Intervista di Elisabetta Menetti
Nei suoi romanzi si possono intravedere due forze contrapposte: l'ordine della legge e il disordine del mondo. Il suo personaggio, l’avvocato Guerrieri, raccoglie vite buttate o temporaneamente recluse, separate dal mondo civile. Vite di scarto che tenta di ricostruire, di riassemblare. Con i suoi romanzi tenta di fare ordine al disordine e al caotico depositarsi di azioni, fatti, pensieri?
“Nei tre romanzi di Guerrieri si racconta anche il disordine della legge. In Ragionevoli dubbi l’arringa finale di Guerrieri rappresenta quello che si potrebbe definire una specie di manifesto letterario travestito. O almeno mi piace pensarlo. Nell’arringa Guerrieri afferma che “le azioni in sé non hanno alcun senso Può avere senso solo il testo della narrazione degli eventi e delle azioni compiute nel mondo. Noi, non solo nei processi, costruiamo storie per dare senso a fatti che in sé non ne hanno nessuno. Per cercare di mettere ordine al caos. Le storie, a ben vedere, sono tutto quello che abbiamo.”
Scrive Magrelli: “amo i gesti imprecisi, / uno che inciampa, l’altro / che fa urtare il bicchiere, / quello che non ricorda (…)”. Le donne e gli uomini protagonisti dei suoi romanzi sono emarginati, deprivati, soli: vivono in una condizione di dolore, di confusione , di spaesamento. Personaggi che inciampano nella vita. È giusto pensare che motivo della sua narrazione siano anche i giochi rotti, i meccanismi sbagliati o i gesti imprecisi?
“Sono sempre stato affascinato dai meccanismi rotti e mi sento di appartenere alla categoria di quelli che perdono. I miei personaggi sono deprivati, malinconici, ma con un’attenzione morale a quello che stanno facendo. E l’ attenzione morale è nel non accettare come ineluttabile la loro condizione. Si battono e combattono perché essa cambi. C’è un’ansia di cambiamento e di rivoluzione nelle storie che racconto. Sono storie che raccontano il cambiamento e fin dal primo romanzo, in cui questo aspetto è un dato evidente ed esplicito. Ma anche in Ragionevoli dubbi, sebbene questo aspetto sia occulto, è tuttavia presente. I personaggi dei miei romanzi sono in trasformazione.”
In Ragionevoli dubbi si legge che “ogni lavoro ha i suoi punti, i suoi indizi di rottura. Delle crepe sul muro della coscienza da cui capisci- dovresti capire- che bisognerebbe smettere, cambiare, fare altro”. Il segnale di rottura dell'avvocato è la nausea che lo assale nell'entrare in carcere per gli interrogatori. Le crepe di una personalità sono più interessanti del muro della coscienza?
“Il muro della coscienza è alquanto noioso. È nelle crepe che si nascondono le storie e i personaggi interessanti. È attraverso le crepe che si possono iniziare le esplorazioni di altri mondi. Che è, per me, il gusto principale della scrittura e della lettura.
La comicità: nei suoi testi ci sono molte sequenze comiche, che spezzano il ritmo del racconto. A volte l'ironia del personaggio seziona la realtà in modo spietato, a volte le situazioni narrate diventano grottesche o surreali, come la festa new age in Ad occhi chiusi. C'è un mondo a parte, che lei riesce a filtrare con grande originalità: è la realtà barese, tra provincialismo e desiderio di modernità?
“Realtà barese ma, spero, con una aspirazione universale. Le cose che racconto provengono da Bari perché ho vissuto qui, ma non sono peculiari, esclusive di questa città. Forse certe cose sono più buffe qui che altrove, come quella specie di Budda delle periferie raccontato in Ad occhi chiusi. Ma sono caratteri della contemporaneità che potrebbero essere collocati ovunque.”
Bari emerge come una città ricca e piena di fermento. Quali sono i luoghi di scarto e quali quelli di inclusione?
Bari è oggi una città piuttosto interessante, pur con tutti i suoi limiti. È una città di inclusione ed è una città a suo modo ospitale, in cui non c’è sostanzialmente razzismo e uno che viene da fuori si trova bene subito. È una città, forse, di poca passione civile ma poco incline al rifiuto. È una città in cui oggi, a differenza del passato, si muove la cultura, basti pensare che il Presidente dell’Associazione Industriali è l’editore Laterza. Si ha l’impressione che stiano accadendo delle cose, e questa è una sensazione piacevole.