Leggo con piacere gli interventi di colleghe e colleghi sull’insegnamento a distanza: c’è tanto da imparare, anche in questa triste circostanza.
Noto che l’attenzione si concentra in genere su quanto siamo costretti a cambiare, aggiustare, inventare. Io però son nato sotto il segno della Vergine, per di più ascendente Capricorno, e dunque cerco ogni giorno ciò che mi fa sentire uguale, a casa. Ed ecco una cosa preziosa che ho trovato.
C’è almeno uno strumento di didattica a distanza irrinunciabile, perché costituisce un ponte solido fra il passato (più o meno recente) e questo nostro presente d’eccezione: scrivere e correggere testi, di diversa natura.
Da sempre lo scritto è “a distanza”.
La distanza fra gli studenti nei banchi, la loro necessità di essere soli, per pensare e seguire strategie individuali, risolvere problemi, interpretare opinioni, giudicare.
La distanza del docente, che calibra da solo i percorsi mentali possibili, organizza e gestisce la correzione, cercando il giusto equilibrio fra emozione e ragione, pubblico e privato.
Scrivere reca sempre le tracce delle aspettative e dell’attesa, in uno spazio-tempo sospeso, che si svela al momento della consegna dello scritto corretto; in quel momento s’incontrano la valutazione che hai dato di te stessa/o e quella che l’insegnante ha dato di te: una delle espressioni più alte dell’incontro educativo, e della responsabilità di tutte e tutti nella sua riuscita.
Per questi motivi, ho sempre considerato cruciale insegnare a scrivere (se penso a certe classi, almeno provarci …), e trascorrere molto tempo a discuterne con il gruppo e con ciascuna ragazza e ragazzo.
Continuo a farlo, con la stessa frequenza e un’enfasi se possibile ancora più marcata, in tempi di virus. E mi piace utilizzare canali che richiedano concentrazione, anche nella semplice consegna: una mail, quindi, con tanto di saluti e faccine, non la collocazione su una qualche classe virtuale; perché mai come ora non è importante il controllo delle scadenze, ma l’umanità e il calore della comunicazione. I voti verranno; magari – se non ci si fida – su più di uno scritto, e attribuiti con quell’intelligenza valutativa che ci caratterizza, e che è tutt’altra cosa dal mito dell’oggettività.
Tutto questo nonostante una certa vuota retorica della didattica a distanza suggerisca che lo strumento della scrittura forse è rinunciabile, almeno temporaneamente. Perché non sarebbe abbastanza empatico, o efficace, o oggettivo.
Non sono d’accordo.
Come sempre, non sono gli strumenti a fare la differenza, ma le persone.
6 aprile 2020
Stefano Rossetti
(Liceo Scientifico “Curie” – Pinerolo)