Anna Amarotti
Nel 1961, il poeta laureato e guru hippy Allen Ginsberg rilascia un’intervista a Playboy in cui dichiara:
“La mia poesia è stata male interpretata come se promuovesse l’omosessualità. In realtà il suo scopo era di promuovere la franchezza, riguardo qualsiasi argomento. Se sei un feticista dei piedi scrivi riguardo ai piedi, se sei un agente di borsa scrivi riguardo l’andamento dei grafici sulle quotazioni della Standard Oil. Quando alcune persone sono franche riguardo l’omosessualità in pubblico, allora si rompe il ghiaccio; e a quel punto la gente non è più spaventata dall’essere “franca” riguardo tutto il resto.”
Spaventata. L’America di metà anni ’50, appena uscita dai fantasmi, dai veleni e dai sospetti del maccartismo, un’America dove non si parla di ciò di cui si ha paura e dove argomenti tabù come comunismo e omosessualità scuotono internamente la falsa ed ipocrita morale collettiva, è un’America ancora profondamente in imbarazzo e restia ad affrontare pubblicamente temi così scottanti, un imbarazzo chiaramente percepibile durante le scene del processo per oscenità contro l’opera di Ginsberg. E nel silenzio di una nazione lo stesso Ginsberg leva il suo urlo: un urlo proveniente da dentro ognuno di noi, che affonda le radici nell’inalienabile diritto alla libertà di essere; essere feticisti, agenti di borsa o omosessuali, essere liberi.
Howl è un viaggio nella profondità della mente del poeta e nella visione dei sotterranei in cui vivono gli emarginati della società, di cui l’America degli anni ’50 non era pronta ad accogliere pensieri e disperate denunce. Lo spettatore assiste alla materializzazione della trasposizione visiva del poema. Materializzazione inaspettata e spiazzante che si concretizza in un susseguirsi di immagini in animazione volte a descrivere, supportare ed enfatizzare le stupende sensazioni che i versi del poema suggeriscono già di per sé.
Il risultato è un alternarsi di momenti allucinati (che riprendono e ricordano le visioni di Blake, Rimbaud e dei surrealisti) alternate a momenti di lucidità, e che permettono quindi all’osservatore di comprendere la voce di coloro che hanno denunciato la caduta dell’uomo, la perdita del contatto con Dio e con gli altri uomini e la chiusura in una razionalità alienante e distruttiva. Ritengo che Howl susciti un forte senso di empatia e quindi di immedesimazione dello spettatore con l’opera, che non rimane più solamente una sequenza scioccante e talvolta caotica di immagini ma si riscopre in grado di generare compassione.
Il film si presenta in quattro sequenze distinte che si alternano continuamente. Di colpo ci troviamo seduti in compagnia del poeta, che tra una sigaretta e una tazza di tè ci conduce nell’intima natura di Howl, e racconta cosa lo abbia spinto durante la stesura della sua opera. Alla pacatezza e sicura tranquillità che Ginsberg dimostra durante l’intervista si contrappongono le visionarie e roboanti scene animate, caotiche e disarmoniche come un caleidoscopio infranto, che quasi con violenza disperdono le nuvole di fumo sopra Ginsberg e ci catapultano verso la vera natura della poesia.
La terza sequenza ci porta agli anni di gioventù del poeta, uno spaccato che rende i personaggi (Allen, un giovane Kerouac e l’amico Cassady) un po’ più tridimensionali.
La quarta sequenza invece è la ricostruzione del processo svoltosi nel 1957 contro l’opera di Ginsberg. Si tratta della sequenza più documentaristica delle quattro, e oltre a rappresentare i fatti avvenuti con il mordente ed i ritmi tipici di un lawyer-movie fa riflettere lo spettatore su cosa si possa legittimamente considerare letteratura e sull’impatto che Howl ha avuto sulla società del tempo: la conclusione del processo, infatti, terminato con l’assoluzione da tutte le accuse, non è solo una vittoria di Ginsberg e della sua controversa opera, ma è una profonda presa di coscienza da parte della società nei confronti della libertà di espressione.
Sul Film – Titolo Originale: Howl; Lingua originale: Inglese; Paese: USA; Anno: 2010; Durata: 90 min.; Regia: Rob Epstein, Jeffrey Friedman
Cast: Allen Ginsberg, James Franco; Peter Orlovsky, Aaron Tveit; Jack Kerouac: Todd Rotondi; Neal Cassady, Jon Prescott; Lawrence Ferlinghetti, Andrew Rogers
Filmografia
Epstein Rob, Friedman Jeffrey, Howl, 2010
Sitografia
The Playboy Interview with Allen Ginsberg, playboy.it (data di ultima consultazione: 13/07/2021)