13. TeleRoma56

Percorso 13. La storia di TeleRoma56 (Lazio)

La mattina del 9 luglio 1976, con atto ufficiale depositato presso il Ministero delle Telecomunicazioni, Guglielmo Arcieri, professore di neuropsichiatria presso la Sapienza, e Bruno Zevi, architetto di fama internazionale, fondano la prima televisione via etere di Roma: TeleRoma56.

Come ricorda Francesco Arcieri, terzo socio fondatore e figlio di Guglielmo, la scelta della frequenza, e di conseguenza il nome dell’emittente, sono il frutto di una felice coincidenza: il giorno di nascita della nuova stazione tv corrisponde con il ventesimo compleanno del giovane Arcieri, che coglie l’occasione per suggerire al padre di trasmettere sul canale 56, richiamando l’anno della sua nascita. Già da qualche settimana, TeleRoma ha avviato le proprie trasmissioni dagli studi pionieristici organizzati presso la villa di Zevi, su via Nomentana.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_interv-FrancescoArcieri031224_000001 / Intervista a Francesco Arcieri, Le origini di TeleRoma56 /

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L’anno prima gli stessi studi hanno visto il lancio delle trasmissioni di TeleRomacavo, emittente antesignana di TeleRoma56, per iniziativa degli stessi soci. È ancora Francesco Arcieri a testimoniare come l’idea di avviare una rete locale fosse venuta al padre fin dai primi anni Settanta, sull’onda tanto di alcune sperimentazioni di ripresa e registrazione delle sedute con i pazienti, quanto di alcuni primi contatti con Peppo Sacchi, che, nel 1971, aveva fondato TeleBiella. Nel fermento rivoluzionario della liberalizzazione dell’etere, TeleRoma56 si distingue per il proprio ruolo di punta sulla scena televisiva della capitale, nonché per una serie di anomalie che la rendono, dai primi mesi, una delle più importanti e popolari televisioni dell’area romana. In questa fase, a dettare la programmazione è soprattutto l’idea, condivisa da Arcieri e Zevi, di creare “un ponte tra l’università e la città”, con il coinvolgimento di molti intellettuali romani e la realizzazione sperimentale di lezioni universitarie in diretta. A poche settimane dall’inizio delle trasmissioni, il 13 agosto 1976, un trafiletto de “Il Corriere della Sera” sottolinea con entusiasmo come l’antenna “della prima tv libera in città” punti soprattutto sulla cultura, proponendosi come “voce della classe dirigente politica ed economica”. L’articolo elenca le principali trasmissioni, a partire dai programmi culturali affidati a professori della Sapienza come Aurelio Roncaglia, ma anche il commento politico della sera e lo spazio riservato sia allo sport, grazie ai programmi di Michele Plastino, sia ai giovani, con il programma musicale notturno In diretta per voi. Come testimoniato dalla relazione presentata nell’estate 1978 dal Consiglio d’Amministrazione dell’emittente, TeleRoma56 si caratterizza per il suo “pluralismo di intenti” e “carattere socio-culturale”, realizzando rubriche culturali fisse come Novità in libreria (curata da Bianca Pezzarossa e Elsa De Giorgi), programmi di informazione come il Tavolo redazionale diretto da Fausto Macioce, e programmi di politica sia locale, come La voce del Campidoglio, sia nazionale, con la ricorrente presenza in studio di esponenti dei diversi partiti, da Giovanni Spadolini e Gianfranco Spadaccia a Oscar Mammì.

Lo stesso documento segnala tuttavia anche le prime difficoltà economiche e la decisione di avviare trattative per la vendita dell’emittente. Nel corso del 1978, si apre la prospettiva di una copertura da parte di un partito politico, facendo leva sugli spazi di trasmissione già da tempo aperti sia al partito radicale sia al partito socialista. Ad avere la meglio sono i radicali, andando a integrare TeleRoma56 nella propria strategia di comunicazione politica, a fianco e in coordinamento con la rete nazionale di Radio Radicale. Come racconta Paolo Vigevano, ex tesoriere del partito, a convincerli dell’opportunità di acquisire l’emittente romana interviene sia la pressione esercitata in tal senso da Massimo Teodori, sia e soprattutto l’exploit ottenuto in occasione delle elezioni del 1979, quando 20 radicali vengono eletti in Parlamento grazie a un’intensa campagna di propaganda condotta sia in radio sia in tv.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_interv-PaoloVigevano231024_000002 / Intervista a Paolo Vigevano, L’integrazione di TeleRoma56 nelle strategie di comunicazione politica del Partito Radicale / 

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Tra l’estate e l’autunno del 1979, TeleRoma56 passa sotto la diretta proprietà del Partito Radicale, che ne affida la gestione a Sergio Stanzani. Viene di conseguenza riorganizzata la redazione: della vecchia guardia rimangono il capo-tecnico Valentino Tocco (futuro cameraman del Maurizio Costanzo Show), il regista Luigi Del Mastro, Michele Plastino, Elsa De Giorgi e pochi altri; ed entrano in questo momento figure chiave della storia dell’emittente come Angelo Samperi, primo direttore della TeleRoma dei radicali, Fabio Galimberti (che pochi anni dopo subentrerà a Samperi alla direzione), ma soprattutto Carlo Romeo, a cui è affidata la direzione dei programmi d’informazione. Qualche mese dopo, nell’estate 1980, l’emittente gioca un ruolo fondamentale nella raccolta firme per i referendum proposti dal Partito Radicale per abrogare la legge Cossiga e allargare la legislazione sull’aborto. Rimane celebre, in proposito, la lunga diretta lanciata da Marco Pannella e Giovanni Negri per fare un’ultima chiamata alle armi in corrispondenza della chiusura dei termini di presentazione delle iniziative referendarie: a un serissimo Negri in sciopero della fame, fa da contrappunto un Pannella urlante e truccato da clown, che esorta ad affrettarsi e unirsi al “baraccone” radicale in nome della libera informazione.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_IlBaraccone24061980_000001 / “Il Baraccone”, Gag di satira politica in occasione dei referendum del 1980 /

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I primi anni Ottanta vedono la crescita di TeleRoma56, anche grazie al sostegno economico garantito dai radicali. Lo stesso Pannella, in un filo diretto con uno spettatore, nel giugno 1983, spiega la decisione del partito di indirizzare verso soggetti autonomi come la radio e la tv i fondi ottenuti tramite il finanziamento pubblico ai partiti. Sono così combinate le esigenze economico-commerciali dell’emittente con la possibilità di inquadrarne l’attività nei termini politici di un servizio pubblico.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_FiloDiretto26061983_000001 / “Filo Diretto”, Marco Pannella sul finanziamento pubblico ai partiti /

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In questa fase, TeleRoma56 ottiene anche una certa popolarità a livello nazionale, soprattutto in corrispondenza di alcuni episodi di particolare rilevanza politica, dalla trasmissione della versione censurata di Ultimo tango a Parigi, nel gennaio 1981, alla consegna anonima, presso gli studi dell’emittente, di un videotape contenente l’interrogatorio a Ciro Cirillo, sequestrato dalle Brigate Rosse. Come spiegano alcuni anni dopo Carlo Romeo e Gian Domenico Caiazza, durante una puntata della trasmissione Prima pagina, l’emittente in quell’occasione prende la “decisione politica” di non trasmettere la videocassetta, riservandone la visione a una conferenza stampa di soli giornalisti.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_PrimaPagina_000002 / “Prima Pagina”, Intervista a Caiazza sulla querela di Pannella a Scalfari /

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A riempire il palinsesto di TeleRoma56 sono soprattutto una serie di vecchi e nuovi programmi: al proseguimento di trasmissioni culturali e di commento politico, si affiancano produzioni sperimentali come Per la strada, titolo lanciato nel 1982. Ne spiega l’ispirazione e il formato lo stesso Romeo, che ricorda come l’idea fosse nata a partire dalla volontà di Pannella di realizzare interviste per strada e prevedesse il coinvolgimento di un attore, Domenico Cappuccio, incaricato di trasportare un microfono in giro per la città e dare libero spazio agli interventi della gente di Roma.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_interv-CarloRomeo221123_000006 / Intervista a Carlo Romeo, Programmi e innovazioni di TeleRoma56: Per la strada e la scoperta di Camilleri /

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Nel presentare al pubblico l’emittente, un articolo di “Buongiorno TV” del giugno 1982 sottolinea come la linea editoriale di TeleRoma56 sia incentrata su “praticamente politica e sport, sport e politica”, con una programmazione settimanale costellata di dossier d’informazione e commento, alternati ai programmi di successo dedicati al calcio, soprattutto Goal di notte di Michele Plastino. In linea, tuttavia, con il desiderio di allargare il raggio di trasmissione e la popolarità dell’emittente, entro il 1983 due importanti sviluppi segnano un sostanziale cambio di rotta rispetto al passato: l’abbandono della sede originaria nella villa di Zevi per trasferirsi in studi più professionali alla Balduina; e la decisione di abbracciare una programmazione più generalista. Ricorda in proposito Sandro Piccinini il ruolo chiave svolto da Fabio Galimberti nel convincere i radicali a ridurre la caratterizzazione politica dell’emittente. Ne derivano la creazione di una nuova rete tutta politica, Canale 66, e l’arricchimento del palinsesto di TeleRoma56, con spazio per telenovelas come Anche i ricchi piangono, film, telefilm e cartoni animati.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_interv-SandroPiccinini190624_000001 / Intervista a Sandro Piccinini, La svolta generalista di TeleRoma56 /

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L’intuizione si rileva proficua: i verbali di assemblea dell’azienda segnalano un allargamento sia dell’audience sia del raggio di trasmissione nel corso del 1983-84. È in questa fase che – sottolinea Piccinini – “partì la vera alternativa ai canali Rai,” con l’ingresso nella redazione di TeleRoma56 di figure come Piccinini stesso, Mauro Mazza, Vincenzo D’Amico, ma soprattutto Lamberto Giorgi, il cui programma In campo con Roma e Lazio diviene in poco tempo la trasmissione tv di maggiore successo in città. Nonostante si continui a dare centralità ai programmi di denuncia e informazione di Romeo (che occupano soprattutto la fascia preserale), la tenuta economica di TeleRoma56 diviene sempre più legata alla programmazione sportiva, la cui audience garantisce costanti e proficui introiti pubblicitari. La spinta a un allargamento prosegue a metà del decennio, anche in reazione ai decreti Berlusconi e alla prima sanzione istituzionale del duopolio televisivo nazionale Rai-Fininvest. Dopo un fallito tentativo di stabilire un contratto di locazione col gruppo Elefante dei fratelli Marcucci, la proprietà radicale di TeleRoma56, nel 1985, prende l’iniziativa per creare una propria syndication, Tivuitalia, con l’intento di unire entro un unico circuito più emittenti locali e allargare così la propria economia di scala. Maggiori risorse sono inoltre investite nell’acquisto di “programmi politici, culturali e sportivi di maggiore efficacia e qualità,” secondo quanto testimoniato da un verbale d’assemblea del 1984. In questo contesto, la connotazione politica di TeleRoma56 è alternativamente rivendicata come elemento distintivo dell’emittente o tenuta dimessa. Il periodo tra il 1984 e il 1987 si connota per alcune inchieste politiche particolarmente rilevanti, dalla copertura del processo a Enzo Tortora e dal contributo alla sua candidatura al Parlamento europeo fino all’elezione, nel giugno 1987, di Ilona Staller alla Camera dei deputati. Nel fuori onda di un filo diretto realizzato da Romeo con Francesco Rutelli proprio sull’elezione di Cicciolina, lo storico conduttore di TeleRoma56 chiarisce l’opportunità di evitare posizioni “spiccatamente radicali” nel corso della diretta, visto il carattere commerciale dell’emittente.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_Dossier23061987_000001 / “‘Dossier’, Filo Diretto con Romeo e Rutelli sull’elezione di Ilona Staller” /

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Quello stesso anno, sotto la guida di Romeo, parte anche il telegiornale, concepito come un notiziario anzitutto di riflessione, in cui alla conduzione di Paola Rivetta o Manuela Moreno sono affiancati due opinionisti per un commento politico e sportivo sui fatti. Sulla fine degli anni Ottanta, soprattutto grazie alle inchieste condotte dal tg, gli studi di TeleRoma56 si trasformano in una vera e propria piazza politica, dall’indagine sul patrimonio immobiliare della città alla diretta con i rappresentanti dei partiti di opposizione in occasione delle dimissioni della giunta di Giubilo, nella primavera del 1989. TeleRoma56 aderisce poi al circuito Odeon Tv, mentre Tivuitalia instaura un contratto con la Fininvest di Berlusconi per il collocamento della pubblicità. A conferma delle ambizioni nazionali dell’emittente, Moreno precisa come fosse “difficile considerare una televisione locale romana ‘locale’ perché il prodotto è nazionale”, sottolineando come la relazione con il territorio si articolasse soprattutto attraverso il calcio, mentre sul piano delle notizie e degli ospiti TeleRoma56 avesse di fatto un profilo nazionale.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_interv-ManuelaMoreno300524_000008 / Intervista a Manuela Moreno, Il carattere nazionale di TeleRoma56 /

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In linea con queste ambizioni, nel 1990 TeleRoma56 trasferisce i propri studi a Fiano Romano, così da ampliare la dotazione strumentale e gli spazi di trasmissione e, soprattutto, da avviare un centro di produzione per la realizzazione di programmi da vendere ad altre emittenti. Gli anni sono quelli della legge Mammì, con i suoi vincoli rispetto alla quota di programmazione da destinare a pubblicità e informazione, ma soprattutto con la definitiva istituzionalizzazione del duopolio. Da un lato, TeleRoma56 continua a comparire, per tutta la prima metà degli anni Novanta, tra le tv più seguite del Lazio, nonché ad essere positivamente rappresentata dalla stampa come “forse l’ultima tv non commerciale rimasta”: una tv privata capace di realizzare un servizio pubblico. Dall’altro, proprio il trasferimento a Fiano segna l’inizio del declino, soprattutto a causa degli alti costi dei nuovi studi e dell’assenza di una precisa visione editoriale. Ricorda in proposito Romeo come, entro il 1995, fosse chiaro l’esaurimento di una fase storica, con l’intrecciarsi della crisi generale delle tv locali in Italia e la “crisi di gestione aziendale” di TeleRoma56. Ai limiti imposti dalla Mammì si aggiungono il passaggio a Rai o Fininvest di gran parte dei conduttori storici dell’emittente, nonché la mancata fiducia della proprietà nella possibilità di diventare una “La7 con dieci anni di anticipo”.

 

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Embed item: ATLas_TeleRoma56_interv-CarloRomeo221123_000007 / Intervista a Carlo Romeo, Crisi e fallimento di TeleRoma56 /

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L’assegnazione, nel 1994, del premio dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani alla redazione del telegiornale di TeleRoma56 rappresenta un vero e proprio canto del cigno. Di lì a poco l’emittente dichiara fallimento e viene venduta, dopo una breve fase di gestione da parte di una cooperativa, alla famiglia Caltagirone, che ne è tuttora proprietaria.

Percorso a cura di Giulia Crisanti (Sapienza Università di Roma)