Il movimento attiva molecole che agiscono in aree del cervello deputate al processo decisionale, concentrazione, attenzione, personalità, formazione e conservazione di ricordi a lungo termine.
Ma in che modo l'esercizio muscolare mette in moto il cervello? Durante l'esercizio fisico l'aumento della frequenza cardiaca stimola il flusso sanguigno al cervello, migliorandone l'apporto di ossigeno e sostanze nutritive.
Inoltre, quando ci alleniamo i muscoli rilasciano delle molecole benefiche che, in egual modo, raggiungono il cervello e producono effetti in particolare in due aree ben distinte: la corteccia prefrontale, situata dietro la fronte, che è essenziale per il processo decisionale, la concentrazione, l’attenzione e la personalità; e il lobo temporale, che si trova ai lati della testa in corrispondenza dell’area intorno alle orecchie, dove è presente una struttura cruciale per formare e conservare ricordi a lungo termine, l'ippocampo.
Tra le queste molecole, prodotte durante l'allenamento, troviamo l'irisina, una sostanza con comprovati effetti neuroprotettivi che aumenta l’espressione di un fattore neurotrofico cerebrale (BDNF) proprio nella regione dell’ippocampo, supportando così i processi di apprendimento e memoria. Il fattore BDNF è fondamentale, infatti, per il corretto funzionamento del sistema nervoso centrale, poiché favorisce la creazione di nuove cellule nervose e migliora la comunicazione tra di esse.
La sua azione nell'ippocampo porterebbe a un potenziamento di queste capacità, stimolando la plasticità sinaptica, ovvero la capacità dei neuroni di modificare le loro connessioni e funzionalità in risposta a nuovi stimoli o danni, e rafforzando i circuiti neuronali coinvolti nella memorizzazione delle informazioni. In questo modo, l'allenamento fisico regolare non solo promuove la salute cerebrale, ma potrebbe anche essere utile per prevenire o moderare il declino cognitivo legato all'invecchiamento.
Al movimento di tipo aerobico costante è stato associata anche una maggiore efficienza nella regione della corteccia prefrontale. Tra i miglioramenti cognitivi registrati in soggetti di età diverse, si è osservato un potenziamento nella velocità di elaborazione delle informazioni e nelle funzioni esecutive, che comprendono la concentrazione e la capacità di mantenere l'attenzione su compiti complessi. Questi effetti si traducono in un significativo miglioramento delle prestazioni cognitive.
La corteccia prefrontale e l’ippocampo sono le due aree più suscettibili alle malattie neurodegenerative e al normale declino cognitivo dovuto all’invecchiamento. Gli effetti prodotti dall'esercizio fisico diventano, dunque, ancora più importanti perché introducendo o aumentando l'esercizio fisico nel corso della vita, non sarà possibile curare la demenza o il morbo di Alzheimer, ma sicuramente potremo rinforzare le due regioni cerebrali e contrastare il più a lungo possibile l'insorgenza di queste malattie.