Matilde Maresca - Ciao ragazzi! Come state?

Educare attraverso la relazione e il coinvolgimento

 

Si chiude oggi la mia settima settimana di didattica a distanza. Insegno in un liceo di Bologna. Allo scoccare delle 24 ore del primo decreto del governo (DL 23 febbraio 2020) ho fatto una cosa che non avevo mai fatto prima: ho inviato un videomesssaggio ai miei studenti. Ciao ragazzi! Come state? E adesso come facciamo? Qualcosa mi inventerò, altrimenti questo virus combinerà più guai di quelli che sta già facendo. Da lì è iniziata la cascata di prime volte: la prima videolezione su Skype, il primo video didattico, le prime Instagram stories, la prima volta in cui sprono (con successo!) i miei colleghi all’azione e mi fermo qui, perché ogni giorno capita a tutti noi docenti della DAD di sperimentare qualcosa che non avevamo mai fatto prima. 

Una cascata è inarrestabile, travolgente ed anche vivifica. Le nuove esperienze si sono sovrapposte prepotenti su tutte le attività programmate, a cui abbiamo dovuto rinunciare. Ogni tanto l’agenda digitale mi ricorda ancora i numerosi progetti a cui lavoravamo con entusiasmo e che erano parte fondamentale della nostra programmazione. Progetti con i musei e con i teatri della città, viaggi didattici, esperienze di condivisione. Il rischio di sprofondare nella disperazione era altissimo, e i momenti di sconforto non sono mancati. Ma vivere l’interruzione forzata della scuola come una mancanza, pensando a tutto quello che dovevamo fare e non potevamo fare più, sarebbe stata una rovina ben più irreparabile. Mi piace pensare che alcuni di questi progetti siano temporaneamente sospesi, in attesa di riprendere o di rinascere in altre forme. Così è iniziata la mia avventura di prof online che ha scelto di trasformare l’emergenza in risorsa. 

 

Traccio la rotta, spesso un giorno per l’altro, sotto la guida costante di due fari, due eccellenze per l’innovazione e la comunicazione: Future Education Modena e Parole O_Stili. Grazie ai suggerimenti che ogni giorno ricevo dai loro webinar, post, newsletter, provo a costruire una didattica basata sulla relazione e sul coinvolgimento. Buona parte della didattica a distanza è fatta di competenze digitali, a cui è doveroso aggiungere una cura particolare per la relazione. Vedere le facce stropicciate degli studenti la mattina per me è stato innanzitutto un bisogno, ma adesso è un dovere per ogni docente. Andare oltre i compiti caricati sulle piattaforme è un’azione necessaria, se si vuole favorire l’apprendimento. La relazione docente-studente non può esaurirsi solo nello spiegare, assegnare, correggere, valutare. Il cerchio della morte, lo chiamo io. Avevamo già avvertito l’insufficienza di questo circolo nella didattica in presenza, ora la didattica a distanza fa implodere ed esplodere le metodologie cosiddette tradizionali. Chiudere gli occhi davanti a questa evidenza significa rinunciare per sempre all’occasione meravigliosa che è educare. 

 

Ogni mattina l’impegno è trovare un modo per interagire con gli adolescenti che -udite, udite- fanno entrare noi insegnanti nelle loro camere. Una concessione inedita, spesso agognata dagli esseri umani consanguinei, dai fratelli ai genitori, giustamente negata, aggiungerei io. Questa concessione merita un’attenzione particolare. Ci aprono la porta che, se potessero, terrebbero sprangata. Quando fanno clic, dovrebbero trovare insegnanti sorridenti, forse con profonde occhiaie blu per le lunghe ore allo schermo, che si traducono in piccole sorprese realizzate per loro e con loro: giochi didattici, sfide a gruppi, mappe tematiche condivise, mini cacce al tesoro in casa, flashmob poetici e tanto altro. La scuola online ci impone di rivedere la grammatica della didattica e della comunicazione. Basta con le interrogazioni, le verifiche, le email (gentilissimo collega, con questa mia vengo ad informarti che). Occorre mettere in atto forme di didattica e di comunicazione che accorcino le distanze imposte dallo schermo, talvolta rafforzate dalla nostra rigidità.

Con un sonetto di Dante è possibile imparare le figure retoriche di ordine, ma anche ridere a crepapelle tutti insieme quando Gabriele, per la consegna mascheratevi dai personaggi del sonetto, è tornato nella main room nelle vesti di Lapo Gianni con occhiali da sole e asciugamano in testa, perché prof, sul vasel il sole picchia. E ancora è possibile scrivere, lasciando liberi di raccontare in una lettera come un adolescente viva l’amicizia in questo momento di lockdown o di inventare dei meme (irresistibile quello di Luca, con Conte che chiede a Dante l’autocertificazione per andare per mare sul vasel). Con un sonetto di Dante si può dar vita ad una mini performance di classe per il Dantedì, in cui ognuno in camera sua legge un verso mentre un compagno suona il pianoforte.  

 

Le vie da percorrere per educare a distanza sono infinite. Necessitano di ore e ore di progettazione, sono faticose, impegnative, ma si tratta di impostare le priorità: mettiamo al primo posto la relazione con gli studenti e il loro coinvolgimento, raccoglieremo adesso frutti copiosi e inaspettati, che si riveleranno semi preziosi quando torneremo a scuola.

 

4 aprile 2020

 

Matilde Maresca

Liceo Augusto Righi-Bologna