Griseldaonline ha intervistato i volontari del Circolo dei Lettori della Dozza, a Bologna: Simone Briano, Ilaria Burattini, Ersilia Russo, Lucia Ruggieri, Alessandro Vuozzo.
D.: Che cos’è il Circolo dei Lettori della Dozza?
R.: Il Circolo dei Lettori della Dozza è un gruppo di lettura, organizzato da studenti universitari, dottorandi e ricercatori del dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna, sotto la guida della prof.ssa Paola Maria Carmela Italia. Il Circolo organizza, con cadenza mensile, un incontro di lettura, nelle sezioni di Alta e Bassa Sicurezza della Casa Circondariale di Bologna ‘Rocco d’Amato’ e negli spazi di Salaborsa Lab.
Il progetto nasce nel 2018 dall’iniziativa di Laura Fugazza, studentessa di Lettere e tutor di un detenuto laureando, e della prof.ssa Italia, attorno alle quali si sono raccolti numerosi amici e compagni di studi. L’iniziativa incontra subito un grande successo, testimoniato anche dalla disponibilità di molti degli autori o dei curatori dei libri discussi a partecipare, entrando negli spazi del carcere, alle nostre attività. In questa prima avventura abbiamo ricevuto anche l’aperto sostegno di diverse case editrici che hanno offerto diverse copie dei volumi oggetto del Circolo alla – purtroppo piccola – biblioteca del carcere.
In seguito alla vittoria del bando Futuro prossimo, promosso dalla Fondazione Innovazione Urbana del Comune di Bologna, inizia nel settembre 2019 il fruttuoso incontro tra il Circolo dei lettori e Sala Borsa, che continua ancora oggi. Si è creata così una felice sinergia tra l’università, il circuito delle biblioteche di Bologna e il carcere, radicando ancor più il progetto nel territorio.
La formula che abbiamo scelto per strutturare questa collaborazione mostra bene, crediamo, il valore e gli obiettivi del Circolo: gli incontri di Salaborsa, successivi a quelli in carcere, hanno per oggetto gli stessi libri già letti con i detenuti, attraverso i quali discutere anche delle opinioni e delle domande sollevate all’interno della casa circondariale. Proprio in questa veste, di “doppio circolo” per così dire, siamo stati presentati nella trasmissione televisiva Per un pugno di libri, negli intermezzi curati da Flavio Soriga, andati in onda su Rai 3.
D.: E poi? Immagino che con il Covid sia stato difficile continuare.
R.: Purtroppo è vero: la forzata interruzione, dovuta all'epidemia di Covid-19 e alle conseguenze che questa ha avuto sulla vita carceraria, non ha però fermato l’interesse per il progetto né l’entusiasmo dei volontari, che hanno continuato a dare visibilità al Circolo partecipando al festival di letteratura ‘Sulla Terra Leggeri’ nel 2021. Ma finalmente, l’anno successivo, il Circolo dei Lettori riesce a ripartire con la formula ormai consolidata: d’accordo con Sala Borsa, tuttavia, ci siamo trasferiti nei locali di Sala Borsa Lab, un più piccolo spazio sperimentale in vicolo Bolognetti. In questo periodo ci siamo giovati anche dell’aiuto di Giorgio Santangelo, gestore della libreria indipendente ‘La Confraternita dell’Uva’, che, affascinato dal progetto, si è dimostrato estremamente disponibile. Una nuova sfida, decisa con la direttrice del carcere, la dottoressa Rosa Alba Casella, è stata quella di aprire un secondo circolo con i detenuti in regime di ‘alta sicurezza’ i quali – come è facilmente immaginabile – non possono, tra le altre cose, avere contatti con i detenuti che partecipano agli altri incontri.
D.: Perché avete avuto l’idea di organizzare un circolo di lettura dentro un carcere?
R.: Il Circolo dei Lettori è, ovviamente, un circolo di lettura: come tale il suo obiettivo principale è leggere insieme – libri, possibilmente, belli – e scambiarsi opinioni, pensieri e domande. Abbiamo deciso di iniziare una simile esperienza perché abbiamo voluto valorizzare questa pratica anche in uno spazio, come quello del carcere, per molti versi difficile. Lo scopo, così, è in qualche modo duplice. Da un lato mettere bene in evidenza che, se un circolo di lettura si può fare in una dimensione così complicata e problematica come quella di una casa circondariale, lo si può fare ovunque: cerchiamo di essere insomma un modello virtuoso da replicare nei contesti più diversi. Dall’altro, e in maniera complementare, proporre alla cittadinanza un circolo in carcere significa portare all’attenzione di tutti i problemi che ha questo mondo, troppo spesso relegato ai margini o addirittura al di fuori del discorso sociale.
Più in generale, insomma, il nostro scopo fin dall’inizio è stato quello di incentivare il dialogo tra detenuti, cittadinanza e istituzioni universitarie, per creare un ponte tra l'interno e l’esterno del carcere basato su un'idea di lettura come strumento di coesione tra persone ed esperienze diverse.
D.: Chi sono i lettori che fanno parte del Circolo?
R.: Come in ogni circolo che si rispetti, la prima risposta da dare è “potenzialmente tutti”. In effetti il Circolo dei Lettori della Dozza è riuscito ad attirare persone di fasce d’età e di formazioni molto diverse tra loro, tanto dentro quanto fuori dalle mura del carcere. Tra i detenuti vi sono diversi laureati e altri che non sono neppure madrelingua italiani, mentre in biblioteca (Sala Borsa Lab) si incontrano la pensionata, assidua frequentatrice di circoli, e lo studente di lettere, che magari ha sentito parlare dell’iniziativa a lezione. Un punto di cui andiamo molto fieri è che diversi autori o curatori dei libri discussi hanno partecipato ai nostri incontri: il primo, in ordine di tempo, è stato Paolo Squillacioti, nella veste di curatore delle opere di Sciascia – e difatti si è discusso del Giorno della Civetta. L’unica cosa che conta, naturalmente, è che tutti siamo sullo stesso piano quando discutiamo dei libri, che restano i veri protagonisti dei nostri incontri.
Tra i volontari che si occupano del “dietro le quinte” del circolo – come i contatti con le case editrici e con gli autori o l’organizzazione di eventi collaterali ai nostri incontri – sotto la guida della prof.ssa Paola Italia e del dott. Giacomo Ventura, abbiamo invece, in ordine sparso: Ilaria Burattini, Ersilia Russo, Simone Briano, Lucia Ruggieri, Alessandro Vuozzo.
D.: Come si svolgono gli incontri del Circolo dei Lettori all’interno del carcere?
R.: Questa è un’ottima domanda, che però non può avere una risposta netta e ben definita: ogni incontro, infatti, è diverso dal precedente. Il primo ostacolo da affrontare, per un volontario, è entrare effettivamente all’interno del carcere. Un’istituzione articolata e strutturalmente complessa come quella di una casa circondariale fatica a valorizzare adeguatamente le numerose attività che i volontari mettono in campo – tra cui anche la nostra. E, naturalmente, senza un motivo valido e senza permessi controllati, non si può entrare in carcere.
Passando al circolo vero e proprio: l’unica cosa che accomuna davvero tutti gli incontri è l’estrema orizzontalità con cui si svolgono. Siamo seduti in cerchio, intorno al tavolo della piccola biblioteca del ramo pedagogico, ci diamo del tu, tutti ascoltiamo e rispettiamo (ma poi anche, eventualmente, discutiamo) le opinioni che vengono espresse. Un buon esempio di tutto questo – è una storia che ci piace raccontare spesso – può essere il secondo incontro in assoluto del Circolo dei Lettori. Il libro discusso era Fine pena ora: un romanzo che ripercorre il rapporto personale di un giudice – l’autore del libro, Elvio Fassone – con Salvatore, che è stato condannato per mafia dallo stesso Fassone. Il tema della carcerazione, dei fini che dovrebbe avere in una società giusta e dell’ergastolo, che nel libro viene definito “fine pena mai”, ha toccato personalmente e intimamente i lettori della Dozza, stimolando molte riflessioni, spesso anche attraverso la memoria di esperienze personali, sul rapporto fra pena e rieducazione: il libro è diventato insomma un pretesto per raccontarsi.
In generale comunque ci si è resi conto che i libri belli, quelli che hanno convinto tutti, sono i meno soddisfacenti da discutere: quando siamo d’accordo il discorso tende a spegnersi nell’approvazione generale. Al contrario, i libri che, almeno a qualcuno, non sono piaciuti danno luogo a più accese discussioni e a prese di posizione più nette. Sono proprio questi i casi che, quasi paradossalmente, alla fine danno di più al Circolo dei Lettori. Allo stesso modo, ci sono libri rimangono nella mente dei lettori e ritornano in circoli successivi – e non è detto che siano i più belli: è ad esempio il caso del Tesoretto dell’amico di casa renano. Questo inusuale testo di Johann Peter Hebel, proposto da uno dei veterani del Circolo, non è mai stato effettivamente discusso a causa della pandemia COVID-19: eppure torna sistematicamente in molti dei circoli che abbiamo fatto in tempi più recenti, sopravvissuto nella mente dei lettori come esempio della varietà dei libri che vengono discussi.
D.: Quali sono i progetti per il futuro del Circolo dei Lettori?
R.: Li vedrete presto sul nostro sito, all’indirizzo: https://site.unibo.it/circololettoridozza/it ! Ma qui qualche breve anteprima. Oltre alla collaborazione con la biblioteca Sala Borsa, ormai stabile e ben strutturata, il Circolo intende coinvolgere nel progetto il Dipartimento di Scienze Giuridiche – peraltro già presente nella realtà carceraria della Dozza nell’ambito di Terza Missione: vogliamo così allargare l’orizzonte del Circolo, arricchendolo con il sostegno di chi può aiutarci a comprendere meglio l’istituzione carceraria anche da un punto di vista istituzionale.
Per diffondere al meglio la realtà del Circolo, inoltre, è prevista la realizzazione di un libro in cui raccogliere le riflessioni di alcuni lettori, dal carcere e dal circolo di Sala Borsa, intorno alle letture fatte e più in generale all’esperienza del circolo. Questo libretto vuole proporsi anche come mappa per progetti simili in città diverse da Bologna: il Circolo ha l’ambizione di presentarsi, infatti, come modello e incentivo per la creazione di altri circoli di lettura nel territorio non solo cittadino.
30 settembre 2024