Orridi mostri contro ragazzi speciali: l’infanzia nelle opere di Stephen King

Mario Schiavone

Stephen King, indiscusso re internazionale della letteratura contemporanea, in molti dei suoi libri ha trovato una potente ragione espressiva. Lo ha fatto attraverso lo sguardo con cui bambini e adolescenti, protagonisti delle sue storie, osservano il mondo. Personaggi che, facendo i conti con la paura, vivono ossessioni e paure dalla forza immaginifica davvero coinvolgente. It (1986) e Shining (1977) sono solo due dei titoli che esprimono al meglio la potenza della scrittura di King in questo senso.


1. La paura e il regno dell’oscuro
2. Il romanzo It: un luogo narrativo perfetto per ragazzini coraggiosi
3. Perché tutti vorremmo far parte del club dei perdenti
4. Jack Torrance padre in due famiglie: prima vittima e poi carnefice
5. Bibliografia

 

1. La paura e il regno dell’oscuro

Parlando dell’opera narrativa di Stephen King, in primo luogo, bisogna riconoscere che grazie a quegli elementi vincolati alla paura e al regno dell’oscuro, King ha trovato la forza di cimentarsi nella scrittura con doti narrative e capacità ammaliatrici a dir poco spettacolari.

Ha osato far vivere nelle sue storie personaggi poco esperti del mondo, ma tanto innocenti nello sguardo sul vivere quotidiano quanto intelligenti nel trovare soluzioni efficaci contro problemi (e traumi) a dir poco insormontabili.

Eppure, a essere più precisi, non bisogna dimenticare che la letteratura kinghiana non è solo frutto di temi oscuri e di sentimenti paurosi: l’antica appartenenza dello scrittore al solo regno delle tenebre è questione datata. Ai giorni nostri Stephen King è un riconosciuto e popolare autore di storie che appartengono ai più svariati generi letterari: da quelle horror a quelle di formazione passando per il fantasy e la fantascienza.

Nel comunicare con il lettore King è diretto ed esplicito: anche nelle introduzioni ai suoi libri, quando cita l’emozione antica della paura, lo fa senza giri di parole. Quel folgorante senso di paura, proprio quell’emozione tanto travolgente quanto peculiare all’approccio narrativo del nostro autore statunitense, è stato trasposto in diversi dei personaggi (dai bambini agli adolescenti, agli adulti con reminiscenze infantili) che popolano la sua opera.

 

2. Il romanzo It: un luogo narrativo perfetto per ragazzini coraggiosi

Un libro esemplare (in quanto portatore di significati sociologici e miti antropologici preziosi) nel percorso kinghiano è, senza ombra di smentita alcuna, il capolavoro It (1986).

In questo romanzo, trasposto di nuovo in pellicola per il cinema nel 2017 dal regista Andy Muschietti, arrivando a vecchi e nuovi lettori, un gruppo di sette incorreggibili ragazzini (“la banda dei perdenti”) scopre grazie al valore dell’amicizia la vera arma con cui affrontare un mostro in apparenza invincibile. Pennywise è una creatura visivamente riconosciuta come clown maligno ma che, al di là dell’aspetto grottesco e talvolta comico, ha poteri soprannaturali ed è in grado di agire su una intera comunità locale, con risvolti storici disastrosi e drammatici.

It è un romanzo che, parlando degli Usa di Ronald Reagan e delle ipocrisie familiari statunitensi di quegli anni, affronta tutti i complessi luoghi comuni che ruotano attorno agli Stati Uniti per restituire una metafora chiara di un tempo e di un luogo oscuri: la paura di diventare adulti e scoprire che gli orrori di quando eravamo piccoli sono ancora dietro l’angolo ad aspettarci. King lo fa attraverso un libro che è un perfetto congegno narrativo esplosivo, per la dirompente carica di forza letteraria che produce pagina dopo pagina.

Tra le pagine di It ogni personaggio, prima da bambino e poi da adulto, trova il modo di combattere le proprie paure primordiali con armi quali il coraggio, l’intraprendenza e una buona dose di empatia: nulla accade in modo incidentale, almeno non a favore dei membri della banda dei “The Losers”, i perdenti. Quelle doti umane vengono conquistate sul campo, battaglia dopo battaglia, contro il mostro più cattivo tra tutti i mostri dell’immaginario infantile: una creatura aliena in grado di assumere le sembianze fisiche di ogni orrore fisico individuale.

Il luogo di questi scontri, la cittadina chiamata Derry, rappresenta a pieno titolo una terra geografica che, circoscrivendo la vita di ogni coraggioso combattente che osa sfidare Pennywise, diventa sia un luogo mitologico portatore di significati storiografici da incubo (la storia locale di Derry conta un gran numero di avvenimenti tragici distribuiti lungo un’epoca, ndr.) sia una terra d’azione elettiva per gli aspiranti guerrieri del bene che vogliono stare uniti a ogni costo pur di vincere le forze del male costituito, riconosciuto e riconoscibile.

 

3. Perché tutti vorremmo far parte del club dei perdenti

Sono sette i componenti del club dei perdenti: sei ragazzini e una ragazzina, tutti un po’ disadattati, ma tanto coraggiosi, poco capaci di opporsi ai drammi familiari, ma molto caparbi nel credere al sacro valore dell’amicizia tra compagni di quartiere. Non hanno armi vere a disposizione per lottare contro mostri da incubo, eppure saprebbero ricavare un’arma più che potente da un comune inalatore anti asma.

Vengono chiamati “i perdenti” eppure si uniscono, per ben due volte (da ragazzini nel 1957 e da adulti nel 1984), per battersi faccia a faccia contro il peggiore dei mostri che si possano mai incontrare nella propria vita. Fanno parte del gruppo William Denbrough (detto Bill Tartaglia), Benjamin Ben Hanscom (detto Covone), Beverly Marsh (detta Bev), Richard Tozier (detto Richie Boccaccia), Edward Kaspbrak (Eddie), Michael Hanlon (Mike), Stanley Uris (Stan).

A Derry, nel Maine, che vede bambini morire uccisi in un ciclo senza fine, avere una banda del genere al proprio fianco (o farne parte) è il meglio che ci si possa augurare per tenere testa al male in persona. Tutti noi lettori, dopo aver letto il romanzo, abbiamo immaginato per un momento di far parte del club: un sogno necessario quando si incontra un romanzo popolato da personaggi di un’impressionante forza narrativa, nonché di un’acuta bellezza stilistica, finendo per riconoscere nel romanzo It uno dei protagonisti assoluti nel canone del romanzo americano novecentesco.

Il gruppo dei perdenti è animato e scosso da ossessione e paura, e con esse cresce e affronta il nemico. Ossessione e paura sono tratti salienti del percorso di formazione nella letteratura di King e It non è il solo romanzo in cui questo è evidente.

Ad esempio, nel primo libro di Stephen King, Ossessione (1988), il tema è la voglia di ribellione (che sfocia in violenza) di un adolescente disadattato capace di compiere una strage in una scuola pur di vendicarsi per ogni torto subito fuori e dentro l’aula scolastica. Nonostante il libro sia stato, per volontà di King stesso, ritirato dal commercio in ogni paese del mondo, i temi della paura (intesa anche come forma di ribellione) e del crescere affrontando il mondo contro ogni aspettativa della vita stessa. Questo pensiero permette di dedurre che nelle storie di King, in gran parte della sua narrativa, i giovani protagonisti devono attraversare il rito di passaggio della crescita. Basti pensare, per fare un altro esempio, ai ragazzi del racconto Il Corpo (1987, nella trasposizione cinematografica Stand By Me del 1986 di Rob Reiner) che nella scoperta di un cadavere scoprono anche se stessi, forse per la prima volta:

 

«Avevo dodici anni – quasi tredici – la prima volta che vidi un essere umano morto. Successe nel 1960, tanto tempo fa… anche se a volte non mi pare così lontano. Soprattutto la notte quando mi sveglio da quei sogni in cui la grandine cade nei suoi occhi aperti». (King, 1987:339)

 

4. Jack Torrance Padre di due famiglie: prima vittima e poi carnefice

Jack Torrance, protagonista del romanzo Shining (1977), non è solo un insegnante di letteratura che ha da poco perso il lavoro per via di un temperamento violento. Essere scrittore per hobby fa di lui un uomo dedito alle lettere e quindi più sensibile di altri individui.

Torrance è (e lo si scopre alla fine del magnifico romanzo di King che ben narra tutti i demoni interiori di questo sfaccettato personaggio) in primo luogo padre di una piccola famiglia costretta a sopportarlo per l’amore che vorrebbe ricevere e che lui non concede. In secondo luogo, quando non è più vittima – per sua causa - dell’amore domestico mancato, Torrance diventa a pieno titolo carnefice della sua famiglia d’origine. Lo fa diventando parte di una nuova terrificante famiglia, fatta di fantasmi del passato, mostri onnipresenti e altre creature demoniache fuori dal comune.

Questa dualità del personaggio, centrale nella narrazione, cospira in un perfetto contrasto opponendosi in ogni modo ai poteri di Danny: il piccolo figlio dello scrittore, in apparenza un bambino come tanti ma che, come si scoprirà nel corso della storia, è una creatura umana ma al contempo dotata di un potere soprannaturale chiamato “la luccicanza”. Pertanto, ancora una volta, un bambino si oppone alle grandi forze oscure combattendo due padri: quello biologico (alcolizzato e violento) e quello malefico (folle e assassino).

Rileggendo le due opere di Stephen King citate, verrebbe da domandarsi: chi sono i bambini e i ragazzi nell’opera di King? Chi è questo autore immortale per noi lettori e comuni mortali? Una risposta necessaria potrebbe essere riconducibile a questa considerazione: bambini e adolescenti, nell’espressione letteraria di King, sono esseri umani fragili ed eroi indimenticabili. La doppia natura che tiene in vita questi personaggi li rende degni di una narrazione mitopoietica, nella quale King è un vero maestro della scrittura in quanto autore, e una guida spirituale in quanto uomo.

King è un artista che riesce a indicare la migliore strada da percorrere quando si cresce, o quando si torna all’infanzia, di fronte a un trauma. Se i mostri sono ovunque, sembra ricordarci King, combatterli è possibile. Noi appassionati delle sue storie ce lo diciamo a ogni lettura dei suoi libri. E lui, che di mostri ne ha creati (e combattuti) tanti, diventa così uno dei pochi autori statunitensi contemporanei viventi, capace di offrire la migliore bussola utile a orientarsi nel caos di questa esistenza terrena.

 

5. Bibliografia

Beahm, G., Il grande libro di Stephen King, Milano, Mondadori 2021.

Braschi, G., Moscati, M., Stephen King, Firenze, Arnaud, 1990.

Briasco, L., Americana, Roma, Minimum Fax, 2016.

King, S., A volte ritornano, Milano, Bompiani, 1986.

King, S., It, Milano, Sperling & Kupfer, 1990.

King, S., On writing, Milano, Sperling & Kupfer,2004

King, S., Ossessione, Milano, Bompiani, 1990

King, S., Shining, Milano, Bompiani, 1990.

King, S., Stagioni diverse, Milano, Sperling & Kupfer, 1987

Wood, R., Stephen King, Kipple Officina Libraria, 2019.