Pensatoio nella ricezione

Dopo Aristofane, l’uso del termine phrontisterion si limita ad autori del periodo imperiale e bizantino, chiaramente influenzati dal neologismo delle Nuvole e dalla sua connessione scenica con la scuola di Socrate. Da un valore caricaturale e negativo, il termine, deputato a designare la sede dei pensieri sottili, inconsistenti e vacui di Socrate e della sua cerchia, a poco a poco tende ad assumere un senso più sfumato sino ad acquisire un’accezione positiva sul piano pedagogico. In questo modo phrontisterion indica una scuola, un luogo di studio o di riflessione, significato che ancora oggi si riscontra nel neogreco per la scuola privata. Questo non stupisce. Già Filone Giudeo, ad esempio, sembra aver presente Aristofane quando nel Quod omnis probus liber sit (13,1-3), commentando il venerato Platone in margine all’opinione espressa nel Fedro (247a7) per cui φθόνος … ἔξω θείου χοροῦ ἵσταται, «l’invidia infatti rimane fuori dal coro divino», ricorda che la sapienza, σοφία, per le caratteristiche che le sono proprie, non tiene mai chiusa la porta del suo Φροντιστήριον. Qui è chiara la correzione avanzata dal filosofo alessandrino contro la scena delle Nuvole nella quale il mathetes, a guardia della scuola, ritarda con vani argomenti l’entrata nella scuola da parte di Fidippide e di Strepsiade, cercando di tenere chiusa la porta d’ingresso (v. 94). Del resto, nel Nero di Luciano, dialogo immaginato tra Musonio e Menecrate, quando Menecrate invita Musonio a parlare dei motivi che hanno spinto Nerone a ideare la costruzione dell’istmo di Corinto, il maestro afferma di fare cosa gradita a coloro che vengono nel suo phrontisterion per imparare (637,4-6). Un’accezione più vasta del termine è attestata, invece, da Filostrato d’Atene in un periodo di poco successivo a Luciano. Qui il termine phrontisterion assume un significato più vario, pur restando connesso a una dimensione paideutica. Nella Vita di Apollonio di Tiana (VI 6,3), ad esempio, indica una comunità monastica di saggi indiani, mentre nella Vita dei Sofisti (I Olearius p. 509, 11 ed. Kayser) indica la scuola dei filosofi non più carica del valore negativo che il termine rivela in Aristofane. Di non poco interesse è l’impiego del termine in Procopio di Gaza. Procopio, infatti, ricorre a phrontisterion per alludere a una sala di lettura pubblica sia nella Lettera a Stefano (89,8) sia nella Lettera a Marcello (130,4). Suscita interesse, infine, una testimonianza di Palladio Medico, autore del VI secolo, nei Commenatarii in Hippocratis librum sextum de morbis popularibus (II 136,27-29): καὶ μάλιστα τῆς λογικῆς ψυχῆς ἡ φροντίς. ἔνθεν λέγομεν Σωκράτους καὶ Πλάτωνος φροντιστήριον, ὅτι οὐχ ἁπλῶς ἐφρόντιζεν, ἀλλ’ ὅτι τὴν ἀλήθειαν κατεγένετο. Nell’esaminare la parte logica dell’anima, Palladio definisce la scuola di Socrate e di Platone come phrontisterion e offre una spiegazione del termine nel senso di luogo nel quale non è coltivato un semplice pensiero ma si sviluppa la riflessione veritiera. Non è inverosimile ritenere, dunque, che il neologismo comico, dopo la commedia, a poco a poco si sia epurato della sua componente dissacratoria e dispregiativa e abbia preso a indicare un edificio deputato all’insegnamento e all’apprendimento, sede di verità e di educazione, anche quando connesso a Platone e a Socrate.

Desta, invece, attenzione il fatto che tra Aristofane e il I secolo d.C., quando il termine riaffiora, ci sia una programmatica assenza di attestazioni del termine, come se l’autorità della commedia fosse vincolante in merito all’accezione negativa assunta da phrontisterion. Forse, le molteplici associazioni che Senofonte propone tra Socrate e il phrontistes sono finalizzate a indebolire il valore dissacratorio che rivela phrontisterion in Aristofane, anche se secondo la critica in Senofonte eventuali allusioni alle Nuvole [cfr. Dover (1968, 121)] non sono significative o legate a una possibile polemica. Platone, inoltre, che pur cita volutamente nella Apologia l’ἀεροβατεῖν delle Nuvole come una possibile causa delle accuse a Socrate, non allude mai a una sede ufficiale per l’insegnamento del filosofo, scorgendo quale scuola di Socrate la città di Atene nella sua complessa e variegata vastità [cfr. De Sanctis (2015, 49-56)]. Nonostante tale assenza, è possibile individuare per l’appunto in Platone scene volutamente costruite alla luce dell’episodio delle Nuvole che vede quali protagonisti Strepsiade, Fidippide e il mathetes di Socrate sulla porta del phrontisterion (vv. 133-221). Osserviamo meglio. All’inizio del Protagora, la cui valenza comica è ormai stata messa in luce dalla critica [cfr. Capra (2001, 21-27)], Ippocrate, il giovane amico di Socrate, si reca alla casa del filosofo di buon mattino, alle prime luci dell’alba, quando tutti dormono (310a8-b4). Arrivato dinanzi alla dimora del filosofo, Ippocrate bussa alla porta con il bastone. Dopo essere stato introdotto all’interno da un imprecisato uomo, un tis, entra in contatto con il filosofo: a Socrate riferisce, pieno di sollecitudine, che in città è arrivato da due giorni il grande sofista Protagora, ospite nella casa di Callia [cfr. Pesando (1987, 71-73)]. Prima di recarsi presso Callia, tuttavia, la coppia si ferma in casa e passeggia nel cortile dove Socrate esamina e interroga l’amico (311a). Si ha come l’impressione che prima di cambiare scena e di passare dalla casa di Socrate a quella di Callia, che coincide ora con il phrontisterion vista la sua popolazione di sofisti, la casa di Socrate, pur essendo una dimora umile e privata, sia intesa da Platone come un salutare luogo di dialogo e di esame benefico grazie al padrone di casa, una realtà certo opposta all’edificio che parodicamente costruisce Aristofane sulla scena e al quale il poeta comico non assegna una dimensione privata ma pubblica e per così dire istituzionale. Allo stesso modo la dimora privata di Callia è destinata a diventare la controparte del phrontisterion delle Nuvole, un luogo di pura esercitazione sofistica nella quale Socrate è destinato ad avere la meglio su Protagora [cfr. Denyer (2008, 300-331)]. Non a caso, il vivace scambio di battute tra il portiere e la coppia appena arrivata ha come evidente modello narrativo l’arrivo di Strepsiade e di Fidippide presso il phrontisterion di Socrate. Il portiere di Callia ritarda l’entrata dei due amici affermando che il padrone di casa non ha tempo libero per i nuovi ospiti tanto quanto il mathetes ritarda e ostacola l’entrata di padre e figlio affermando di non avere tempo libero per chiamare Socrate (vv. 220 s.). Sotto questo punto di vista è possibile dire che Platone riprende e stravolge una scena decisiva della commedia, rendendo nel Protagora la casa di Socrate una dimensione positiva e pedagogicamente elevata a differenza della casa di Callia, sede invece di una ridda di sofisti, mondo umbratile e oscuro non a caso simile all’Ade catabatico di Odisseo [cfr. Corradi (2014, 33-35)].

Dino De Sanctis @ 2016