Nella frenesia quotidiana, mangiamo in modo automatico, senza ascoltare i segnali di sazietà del corpo. Il cibo così diventa un riflesso meccanico o un conforto emotivo contro ansia, noia e solitudine
Nelle nostre vite, così estremamente indaffarate, quanto spesso mangiamo di fretta e con poca attenzione a quello che siamo mangiando?
Spesso mangiare diventa un gesto meccanico, svuotato completamente della sua importanza a livello salutare e psicologico. Inseriamo così il pilota automatico, reagendo istintivamente alla sola vista del cibo, senza fermarci a pensare ai segnali di sazietà che il corpo ci manda.
Ma non solo. Molti di noi infatti usano il cibo anche come sostegno psicologico quando siamo ansiosi, annoiati, insoddisfatti o soli. In questi casi, mangiamo non per nutrire il nostro corpo, ma per consolarci emotivamente o per passare il tempo.
Infine, mangiamo anche seguendo inconsapevolmente aspettative, regole, giudizi e idee sul cibo che spesso derivano dall’ambito familiare in cui siamo cresciuti. Anche se non ce ne rendiamo conto, queste credenze influenzano molto il nostro rapporto con il cibo.
Tutti questi elementi creano un’alimentazione inconsapevole e possono portarci ad avere difficoltà nella gestione positiva del nostro peso corporeo.