a cura di Chiara Cotignoli
L’attenzione che Carducci ha riservato ai libri è stata una costante di tutta la sua vita: si sa che non poteva separarsene mai e per lui erano come dei «compagni e aiutatori della faticosa vita» (LEN, vol. XXI, p. 63). Per i libri, il poeta aveva una vera e propria venerazione e solo guardarli, anche senza leggerli, disposti negli scaffali, era per lui motivo di consolazione. Nel 1890 dovette trasferirsi dalla sua abitazione di via Mazzini. Tra le motivazioni che lo spinsero al trasferimento vi fu il fatto che la dimora era ormai troppo piccola per contenere i libri della sua biblioteca. Già nel 1877 Carducci aveva infatti collezionato una raccolta vasta di volumi tanto che l’11 luglio di quell’anno scrisse a Lidia: «Sai che ora ho veramente una raccolta di bei libri; e li vado sempre più depurando, e allogandoli meglio? Ma avrei bisogno di due o tre stanze messe bene» (cfr. LEN, vol. XI, p. 144). Cercò quindi una casa che potesse ospitare la gran mole di testi che aveva collezionato, una biblioteca che sarebbe stata destinata a crescere ogni anno di più. Trovò un luogo adatto a quei suoi preziosi “amici” nella villa che oggi ha sede in piazza Carducci, 5 (allora via del Piombo), affittando l'appartamento al secondo piano.
Il suo desiderio era di fare della biblioteca la sua stessa casa, e ci riuscì: oggi sono i libri ad accogliere il visitatore, quasi avvolgendolo in un luogo senza tempo o, meglio, fermato nel tempo, tanto che «l’impressione è quella di entrare in una biblioteca piuttosto che in una casa» (cfr. Santucci 2009, p. 23). La moglie Elvira faticò abbastanza durante il trasloco perché fosse rispettata la collocazione dei volumi secondo l’ordine dato da Carducci stesso, con l’esatta indicazione della stanza, della scansia e dello scaffale di appartenenza. L’appartamento per come lo si osserva oggi vide l’intervento anche di Albano Sorbelli. Quest’ultimo fu discepolo di Carducci e direttore per molti anni della Biblioteca dell’Archiginnasio: dal 1908 al 1921 si occupò del riordino del materiale librario e archivistico, della catalogazione dei volumi e degli opuscoli, oltre che della ricostruzione fedele dell’ambiente di vita quotidiana del poeta. Riordinò la sua imponente libreria secondo una logica ben precisa, già impostata da Carducci stesso, ossia per autore o per materia, e distribuì i libri in sei ambienti in ordine cronologico. Nella sala d’ingresso si trovano le opere di cultura e letteratura straniera, in particolare francese (i philosophes, gli storiografi, i romanzieri di orientamento repubblicano e i poeti d’ispirazione storico-civile), inglese (Shakespeare e Shelley) e tedesca (di alcuni autori, tra cui Heine, Goethe, Holderlin, Carducci curò la traduzione). Nella seconda sala, tutta destinata alla biblioteca, si trova, disposta su otto scaffali e in un bancone centrale a due ripiani, la letteratura italiana del Sette-Ottocento (ci sono, in prime edizioni, volumi di Parini, Leopardi, Manzoni) e testi di argomento storico e sul Risorgimento.
Nello studio, il luogo più vissuto dal poeta, vera e propria officina e laboratorio delle sue giornate, vi sono raggruppamenti omogenei di libri: intorno al tavolo da lavoro e alle pareti dietro di esso figurano i volumi più compulsati, tra cui le storie letterarie d’Italia del Settecento e dell’Ottocento, i classici latini (sulla parete destra) e la collezione di edizioni dantesche (tra cui spicca una copia della Comedia nella prima edizione Aldina del 1502, oltre che edizioni annotate dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento). Nella libreria Impero sono collocati altri testi di Dante, la collezioni dei rariora e le edizioni antiche dei classici dal Trecento al Cinquecento – Petrarca, Boccaccio, Bembo, Ariosto e Tasso.
Nello studio si trova anche la prosa degli storici e dei moralisti del XVI secolo (Machiavelli, Guicciardini, Casa) e quella scientifica del XVII secolo con Galilei. Per descrivere questo ambiente, Giuseppe Fumagalli e Filippo Salveraglio nell’Albo carducciano scrissero:
«Le pareti tutt’intorno coperte di scaffali pieni di libri; nello scaffale a destra i poeti latini e le raccolte di poesie italiane; in quello a sinistra i poeti italiani e opuscoli poetici pure italiani; sopra gli scaffali le miscellanee di opuscoli del Risorgimento. In un lungo bancone, di fronte alle finestre, i manoscritti, in centoventi cartelle» (Fumagalli-Salveraglio 1980, p. 29).
Proseguendo, altri testi sono disposti anche nella camera da letto di Giosue (ci sono quattro scansie che raccolgono quasi duemila volumi, tra cui edizioni del Cinquecento, Seicento e Settecento, soprattutto di autori latini) e nella sala da pranzo, dove invece si trovano delle opere che entrarono nella biblioteca carducciana come forma di omaggio e dono, quando il poeta era ancora in vita, alla fine dell’800 e anche dopo il 1900.
La modalità con cui Carducci riuscì a collezionare una quantità così significativa di volumi di argomento diversificato è stata varia e non poco faticosa. La sua biblioteca è infatti il frutto di cinquant’anni di vita letteraria e di minuziose ricerche, di doni preziosi, di selezioni e acquisti fino ad arrivare a una collezione di più di 40 mila volumi che, come si è detto, tappezzano le pareti dell’intera casa. Si tratta di materiale diverso tra testi, opuscoli, estratti, periodici, stampati vari, tesi di laurea, lavori di Carducci, che raccolgono autori di ogni secolo e di ogni genere: ci sono molte edizioni rare, 880 cinquecentine e opere di vari autori commentati e annotati dallo stesso Carducci. In generale, alcuni di questi testi li ricevette direttamente come dono da persone a lui care o semplici ammiratori del suo lavoro, altri li acquistò da amici o da editori, altri ancora invece li cercò prima nelle biblioteche, quando l’acquisto sul mercato antiquario era fuori dalla sua portata economica, poi li acquistò di tasca propria, appena ebbe la possibilità di farlo.
Le informazioni per ricostruire la storia della sua personale collezione, e più in particolare il modo in cui i volumi giunsero a farne parte, si ricavano da diversi elementi. Innanzitutto, è noto che Carducci fu un assiduo e quotidiano frequentatore delle biblioteche.
«Carducci, infatti, ha rappresentato l’utente ideale di una biblioteca ottocentesca, l’intellettuale che, consapevole del valore di ciò che maneggia, finisce col diventare un amico e un collaboratore dell’istituzione e dei bibliotecari, pur rimanendo eticamente rispettoso delle regole e alieno da trattamenti privilegiati che posizioni e cariche ufficiali potevano assicurargli» (cfr. Nerozzi et al. 2007, p. 29).
A Bologna, frequentò spesso la sezione della Biblioteca civica dell’Archiginnasio, specializzata nei settori della letteratura e della storia, e quindi ricca di quei volumi antichi e di rara erudizione italiana e latina, utili alle sue ricerche per saggi critici e lezioni universitarie. La consultazione dei registri storici in cui Carducci annotò i libri studiati e presi in prestito è fondamentale per conoscere quelle edizioni che in un primo tempo il poeta leggeva in biblioteca e poi acquistò. In particolare, nel registro del 1862 si notano le sue frequenti richieste di edizioni petrarchesche (dal 1860 attendeva, saltuariamente, al commento del grande trecentista che uscirà a stampa nel 1876) e leopardiane (altro suo costante interesse), che si ritrovano oggi nella sua libreria. Il secondo elemento importante per ricostruire la sua biblioteca, e soprattutto la storia di alcune donazioni o compravendite, è rappresentato dalle lettere: in molte di esse, infatti, Carducci chiede consiglio a un amico su una particolare edizione da acquistare o avvia una trattativa per un volume raro. Infine, è molto preziosa per gli studiosi l’abitudine meticolosa del poeta di segnare, sulla carta di guardia del volume appena entrato a far parte della sua libreria, il nome di colui che glielo aveva donato o da cui l’aveva acquistato, la data in cui ciò era accaduto (e a volte anche il luogo) e la sua firma. Nel caso in cui il libro sia stato acquistato viene riportato il prezzo pagato, espresso in lire. A titolo di esempio si segnala l’edizione di Guido Cavalcanti, Rime di Guido Cavalcanti edite ed inedite aggiuntovi un volgarizzamento antico non mai pubblicato del comento di Dino del Garbo sulla canzone donna mi prega per opera di Antonio Cicciaporci, Firenze, 1813, che presenta sulla sguardia questa indicazione completa di mano di Carducci: «Dono del prof. Pietro Ellero. 11 giugno 1865 Bologna. G. Carducci», che ricorda il legame di amicizia che unì i due professori, conosciutisi proprio all’Università di Bologna: entrambi avevano preso la cattedra nel 1861, l’uno come insegnante di letteratura italiana, l’altro come professore di diritto penale.
In conclusione, la biblioteca è il più grande patrimonio che Carducci ha lasciato ai posteri, insieme alla sua produzione scritta, e fu per il bibliofilo tanto preziosa quanto la sua vita stessa. Dopo tutto il tempo e la fatica che aveva impiegato per costruirla, temeva che, alla sua morte, si sarebbe dispersa e così la regina Margherita di Savoia, per rassicurare il poeta, ormai anziano, che ciò non sarebbe mai successo, acquistò nel 1902 l’intera sua biblioteca e anche l’archivio. Poi, il 12 gennaio 1906 comprò dai proprietari Levi l’intero villino denominato del Piombo e, di conseguenza, anche l’appartamento dove Carducci viveva in affitto. Alla morte del poeta, nel 1907 la sua casa-biblioteca fu donata al Comune di Bologna. Si realizzò così il desiderio di Carducci di evitare qualunque pericolo di dispersione e divisione delle preziose raccolte dei suoi autografi e carteggi, ma soprattutto della sua biblioteca, tanto meticolosamente costruita.
Carlo Caruso-Federico Casari, Come lavorava Carducci, Roma, Carrocci Editore, 2020.
Fumagalli-Salveraglio 1980 = Albo carducciano. Iconografia della vita e delle opere di Giosue Carducci, quattrocentodiciassette zincotipie e una fotoincisione, raccolte e illustrate da Giuseppe Fumagalli, Filippo Salveraglio, Bologna, Zanichelli, 1980, [I. ed. 1908] , pp. 72-74.
LEN = Giosue Carducci, Lettere, Edizione Nazionale, Bologna, Zanichelli, 1938-1968, 22 voll.
Nerozzi et al. 2007 = Giacomo Nerozzi, Valeria Roncuzzi, Sandra Saccone, Carducci e l’Archiginnasio, «L’Archiginnasio», 102 (2007), pp. 30-72.
Santucci 2009 = Visitando Casa Carducci. I libri e le immagini, gli oggetti e i ricordi, testo di Simonetta Santucci, fotografie di Giorgio Bianchi, Bologna, Costa Editore, Comune di Bologna, 2009.
Archivio storico dell’Università di Bologna, Casa Carducci, https://archiviostorico.unibo.it/it/archivio-fotografico/altre-collezioni-e-fondi/collezione-lastre-negative-su-vetro-1930-1950/casa-carducci.
Biblioteca Salaborsa, Casa-museo Carducci, https://www.bibliotecasalaborsa.it/objects/casa_museo_carducci.
Casa Carducci, Patrimonio, https://www.casacarducci.it/documents/patrimonio.