I movimenti del vino: scambi tra Usa e Italia

Valentina Aprea

La storia del vino vanta prime attestazioni che risalgono anche a seimila anni fa, costruendo un filo rosso che unisce tradizioni culturali diverse. Stati Uniti ed Europa, oggi, sono legate da un intenso scambio di prodotti enologici e da un sempre florido enoturismo, mostrando solo una faccia della medaglia: quella di un rapporto idilliaco che, in realtà, nasconde le conseguenze nefaste della colonizzazione europea.

1. Il vino: prime colture, scritture ed enoturismo
2. Il target statunitense
3. Le conseguenze della colonizzazione europea

 

1. Il vino: prime colture, scritture ed enoturismo

Il vino è poesia imbottigliata”, diceva in un suo aforisma Stevenson, il celebre autore di The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr Hide (1886) e non aveva tutti i torti. Non a caso, un bicchiere di vino è spesso quel guizzo in più di mille e più tipi di conversazioni, dalle più profonde a quelle intrise di spirito.

A ben pensarci, ogni buon racconto ha almeno un calice di vino nella sua trama, a cominciare dalla Bibbia, che fa proprio del vino addirittura uno dei suoi simboli più ricorrenti e significativi. 

Non c’è da meravigliarsi, quindi, che la tradizione enologica abbia una storia di più di seimila anni, iniziata con la coltivazione domestica della vite a opera dei Sumeri, per poi diffondersi anche a Occidente grazie a Greci e Fenici pochi secoli più tardi. Una volta raggiunta l’area mediterranea, la coltivazione della vite trovò terreno fertile e animi appassionati anche nell’entroterra, acquisendo progressivamente tratti specifici in base ai fattori climatici della zona d’interesse, alle tecniche usate nella selezione delle sementi e ai differenti approcci di elaborazione dell’uva.

La narrazione del vino e della viticultura è interessante quanto ricca, tanto da rendere la nicchia dell’enoturismo uno degli ambiti più ferventi del terzo settore, in Italia quanto oltreoceano. Per definizione, l’enoturismo è un tipo di turismo incentrato sul culto del vino in qualsiasi suo aspetto, dalla prima produzione alla consumazione finale. Pur essendo una categoria di nicchia, questo accoglie al suo interno appassionati esperti della materia e curiosi alle prime armi, dando spazio a più di 14 milioni di enoturisti ogni anno già solo in Italia. Il Bel Paese, infatti, è riconosciuto internazionalmente come uno dei più importanti produttori di vino, nonché una tappa obbligatoria per qualsiasi cultore dell’ambito.

Rimanendo in Italia, il bacino più ampio di utenza interessata mette insieme turisti di provenienza tedesca, inglese e statunitense: i primi già avvezzi da più tempo alla visita di cantine e alla degustazione di sapori locali, tanto da aver accumulato esperienza e progressiva autonomia nella valutazione dei prodotti; gli ultimi, invece, visitatori più recenti e, perciò, ancora bisognosi di una guida autorevole del settore. 

 

2. Il target statunitense

Il pubblico statunitense non poteva certo non apprezzare con curiosità ed entusiasmo anche il risvolto vitivinicolo dell’Italia, a maggior ragione se si considera che parliamo di grandi estimatori della cultura italiana, oltre che della sua tradizione enogastronomica. A riconferma di ciò, basti pensare che un quarto delle esportazioni di vino italiano è diretto proprio agli USA, nonostante le sue regolamentazioni complesse: negli Stati Uniti, infatti, è necessaria una vendita tramitata da un intermediario e non diretta al cliente finale, ma questo cavillo certo non frena né il commercio internazionale né la solidarietà e la stima reciproca di cui godono produttore e consumatore agli estremi dell’Atlantico.

Italia e Stati Uniti si vedono, quindi, uniti da un filo conduttore che profuma d’uva fermentata: il vino, un elemento forse meno convenzionale delle solite radici comuni di ereditarietà genetica e di condivisione di ideali, ma non per questo di minor importanza. Pur sembrando un’affermazione azzardata, ogni dubbio scompare alla luce di come gli USA siano il primo mercato di destinazione del vino italiano d’esportazione in un panorama globalizzato.

Altresì, gli enoturisti statunitensi in arrivo in Italia rappresentano un trend in crescita proprio in virtù del rispetto della cultura italiana e delle proprie buone capacità di spesa al fine di un’esperienza il più autentica possibile. La clientela americana ha le sue preferenze, certo: i vini fermi la fanno da padrone, ma anche quelli frizzanti solleticano la curiosità del pubblico d’oltreoceano.

Il prototipo di enoturista americano, curioso e mediamente alto spendente, decide solitamente di affidare l’organizzazione della propria vacanza enogastronomica a tour operator specializzati. Maggiore è l’interesse primario del turista e più alte saranno le sue aspettative, così come più mirate saranno anche le sue ricerche in termini di prodotti e produttori. 

Ad ogni modo, che sia più o meno intenditore della materia, il classico turista statunitense ha solitamente un podio di preferenze per cantine e agriturismi di Toscana, Sicilia e Veneto. L’obiettivo, quindi, sarà non soltanto una degustazione a tutto tondo con abbinamenti di prodotti locali, ma un’esperienza completa all’interno della catena di produzione nei suoi minimi dettagli: dalla visita delle vigne alle spiegazioni delle diverse scelte di fermentazione, invecchiamento e affinamento

Un vero e proprio percorso in cui il turista viene accompagnato per mano nella scoperta di un mondo suggestivo quanto ricco di sapori e odori, nel pieno rispetto di una vera autenticità e di un ideale di accoglienza riconosciuto all’interno e all’esterno di ogni confine nazionale.

 

3. Le conseguenze della colonizzazione europea

Ciononostante, la preziosa insegna del vino che unisce Italia e Stati Uniti non riserva solo lati goderecci ma, come in qualsiasi relazione che si rispetti, si possono trovare anche qui delle zone d’ombra.

Infatti, persiste un continuo movimento di scambio reciproco: il passaggio odierno consiste nello scambio di merci principalmente dall’Italia verso gli Usa e di enoturisti in larga parte statunitensi in direzione dell’Italia. Se, però, allarghiamo la nostra prospettiva temporale includendo l’inizio di questo secolare scambio, arriviamo al 1520, prima data attestata a cui far risalire la coltivazione organizzata dei vigneti in America per produrre vino - una pratica che è quindi da circoscrivere a una delle tante conseguenze della colonizzazione europea.

Il primo avamposto della coltivazione vitivinicola nel Nuovo Mondo fu nel Sud America e da subito riscosse ampio successo, tanto da arrivare ai livelli della produzione europea dell’epoca in pochi decenni. L’importazione dei vitigni, principalmente di radice francese e spagnola, si diffuse gradualmente anche nelle zone più settentrionali, accompagnando l’avanzata dell’espansione in California, dove ancora oggi si possono trovare tracce di viti del 1770 importate da missioni di frati francescani. La penisola, infatti, rappresenta ancora una delle aree più importanti degli Stati Uniti in termini enologici: San Francisco e la Napa Valley sono annoverate tra le capitali del mondo del vino al pari di Bordeaux, Porto e Verona. Qui, gli innesti viticoli degli albori erano stati importati da Francia e Italia, approfittando del mite clima locale particolarmente favorevole.

Purtroppo, l’avvento della Seconda Rivoluzione Industriale dell’Ottocento non portò solo una nuova ondata migratoria in direzione americana e un vento di sviluppo tecnologico con nuovi mezzi di locomozione più veloci: proprio questi permisero anche il transito dalle Americhe all’Europa di un parassita fino ad allora mai approdato nel Vecchio Continente.

Il caso della fillossera fu talmente tanto eclatante da dividere in due la storia del vino, decretandone un prima e un dopo. Si tratta di un insetto che attacca la vite dapprima alle foglie e infine alle radici, non lasciando scampo alla pianta. Essendo le coltivazioni di radice europea molto più delicate di quelle di origine americana (rafforzate perchè avevano dovuto adattarsi a un terreno nuovo, per quanto favorevole), i cultivar (coltivazioni, ndr.) furono duramente colpiti, reggendo con fatica il colpo di ettari di vigneti gravemente affetti e costringendo l’intera produzione a un cambio epocale.

Dal nuovo continente, infatti, giungeva l’uva fragola americana, importata in Europa con intensi scambi commerciali di radici: la miccia della diffusione del parassita risiedette proprio in questo movimento. Per fermare la propagazione, fu necessario sostituire quasi completamente le piantagioni colpite, innestando nuovi piedi provenienti dal Nuovo Mondo e coltivandole da quel momento in poi con trattamenti alla vigna più fedeli alla tradizione locale, onde garantire e migliorare la resistenza dei vitigni.

Da questo passaggio fondamentale è nata la viticultura moderna, chiudendo il capitolo delle specie del mondo antico e medievale di entrambe le aree geografiche e aprendo invece quello che racchiude e sintetizza entrambe le culture. Un passaggio sicuramente imprevisto e sofferto, ma al quale si è saputo fare fronte con un aiuto mutuo fatto di tentativi e determinazione: garantire un futuro al vino sicuramente era un obiettivo comune - la vera sfida è stato scoprire come tramutarlo in realtà.

Come nel gesto di un brindisi, cultura europea e cultura americana si sono poste l’una di fronte all’altra e dalle vibrazioni del loro incontro è nato alla fine un sorriso comune. Ma non è forse questo il messaggio implicito del bere del vino insieme? Un rito di festa, condivisione e aiuto vicendevole, un vero e proprio scambio culturale che coinvolge sensi e intelletto. Ecco, quindi, che cosa scopre l’enoturista e di che cosa fa esperienza ogniqualvolta varchi la soglia di una cantina, appropriandosi di secoli di tradizione e di gusto da raccontare.

 

Sitografia

Cos'è l'enoturismo e come lo viviamo in Italia?, su dominiveneti.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)

Da Italia a Usa, Ups scommette sull'enoturismo, su wine.pambianconews.com (data di ultima consultazione 09/10/2023)

Enoturismo: le preferenze dei wine lover d’Italia, Stati Uniti, Regno Unito e Germania, su winenews.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)

Frasi sul vino: citazioni, su frasicelebri.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)

La Fillossera, su quattrocalici.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)

La vite e l'uomo: storia, cultura, scienza, su unifi.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)

Storia e arte. La vite e il vino, su colturaecultura.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)

XVI Rapporto sul Turismo del Vino in Italia, su cittadelvino.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)



Foto 1 da studiarapido.it (data di ultima consultazione 09/10/2023)