Archeologia di un paesaggio di montagna
Le caciare, tipiche capanne in pietra a secco, fanno parte della memoria collettiva degli abitanti di Ascoli da generazioni. Chi percorre i sentieri che salgono dal Colle San Marco verso i Monti Gemelli, tra Ascoli e Teramo, le incontra ancora oggi, spesso un po’ nascoste dalla vegetazione, ma sempre lì a raccontare un pezzo di storia del territorio.
Nel tempo, diverse associazioni locali e nazionali si sono occupate di fare ricognizioni e di pubblicarle, chi in modo più dettagliato, chi con intenti divulgativi. Ma finora non si era mai riusciti a fare una vera mappatura completa di queste strutture, né uno studio approfondito sulle loro funzioni, sul loro stato di conservazione e sul potenziale che hanno per essere valorizzate, sia a livello locale che nazionale.
Adesso, grazie alla collaborazione tra il gruppo dell’Università di Bologna guidato da Enrico Giorgi e i funzionari della Soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata coordinati da Giovanni Issini, è partita finalmente una prima mappatura digitale delle caciare. L’obiettivo è arrivare a una visione d’insieme della loro distribuzione e conservazione.
Già durante il primo sopralluogo, a giugno 2025, ne sono state censite ben 50 nei comuni di Ascoli Piceno e Valle Castellana. E guardando le immagini satellitari, come quelle disponibili su Google Earth, si vedono tante altre strutture simili, anche nei comuni vicini come Civitella del Tronto. La maggior parte, purtroppo, è ridotta a ruderi o è semi-nascosta dalla vegetazione. Alcune delle poche ancora in piedi probabilmente sono state rimesse a posto di recente grazie all’interesse delle associazioni, come il CAI, e degli appassionati locali che vogliono promuoverne la tutela.
Alcune tra le caciare meglio conservate e più facili da raggiungere, come le famose Tre Caciare della Montagna dei Fiori, quella vicino San Giacomo e quella sul versante est di Monte Piselli, sono già state oggetto di una prima campagna di rilievo dettagliato. Durante questi lavori sono stati individuati anche anche muretti a secco, depressioni nel terreno che potrebbero essere antiche neviere o pozze, e perfino anomalie nella crescita della vegetazione (i cosiddetti cropmarks), che fanno intuire altre strutture nascoste.
Il progetto continuerà nei prossimi mesi con il coinvolgimento attivo degli studenti di Archeologia dell’Università di Bologna, in particolare di chi proviene proprio da queste zone, e degli archeologi professionisti che lavorano ad Ascoli e dintorni. Sono previste anche borse di studio per facilitare la partecipazione degli studenti. Allo stesso tempo, sarà fondamentale far partecipare la comunità ascolana e le scuole, per far crescere la consapevolezza del valore e dell’unicità di queste strutture del territorio.
I risultati del progetto saranno condivisi non solo su questo sito web ma anche attraverso eventi e incontri pubblici organizzati insieme alle istituzioni coinvolte, in modo da far conoscere a tutti questa ricchezza e farla davvero diventare un patrimonio condiviso.