BEDFLOW mira alla valutazione delle dinamiche fluviali lungo la porzione montana del Torrente Sillaro per traguardare una gestione del sedimento che ne migliori la qualità ambientale. BEDFLOW integra una componente a scala di bacino (Azioni 1 e 2) con una a scala di tratto (Azione 3).
Le azioni 1 e 2 includono la mappatura multi-temporale da immagini telerilevate (dagli anni ’50 fino ad oggi), integrata a lavoro di campo. L’azione 3 include il monitoraggio del trasporto solido al fondo (bedload) in due tratti dell’alveo selezionati.
L’azione 1 studia i cambiamenti storici dell’alveo attivo in relazione alla forzante naturale e antropica.
L’azione 2 si focalizza sulla compilazione di un inventario di colate di terra multi-temporale per la stima dei flussi di sedimento e del grado di connessione con la rete di drenaggio. Studia come l'attività del flusso di terra possa aver influenzato i cambiamenti del canale attivo del Torrente Sillaro negli ultimi 70 anni.
L’azione 3 riguarda il monitoraggio del flusso idrico e del trasporto solido al fondo, in concomitanza con ripetuti rilievi della topografia del letto dell’alveo. Questa azione mira a definire le soglie idrologiche per il trascinamento delle particelle alla scala di evento e stimare i flussi del trasporto solido al fondo.
Il Torrente Sillaro, affluente di destra del Fiume Reno, si trova nell'Appennino settentrionale. Ha origine in territorio toscano, ai piedi del Monte Tre Poggioli (966 m s.l.m.), presso Piancaldoli. Si addentra in Emilia dopo Giugnola, per poi proseguire in direzione NNE. Il bacino montano, che si estende per 139 km2, con quote che variano da un minimo di 56 m a un massimo di 991 m s.l.m., si chiude presso Castel San Pietro Terme.
Per lo studio multi-temporale dell'alveo attivo è stata presa in considerazione la porzione del Sillaro che ha inizio in località Tomba e si estende verso valle per una lunghezza di circa 27 km, fino ad arrivare a Castel San Pietro Terme (Figura 1).