Esattamente al pari di una quercia, anche il manoscritto sovrasta il tempo umano: il suo è il tempo circolare di chi vive attraverso i secoli. Ma come si fa a vivere attraverso i secoli? Adattandosi, mutando come muta il tempo, RiPenSanDoSi attraverso le circostanze: un manoscritto è in grado di vivere molte vite. Al dipartimento di Filologia e Italianistica di Unibo esistono due gruppi di ricerca: quello che si occupa delle sue vite passate (i paleografi di ManusCreative) e quello che si occupa delle sue vite future attraverso il Web (i tecnici e i ricercatori del laboratorio analogico digitale ADLab). Quando mettono insieme le loro forze e interrogano insieme la vecchia quercia, il manoscritto diventa Memoria del Futuro, un futuro che riguarda da vicino tutti noi. Vieni al banchetto di ManusCreative in ADLab per fare tuo il nostro impegno!
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Il medioevo fra le tue mani al banchetto ManusCreative in ADLab
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Studiare un manoscritto è un lavoro estremamente affascinante, che richiede le competenze di molte discipline, come la filologia, che si occupa dell’analisi dei testi contenuti, e la paleografia, che invece prende in considerazione il tracciato della scrittura a mano e i materiali utilizzati per la sua composizione.
Come in un’indagine per un crimine, i ricercatori hanno l’obiettivo di ricostruire le vicende che hanno portato alla realizzazione del manoscritto, alla sua circolazione e talvolta alla sua dispersione o distruzione, interrogando la fonte riguardo ai suoi contenuti, chiedendosi quando, dove e con che tecniche sia stato composto il manoscritto, e chi e per quale ragione lo ha realizzato.
Al giorno d’oggi, disponiamo di sofisticate tecnologie che ci permettono di analizzare la più piccola traccia che si è depositata sulle pagine di un libro antico, consentendo ricostruzioni storiche e testuali della vita del manoscritto sempre più precise.
Lo sapevate che un manoscritto, terminata la sua utilità, veniva riutilizzato? Durante tutta l'epoca medievale, le pagine dei manoscritti erano realizzate con pergamena, ossia pelle animale debitamente conciata e sbiancata, molto resistente, più della carta, ma anche parecchio costosa. Perciò un libro, quando era troppo usurato, oppure quando i suoi testi venivano percepiti come obsoleti, non veniva semplicemente gettato via, ma riciclato. Come? L'inchiostro poteva essere letteralmente lavato via dalle pagine che potevano essere riscritte, creando un cosiddetto palinsesto, oppure il libro poteva essere smembrato e la pergamena riutilizzata come materiale di cartoleria, ma anche per realizzare colla, concimi, palle di cannone e vestiti.
I nostri archivi e biblioteche sono dei giacimenti straordinari di manoscritti di riuso. Clicca qui sotto e scopri il patrimonio dell'Archivio di Stato di Modena e dell'Archivio Arcivescovile di Bologna!
Piazza Lucio Dalla