose a’ ludi de l'amor sfiorite.
Mirate, o morti: ei fûr che la vittoria
Vi contesero un giorno, e, candid’ossa,
Sol del martirio avvolge voi la gloria:
40 Ora di lor viltà ne l'ardua possa,
Ora sfidando i popoli e la storia,
Ora barattan su la vostra fossa.
1868-69.