Guerra e Patrimonio Culturale. Tutela, ricostruzione, recupero della memoria attraverso vecchie e nuove fonti
Il laboratorio didattico intende offrire agli studenti una occasione di riflessione e approfondimento sul tema del Patrimonio Culturale tangibile e intangibile in Europa durante le due guerre mondiali. Le guerre sono intervenute sul Patrimonio in modo evidente, non solo distruggendo in modo platealmente ostensivo abitazioni, monumenti, chiese, strade e ponti sia nelle città che nei territori circostanti; non solo lasciando tracce visibili e meno percettibili nei territori devastati dalle carestie e dai bombardamenti, ma anche producendo una mole rilevante di materiale documentario e monumentale, utile oggi a rileggere la dimensione identitaria e memoriale che ha caratterizzato le diverse fasi storiche di questo processo, dalle distruzioni al ricordo.
Il laboratorio prevede :
1. una prima parte teorica destinata ad un approfondimento dello stato degli studi e delle problematiche affrontate dalla storiografia internazionale, ivi comprendendo anche gli aspetti relativi al diritto internazionale, alla protezione, alla salvaguardia del patrimonio e alla evoluzione del rapporto fra Guerra e Patrimonio dal periodo precedente a quello successivo alle guerre mondiali.
2. Una seconda parte diretta all’individuazione e all’acquisizione dell’uso dei principali archivi digitali, banche dati, cataloghi e repertori online ma anche cartacei per la ricerca storica sul complesso e “dissonante” rapporto tra Patrimonio e guerra.
3. Una terza parte destinata al reperimento di materiali documentari sul territorio (ivi comprendendo quelli materiali) prodotti dalla guerra (diari, memorie, medaglie, oggetti, lapidi, monumenti, iscrizioni ecc.). I temi generali entro cui verranno classificati i materiali reperiti sono: i monumenti e il patrimonio artistico danneggiato o salvato dalla guerra (con il relativo tema dei monuments men), il patrimonio librario e archivistico, il patrimonio documentario privato (es. fonti, epistolari o oggetti familiari), e infine quello che oggi viene definito il “dissonant Heritage”, riferito più in generale al significato e alla percezione dei valori contraddittori e “dissonanti” che questo tipo di patrimonio esprime e comunica alle comunità di riferimento e alle generazioni successive.
La lezione introduttiva al laboratorio di carattere storiografico-metodologico intende offrire agli studenti una panoramica della storiografia internazionale sul tema Patrimonio e guerra in Europa dal 1915 ad oggi. La storiografia sul rapporto tra patrimonio culturale e guerra si è sviluppata in modo significativo a partire dalla Prima guerra mondiale, e ha riflettuto i cambiamenti nei contesti storici, nei paradigmi culturali e nelle priorità politiche degli Stati: dalle prime convenzioni internazionali che all’inizio del XX secolo posero le basi per una nuova sensibilità verso la protezione dei beni culturali in tempo di conflitto armato, alle politiche per la salvaguardia e la tutela adottate nei vari paesi durante le due guerre mondiali, ivi comprese le iniziative per il recupero delle opere trafugate dal nemico o per la salvaguardia dei monumenti o di altri edifici potenziali obiettivi bellici, se universalmente riconosciuti di valore artistico. Dal secondo dopoguerra la storiografia deve prendere atto di nuove narrazioni politiche e ideologiche nei confronti dei beni culturali, comprendendo il coinvolgimento del patrimonio culturale immateriale, fino al dibattito odierno sul Patrimonio non solo come oggetto da salvare, ma anche come strumento per la costruzione della memoria collettiva e del post-conflitto. La lezione sarà anche l’occasione per presentare agli studenti i principali archivi digitali dove poter reperire i materiali per l’esercitazione finale, nonché alcuni particolari casi di studio. La Prof.ssa Sabba durante la terza ora di lezione illustrerà un caso di studio, a partire dalla vicenda di Guerriera Guerrieri definita dalla storiografia «Eroina senza armi, eroina della pace in tempo di guerra a difesa dei beni che le erano stati affidati». Direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli dal 1943 al 1967, la Guerrieri si trovò a difendere la Biblioteca prima dagli occupanti tedeschi, poi dagli americani.
La potenza distruttiva delle due guerre mondiali del XX secolo, la loro lunga durata, e il loro avvicinarsi progressivo alla forma della guerra “totale”, fanno sì che anche le distruzioni del patrimonio culturale siano state straordinariamente ingenti.
La fotografia si presenta come una fonte particolarmente importante per ricostruire questo processo, in tutta la sua complessità. Si tratta infatti sia di un documento a cui viene storicamente riconosciuto un valore “oggettivo” relativamente all’accertamento del danno, ma anche di un elemento che viene spesso creato, diffuso e utilizzato in funzione di comunicazione e propaganda politica.
Il laboratorio dovrà permettere di selezionare alcune fonti fotografiche, attingendo agli ormai numerosi e ricchi repertori di immagini disponibili in rete, seguendo un processo di critica della fonte articolato in diversi passaggi, fra i quali :
- una verifica preliminare della provenienza e attendibilità, considerando anche gli aspetti materiali e tecnici desumibili dalla metadatazione
- una analisi del documento in relazione al contesto storico di riferimento
- una lettura critica della forma e del contenuto del messaggio visuale trasmesso attraverso la foto o le foto considerate
La lezione intende proporre un excursus che esplora il ruolo del cinema nella rappresentazione del patrimonio culturale europeo durante i conflitti mondiali.
Tra il 1914 e il 1945, il cinema divenne uno strumento fondamentale di documentazione e propaganda della guerra, così come di costruzione della memoria storica, creando una narrazione visiva articolata, oggi conservata in archivi e collezioni del mondo occidentale. Seguendo un arco temporale che inizia nel 1914, dopo pochi mesi dallo scoppio del primo conflitto mondiale, con le prime pellicole che l’esercito francese dedica alla distruzione della Cattedrale di Reims, divenuta simbolo della nazione francese ferita e dell’intera civiltà occidentale in pericolo, ai documentari delle Combat photo e film Unit dell’esercito americano in suolo europeo, fino alle pellicole del grande cinema che a partire dal neorealismo e dal filone Trümmerfilme hanno raccontato le rovine morali e materiali dell’Europa dopo il secondo conflitto mondiale, si propone un percorso che illustrerà le principali produzioni filmiche, documentarie e di fiction, sul rapporto guerra e beni culturali, facendo riferimento alle funzioni che il cinema ha incarnato e ai principali archivi di conservazione nazionali e internazionali.
Il diritto dei beni culturali è fondamentale per fornire un quadro giuridico efficace che sostiene la protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato, cercando di prevenire la sua distruzione e promuovendo la responsabilità internazionale per le violazioni. A partire dal diritto dell’Unione europea e internazionale si metterà in luce come la valorizzazione della cultura sia essenziale non solo per la salvaguardia della memoria storica e identitaria dei popoli, ma anche per la promozione della pace e della riconciliazione post-conflitto. Tale disamina troverà nei concetti di genocidio culturale, urbicidio e cancel culture i perni sui quali ruota la riflessione storico-giuridica volta a preservare la diversità culturale e a promuovere i diritti umani, contribuendo a una più ampia comprensione del valore della cultura nel contesto della dignità e della coesione sociale europea.
Città, patrimonio e Guerra
Durante la Seconda guerra mondiale, le città europee hanno subito devastazioni senza precedenti, con conseguenze estremamente pesanti che ne hanno spesso mutato il volto. I bombardamenti hanno ridotto interi quartieri in macerie, causando la perdita di innumerevoli vite umane e la distruzione di patrimoni culturali inestimabili. Le città industriali, quelle portuali o che erano snodo di comunicazione sono state particolarmente colpite, subendo danni significativi e a volte irreparabili. La guerra ha comportato anche sfollamenti massicci, con moltissimi civili costretti a lasciare le loro case, mentre la ricostruzione post-bellica, che ha richiesto anni, ha profondamente influenzato l'architettura e l'urbanistica così come la memoria collettiva europea. Durante la lezione si affronteranno i casi di alcune città, europee e in particolare italiane, che hanno sofferto per i bombardamenti aerei, e non solo, determinati dalla guerra.
Nonostante da qualche anno si provi a introdurre ufficialmente anche il patrimonio dei graffiti bellici risalenti alla Seconda Guerra mondiale fra i beni da porre sotto la tutela dello Stato alla stregua di quelli della Prima - comma I dell’articolo 11 del Codice dei Beni culturali, intitolato Cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela -, non si è ancora ufficialmente arrivati a questa auspicabile soluzione legislativa, se non per sporadiche iniziative regionali.
In alternativa, certe amministrazioni hanno agito in maniera autonoma promuovendo restauri, manutenzioni ordinarie, protezioni in situ, stacchi e musealizzazioni onde proteggere e tutelare quel determinato patrimonio culturale, senza distinzioni fra spontaneo o autorizzato, così da consegnarlo ai posteri in quanto traccia documentaria tangibile di una memoria condivisa. Nelle due ore di lezione si parlerà di paesaggio urbano italiano ed europeo in rapporto alla storia dei graffiti bellici risalenti al 1940-45: scritte indicanti la collocazione dei rifugi per i civili, ergo la segnaletica di protezione antiaerea dipinta sui muri di tutte le città della penisola dall’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) fin dagli istanti subito precedenti l’entrata in guerra dell’Italia. Le scritte, i pensieri, le sigle, i disegni, da ricondurre agli anni del Ventennio e della Repubblica Sociale, o da assegnare ai soldati impegnati nei combattimenti, soprattutto da riferirsi alle truppe alleate o a quelle tedesche durante l’occupazione nazista.
.
Workshop di discussione sulle fonti e i casi individuati dagli studenti in vista della elaborazione dei prodotti da presentare come prova finale, con la consulenza tecnica del Dott. Angeloantonio Iadevito esperto in Digital humanities.