Progresso

“Parole dell’innovazione” giunge alla sua terza edizione.                                                                               

Siamo partiti  postulando l’inevitabilità dell’innovazione, consapevoli di vivere, come recita la ormai nota definizione di Ulrich Beck,  in una “metamorfosi del mondo”.                                                                                                       

Abbiamo fin dalla prima edizione individuato le tre grandi sfide cui l’innovazione non può sottrarsi: sostenibilità ( non solo ambientale), superamento delle ineguaglianze, formazione del capitale umano. L’attualità oggi ci induce a considerare, nel contesto delle tre sfide, anche la drammatica scena geopolitica internazionale.

Dopo aver tematizzato le parole TEMPO (2021) e MACCHINE (2022), quest’anno ci addentriamo nella parola PROGRESSO.   

Il Progresso non è un oggetto ( come erano le macchine), non è una dimensione ( come lo era il tempo), ma indica uno ‘stato’ con cui la realtà ci viene incontro. Etimologicamente progresso è ciò che si è mosso in avanti. C’è progresso quando qualcosa si è mosso in avanti. La natura dell’uomo e i bisogni emergenti sospingono la conoscenza e la capacità realizzativa degli uomini verso la novità. E qualunque innovazione produce un movimento in avanti. Ma le sfide di cui sopra ci costringono a qualificare questo movimento, a identificare la natura del progresso. O meglio a indicare la direzione verso cui il movimento in avanti vuole tendere. Indicare lo scopo.

Elettronica, tecnologia, creatività, comunicazione, lavoro sono in perenne stato di innovazione, in continuo movimento. Il loro progredire connota la nostra contemporaneità. Ma verso dove siamo diretti? Quale progresso ci attende? I singoli ‘progressi’, da quello tecnico-scientifico a quello  civile, economico e culturale, hanno un punto di convergenza? Può esistere uno scopo condiviso o ogni passo in avanti porta con sé inevitabili e conflittuali criticità?