Le numerose acquisizioni della critica nell’anno verghiano 2022 costringono anche i docenti di scuola a ripensare a “cosa” leggere e a “come” presentare il grande autore siciliano. La scuola, del resto, ha avuto un ruolo significativo nella storia della ricezione di Verga e in particolare de I Malavoglia, contribuendo alla canonizzazione di un’opera che in realtà fu un insuccesso editoriale (e questa notizia, in una classe di neofiti, genera sempre scalpore e grande curiosità: «Perché, se nessuno li lesse, dobbiamo leggere noi I Malavoglia?», « Cosa possono dirci, oggi?» etc.), ma d’altro lato ha finito per creare formule cristallizzate, appunto “scolastiche”, responsabili dell’immagine stantia di un Verga esclusivamente “verista”, come se non esistesse altro. Espressioni come “Verga oggettivo”, “autore che rappresenta la realtà così com’è, come un documento” etc., a cui si aggiunge l’opposizione schematica del romanzo verista a quello manzoniano[i] presente su tutti i manuali, non fanno che soffocare la versatilità di un autore fortemente sperimentale e per nulla monocorde. È questa, infatti, l’immagine, inedita per la scuola, che emerge dai numerosi convegni susseguitisi nell’anno appena trascorso, per buona parte promossi dal Comitato per le celebrazioni del Centenario della morte di Giovanni Verga della Fondazione Verga di Catania, che si è senz’altro distinta per la peculiare attenzione data, da subito, alla scuola come principale interlocutrice [ii] e per il tentativo di smontare, uno ad uno, gli stereotipi della vulgata scolastica.
Verga, quindi, andrebbe presentato come un grande sperimentatore, che lascia la Sicilia «provinciale» per inseguire il sogno di diventare scrittore e, per poterlo fare, deve entrare in contatto con realtà differenti e con gli ambienti che contano. Il soggiorno fiorentino, tra il 1865 e il 1869, gli permette di frequentare il mondo dei salotti; per questo lavora ai bozzetti di Una peccatrice ed Eva e scrive Storia di una capinera, che gli frutta un discreto successo e importanti relazioni. Una seconda direzione della sua scrittura è quella del teatro, con le sperimentazioni del dramma borghese, che abbandonerà una volta giunto a Milano, per occuparsi di generi ritenuti più redditizi. È l’incontro con la grande città, centro economico e dell’industria editoriale, con le sue grandi opportunità, che a partire dal 1872 e per una ventina d’anni lo orienta verso l’osservazione della realtà e le ricerca di soluzioni nuove («un genere diverso», scrive a Treves nel 1874). Generi e stile si adattano a un pubblico borghese, la frequentazione di caffè, teatri, salotti e le conversazioni con gli intellettuali che contano arricchiscono la sua personalità artistica e lo influenzano in una pluralità di prospettive. Milano è fonte primaria di ispirazione per la sua scrittura e, come recentemente puntualizzato da Giorgio Forni, il “verismo” andrebbe considerato una sorta di «proto-avanguardia», per la sua forza propulsiva e sperimentale e la dimensione collettiva che lo ha caratterizzato.[iii]
La prima dicotomia da superare nella prassi didattica scolastica è allora quella tra un Verga “verista” e “non verista”, cercando di dare l’idea, agli studenti, del suo grande sperimentalismo. Questo è in realtà il frutto di una profonda coerenza con sé stesso e con l’ambiente in cui di volta lo scrittore si è trovato a vivere. Come era già emerso dagli studi di Isotta Piazza, il “caso Verga” [iv] risulta significativo per mostrare come lo “spazio mediale” ai primordi della modernità borghese contribuisse alla morfologizzazione della narrazione, configurando i modelli testuali. In altre parole Verga scrive per un ambiente e un pubblico ben definiti di volta in volta, e nel contempo ne risulta fortemente influenzato, nei modi e nelle forme: come è noto, l’ambientazione siciliana di molti suoi scritti deriva dalla distanza e dalla mediazione dell’ambiente borghese e cittadino in cui scrive. Lo sperimentalismo verghiano si incrosta poi nella lingua impiegata, sempre diversa: gli studi di Gabriella Alfieri presentati nell’ultimo anno confermano la linea interpretativa già da tempo indagata[v] di un Verga che formalmente si adegua ai diversi generi letterari, con un processo di «etnificazione» della lingua. Quella di Verga non è allora una lingua «agrammaticale», ma un italiano «postunitario sperimentale» che deriva dal contatto tra scritto e parlato, «interregionale», che attinge a siciliano, toscano, milanese (in cui il toscano parlato, dopo la lezione manzoniana, da fa mediatore) ma anche «interclassista», adatto, cioè, a tutte le classi sociali.
Risulterebbe allora significativo, alla luce delle novità emerse dalle recenti prospettive di studi, smontare insieme agli alunni i luoghi comuni che affastellano i libri di testo e verificare le nuove piste di indagine con una lettura attenta e condivisa dei testi.
Insomma, Verga non è più un autore «dell’unità nazionale» che descrive solamente la «vita di provincia», ma un pilastro della modernità, dal respiro europeo, un grande sperimentatore che ha anticipato i processi di transcodificazione e crossmedialità oggi centrali. Mi piace immaginare che Verga, calato nella realtà di odierna, probabilmente scriverebbe testi ibridi e fototesti, dato che fu uno dei primi a intuire, tra l’altro, le potenzialità della fotografia.
Dalla ricerca alla didattica
È compito della scuola cercare di assimilare le novità critiche e tradurle, mediandole, per gli allievi, in un processo di costruzione condivisa di significati.
Tra gli apporti critici dell’anno verghiano riporto in maniera schematica quelli che mi sembrano spendibili a scuola, per promuovere Verga come autore moderno e sperimentale. Il lavoro dell’insegnante deve fare costantemente i conti con il tempo e i tagli; quindi è ovvio che dare un’idea compiuta del Verga verista rappresenta già un successo e poco o nulla rimane per il resto. Eppure basterebbe anche solo una presentazione diversa dell’autore, un racconto efficace della sua biografia che ne ricostruisca l’uomo, come più volte suggerito da Gino Tellini, il suo rapporto con i luoghi e la città; oppure l’accostamento, alle letture consuete e canonizzate (novelle e stralci da I Malavoglia o dal Mastro Don Gesualdo ), anche solo di un passo differente [vi] magari sfruttando materiali presenti in Rete e modalità collaborative, con la possibilità per i ragazzi di scegliere l’aspetto più vicino alla propria sensibilità o di scoprirlo autonomamente.
Si tratta di scelte del tutto soggettive, sollecitate dalle novità critiche presentate nel 2022:
1) Mi sembra produttiva la possibilità di studiare il testo teatrale, il secondo anno, attraverso un’opera verghiana “accanto” o “al posto di” passi antologizzati sulla manualistica: si pensi alle potenzialità di Cavalleria rusticana, anche in riferimento all’Educazione civica. Il testo teatrale verghiano permette di studiare il “parlato teatrale” in una sorta di “grammatica in pratica” di grande funzionalità didattica per l’approfondimento della sintassi. Si trovano infatti fenomeni dell’uso colloquiale quali: “lui” come soggetto, il “che polivalente”, le dislocazioni, la frase “foderata” e marcata, il periodo ipotetico controfattuale col doppio imperfetto, anacoluti e sconnessioni, pause e interruzioni, colloquialismi, proverbi e modi di dire, casi di turpiloquio, interiezioni, imprecazioni, deittici in abbondanza, ripetizioni , sospensioni, riproposizione di parole già espresse… tutti fenomeni importanti che possono consolidare la competenza linguistica degli allievi.
2) Sempre il secondo anno, può essere significativo accostare a pagine manzoniane alcune novelle di Verga, come suggerito qui https://site.unibo.it/griseldaonline/it/didattica/marianna-villa-verga-manzoniano/#_edn11 soprattutto da Novelle rusticane, come ad esempio Libertà per il tema della rivolta o le novelle sul colera. Se si vuole organizzare un percorso più articolato rimane il classico confronto sulla monacazione forzata con Storia di una capinera, un testo non semplicissimo, ma tornato molto di moda negli ultimi anni.
3) Significativo risulta anche un lavoro sulla transcodificazione e transmedialità, a partire, per esempio, da La lupa, che da novella diventò melodramma, opera teatrale e addirittura un film.
4) Come sottolineato da Gabriella Alfieri, Verga procede per dittici e accostamenti, in un percorso intimamente coerente ma non sempre chiaro agli studenti. È allora significativo accostare a Vita dei campi anche una o più novelle da Per le vie, il cui titolo originario, Vita d’officina, rendeva bene la duplice prospettiva dell’orizzonte autoriale, l’indagine del mondo umile delle campagne da un lato, e quello operaio, dall’altro. Allo stesso modo a Cavalleria rusticana si può affiancare In portineria.
5) Per approfondire i rapporti tra Verga e il Novecento, al binomio Verga/Neorealismo si può affiancare quello di Verga come anticipatore del Modernismo; magari a partire dalla linea Verga-Pirandello.
6) E’ possibile superare il dualismo “Verismo-Realismo” per studiare Verga in maniera organica in relazione ai grandi autori europei, e indagare l'istanza condivisa di rappresentazione della realtà sociale e umana. Il Convegno "Verga nel realismo europeo ed extraeuropeo" del dicembre 2022 permette di istituire importanti collegamenti tra varie letterature, utili per il colloquio d’Esame.[vii]
Un grande autore, come Verga, si presta allora a moltissimi livelli di lettura: già dal primo grado le novelle, soprattutto, ma anche alcune pagine dei Malavoglia, possono essere scavate e indagate con percorsi interessanti che coniugano competenze di lettura e scrittura/riscrittura; penso al non detto verghiano, alla dimensione simbolica -legata ai colori o al mondo animale-, ai vari piani del discorso che possono essere indagati o agli strumenti dell’analisi narratologica come punti di partenza per la ricostruzione del senso del testo. Quale autore, più di Verga, può essere esemplare per lo “Show, don’t tell?”.
Ma vi è un’età in cui è necessario storicizzare il testo, e vedere i nessi con il contesto di riferimento, ad esempio, per valutare il senso di alcune tecniche narrative: anche qui la mediazione dell’insegnante è insostituibile per porre riparo alla deriva, enfatizzata dai social, che tutto può essere interpretabile in maniera personale e soggettiva. Senz’altro nel contesto attuale mi sembra che I Malavoglia, per la loro complessità, siano fruibili solo con la mediazione del docente, in una lettura, possibilmente a voce alta, condivisa con la classe. Sono forse più efficaci didatticamente le novelle che, in quanto narrativa breve, hanno una struttura chiusa e permettono una focalizzazione specifica su singoli aspetti di volta in volta differenti e quindi consentono anche una lettura autonoma, come suggerito qui (si veda il Link_1) da Emanuela Bandini.
Alcuni spunti e aggiornamento bibliografico
Nel novembre 2022 l’Associazione degli Italianisti – sezione didattica ha dedicato a Verga la Giornata della letteratura, con iniziative rivolte a studenti delle secondarie. La sezione regionale della Lombardia ha organizzato un momento pomeridiano di aggiornamento per docenti, inserito nel programma di formazione docenti del Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano, coordinato dal Prof. Guglielmo Barucci.[viii] All’intervento di Luca Clerici, dal titolo «I Malavoglia»: un romanzo così difficile? è seguita la presentazione di spunti didattici e approfondimenti tenuti da docenti di scuola secondaria dell’ADI Lombardia, di cui si condivide la versione estesa negli articoli che seguono.
Percorsi didattici
Emanuela Bandini, Leggere e interpretare alcune novelle verghiane: un lavoro a gruppi LINK_1_Bandini
Matteo Zenoni, Verga e l’Educazione Civica: un percorso intorno all’Obiettivo 5 di Agenda 2030 LINK_2_Zenoni
Approfondimenti
Alessandro Ardigò, I Malavoglia e l’Albero degli zoccoli: una proposta fra letteratura e cinema per la classe quinta LINK_3_Ardigò
Marianna Villa, Verga e l’“effetto Milano” LINK_4_Villa e aggiornamento bibliografico
Aggiornamento bibliografico
Principali strumenti di aggiornamento:
Pubblicazione degli “Annali della Fondazione Verga” http://www.fondazioneverga.it/
il portale di riferimento in cui verranno ospitate le Edizioni Nazionali delle opere, al momento non vi è in rete uno strumento attendibile per interrogare i testi (ad eccezione di Biblioteca italiana); non vi sono testi affidabili. Utile per aggiornamento bibliografico, contiene un’anteprima di alcune pubblicazioni legate ai convegni svoltisi nel 2022.
Interventi di Romano Luperini, estesi lungo un arco di quarant’anni e infine raccolti nel prezioso volume pubblicato nel 2019: R. Luperini, Giovanni Verga, Carocci; significativa la rilettura fatta da Luperini nei numerosi convegni verghiani e reperibile qui https://up.palumboeditore.it/show-details.html?id=39
Studi:
Gabriella Alfieri, Verga, Salerno editrice, 2016
Giorgio Forni (a cura di), Verga e il verismo, Carocci, 2022; fondamentale per gli aggiornamenti sull’autore.
Andrea Manganaro (a cura di), La ferinità umana, la guerra, lo spatriare. Riletture verghiane, Fondazione Verga/Euno edizioni, 2021
Felice Rappazzo (con G. Lombardo), Giovanni Verga fra i suoi contemporanei. Recensioni e interventi 1862-1906, Rubbettino, 2016.
Rosaria Sardo, «Al tocco magico del tuo lapis verde…». De Roberto novelliere e l’officina verista http://www.fondazioneverga.it/studi/
Gino Tellini, Verga e gli scrittori. Da Capuana a Bufalino, Società editrice fiorentina, 2016
https://www.youtube.com/watch?v=4OiZs2u8Pks
Per la scuola:
A.A.V.V:. Vita tra i banchi. A scuola con Giovanni Verga, a cura di L. Mirone, Bonanno, 2021.
Convegni on line:
Verga tra Folclore e modernità: https://www.youtube.com/watch?v=QmgjdwiP04c
Verga nel realismo europeo: https://www.youtube.com/watch?v=nz9HG8kzr4c e seguenti
Verga e la scuola: Catania https://www.youtube.com/watch?v=Sp5wtJLfw6k e seguenti; Roma https://www.youtube.com/watch?v=_wEpYemwShE e seguenti
Verga oggi: https://www.youtube.com/watch?v=1WeI4J3s_V0 e seguenti
Sull’anniversario verghiano si possono utilizzare:
• “Robinson” (inserto letterario della “Repubblica”), n. 268 del 22 gennaio 2022
• “La Lettura” (inserto letterario del “Corriere della sera”), del 23 gennaio 2022, pp. 8-15
ARCHIVIO FOTOGRAFICO UTILE IN CLASSE
https://www.fondazione3m.it/page_collezione.php?fondo=FONDO%20GIOVANNI%20VERGA
Archivio di fotografie scattate da Giovanni Verga dal 1887 al 1902. Si tratta di riproduzioni digitali dalle lastre di vetro originali utilizzate dall’autore essendo andate perdute le stampe d’epoca realizzate dallo stesso Verga. In larga prevalenza i soggetti – molti ritratti ed alcune vedute – sono legati alla Sicilia (Catania, Vizzini e dintorni) ma non mancano riprese realizzate in Svizzera, a Como, Bormio e sui laghi Maggiore e di Como. Accanto ai ritratti singoli e di gruppo di amici e familiari, lo scrittore ha ripreso personale di servizio, gente comune, bambini in perfetto parallelismo con gli interessi legati alla sua produzione letteraria.
Mostra fotografica “La segreta mania”
Sulla fotografia, cfr. numero di Arabeschi http://www.arabeschi.it/verga-in-viaggio-1897-un-inedito-percorso-fotografico-/
Per i rapporti tra Verga e Manzoni sul numero precedente di “Griselda”:
M. Villa, Per un Verga “manzoniano”, Portale Griselda, Ottobre 2022 https://site.unibo.it/griseldaonline/it/didattica/marianna-villa-verga-manzoniano
28 febbraio 2023
[i] Rimando al contributo di chi scrive nel numero precedente di Griselda. Ottobre 2022: https://site.unibo.it/griseldaonline/it/didattica/marianna-villa-verga-manzoniano
[ii] Qui il programma annuale completo delle celebrazioni 2022: http://www.fondazioneverga.it/wp-content/uploads/2021/12/brochure-31-maggio.pdf ; alcuni di questi convegni sono visibili sul canale YouTube webtv dell’Università degli Studi di Catania.
[iii] G. Forni, Verga e il Verismo, Roma, Carocci, 2022.
[iv] Cfr. I. Piazza, Lo spazio mediale. Generi letterari tra creatività letteraria e progettazione editoriale: il caso Verga, Firenze, Cesati, 2018.
[v] G. Alfieri, Verga, Salerno, 2016.
[vi] Gino Tellini suggerisce la Prefazione ad Eva, del 1873, per capire la genesi dei capolavori verghiani.
[vii] Così Gabriella Alfieri: «Occorre far emergere, per la prima volta a partire da Giovanni Verga, le coincidenze e le differenze tra i vari modi di declinare il realismo nelle diverse culture […] L’interpretazione di uno scrittore di prospettiva europea come Giovanni Verga, infatti, deve tenere conto dell’interazione e del confronto con le istanze espresse anche dagli altri grandi autori del realismo, e non solo in Europa», cfr. la registrazione qui: https://www.youtube.com/watch?v=nz9HG8kzr4c
[viii] Il programma mattutino ha previsto conferenze di approfondimento coordinate da Sandra Carapezza con i seguenti interventi: Gino Ruozzi (Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna), Cento anni dopo: qualche considerazione introduttiva, Ornella Selvafolta (Politecnico di Milano), Luoghi, paesaggi e architetture nella Milano di Giovanni Verga con letture di Sergio Gra (Biblioteca d’Arte del Castello sforzesco di Milano, Mauro Giori (Università degli Studi di Milano), Luchino Visconti e Giovanni Verga (tra Dumas e Testori). Le registrazioni sono ospitate nel nuovo portale di Ateneo di raccordo con la scuola “Servono per vivere”: https://studilefiliascuola.unimi.it/i-gruppi-di-ricerca/