Prima campagna di indagini (2019)

Il lavoro sul campo è stato svolto tra il 19/06 ed il 27/07. La base operativa della missione di ricerca era sita nell’entroterra della cittadina di S. Foca (data tale locazione è stato possibile risparmiare sui costi di locazione che, causa il mercato turistico, sono particolarmente alti nei mesi estivi vicino al mare) dove hanno alloggiato 2 gruppi (suddivisi in due turni) di 6 collaboratori assieme al sottoscritto ed al dott. Spagnolo. Date le metodologie sperimentali di registrazione dati adottate dal progetto, è stato possibile per la specialista GIS (dott. Wieke de Neef dell’Università di Ghent) di seguire i progressi del lavoro in tempo reale interfacciandosi direttamente con il team sul campo. A completare il quadro, per quanto riguarda la parte etnografica del progetto, il mio lavoro sul campo è stato co-adiuvato da una antropologa Arba Bekteshi di Tirana.

Sono state ricognite circa 980 unità la cui grandezza può variare dai 20x20m fino alla grandezza di un intero campo (nel caso non vengano ritrovati manufatti). Il lavoro preliminare sui materiali, effettuato in concomitanza della ricognizione, ha permesso di raccogliere, lavare e catalogare in maniera preliminare quasi 2500 manufatti di entità e cronologia molto diversa, dall’epigravettiano alla metà del secolo scorso.

Sono stati identificati e rilevati (con rilievo fotogrammetrico 3d) i resti di un piccolo sistema di grotte sfruttato in età medievale/postmedievale, ed una probabile tomba a grotticella dell’età del bronzo (in stretta connessione spaziale con uno dei monumenti megalitici del territorio di Melendugno).

Degno di nota è anche il rinvenimento di un sito abbastanza ampio di età medievale, e di un ulteriore sito preistorico precedentemente sconosciuto, che saranno oggetto di ulteriori indagini nelle prossime campagne.

Al di là dei rinvenimenti specifici, il lavoro sul terreno ha consentito di approfondire la conoscenza del territorio oggetto di studio, aumentando la capacità di prevedere le aree in cui l’erosione e/o l’uso massiccio di pratiche agricole meccanizzate ha gravemente impoverito il record archeologico di superficie fino ad averlo quasi completamente cancellato, cosa che ha avuto ripercussioni positive sul ritmo generale di lavoro, consentendoci di coprire un’area molto ampia.  In linea generale, la fascia immediatamente a ridosso del bacino dei tamari (fig. xx no.) è quella che risulta più densamente occupata mentre il plateau interno risulta al momento o poco occupato o gravemente danneggiato da fenomeni di erosione.

 

Archeologia del paesaggio

 

In questa fase iniziale del progetto, la survey archeologica è stata senza dubbio l’aspetto della ricerca che ha assorbito la quantità maggiore di lavoro. Il work-flow sul campo è tuttavia stato enormemente facilitato dall’uso di supporti digitali per la registrazione dei dati, sia relativi alla visibilità sul terreno che alla quantificazione dei manufatti rinvenuti. Il lavoro è stato suddiviso in due teams uno condotto dal sottoscritto ed un altro dal mio collaboratore, il dott. Spagnolo. Tutta la fase di data-collection è stata gestita attraverso un database sincronizzato sul cloud al quale ciascuno dei membri della spedizione potevano collegarsi utilizzando il proprio telefono cellulare. I dati spaziali cartografici sono stati inseriti direttamente sul campo attraverso un’applicazione topografica dai due capi squadra. 

In fase di progettazione erano state identificate tre aree poste nella fascia territoriale che diparte dalla penisola del sito dell’età del Bronzo di Rocavecchia verso l’interno, una in corrispondenza del limite interno della laguna esistente durante il periodo protostorico, una nelle vicinanze del salto di quota maggiormente riconoscibile e l’ultima in corrispondenza del plateau calcareo riconoscibile all’interno. Aree aggiuntive di dimensioni più piccole sono state investigate in corrispondenza di alcune delle evidenze preistoriche maggiormente note nel territorio e, nella fattispecie

Come inizialmente previsto, le tre aree investigate sono state campionate in maniera differente sulla base della loro distanza dal sito principale, con una copertura al 40% della prima zona (più vicina alla costa), e al 20% per quelle più interne. Campionamenti inferiori (con una distanza dei ricognitori superiore ai 10m) sono stati per il momento messi da parte, per motivi essenzialmente di comparabilità immediata delle quantità di materiale raccolto sul campo. Un considerevole numero di unità topografiche, posizionate quanto più possibile distanti una dall’altra sono state investigate al fine di ottenere un primo quadro esaustivo del paesaggio.

Supporto GIS prima campagna

 Wieke De Neef, Vincenzo Spagnolo

 

Etnografia

Arba Bekteshi

 

Team e collaboratori della prima campagna

Francesca Barchiesi, Lorenzo Bonazzi, Zoe Ceccato, Simone Favaron, Panagiotis Kaplanis, Camilla Marraccini, Lavinia Mascialino, Virginia Pati, Manuela Pileri, Giovanna Pisciottano, Guido Romano, Alessandra Salvin

Permesso concesso da SABAP