Vania Caporaletti, Anna Debellis, Morena Rosciani - Ti racconto La coscienza di Zeno… con un MEME

 

Ma davvero, a cento anni dalla sua pubblicazione, ha ancora senso leggere La coscienza di Zeno a scuola?

Questa è stata l’interessante domanda con cui si è aperto il laboratorio proposto dall’ADI Marche che abbiamo seguito a settembre, con il prof. Gabriele Cingolani, e proprio a questo quesito, oggi, possiamo rispondere “sì”!

Ad esempio abbiamo in mente alcuni nostri studenti che proprio non avevano granché voglia di studiare e che invece “incontrando” Svevo e i suoi problematici personaggi si sono risvegliati dal torpore.

Il lavoro che presentiamo e che abbiamo sperimentato nelle classi quinte A e B del Liceo Scientifico Opzione Scienze Applicate e nella 5ª B ITIS nasce dal tentativo di rispondere alla domanda che ci è stata posta e dall’occasione offerta dal concorso indetto dall’Università degli Studi di Trieste e dalla Fondazione Treccani Cultura nell’anno scolastico 2023-2024. Il contest “Ti racconto la coscienza di Zeno con un meme” mirava a far emergere ciò che di vivo e di interessante ancora oggi l’opera sveviana propone ai giovani, nell’ottica di una didattica improntata alla comprensione profonda e personale del testo.

Ciascuna classe partecipante ha “adottato” una delle sequenze del romanzo, assegnate dall’organizzazione del concorso, con l’obiettivo di creare un meme originale, che ne rappresentasse una sintesi significativa. Pur nella libertà creativa di ciascuna classe e di ciascun gruppo di alunni, i lavori dovevano contenere, oltre alla parte grafica, una parola chiave che rappresentasse il contenuto della sequenza presa in analisi, cioè il motivo profondo della scelta emersa dalla lettura e dalla discussione effettuate, una parte del testo e la scuola proponente.

Abbiamo deciso di far aderire alcune classi quinte di entrambi gli indirizzi della nostra scuola, e ci siamo confrontate tra docenti. Abbiamo quindi lavorato per condividere approcci e metodologie:

 

Lettura profonda del capitolo assegnato, applicando il modello schema a Y, impressioni e domande rivolte al personaggio e all’autore; connessioni con altri episodi del romanzo, produzione o biografia dell’autore, esperienze personali.

Flipped classroom, in questo caso nella realizzazione del progetto l’idea centrale è stata quella di rovesciare il comune approccio educativo attraverso una innovativa metodologia formativa che ha previsto il capovolgimento delle modalità di lavoro scolastico. Nella classe capovolta la fase di input dei contenuti è stata affrontata a casa dallo studente in maniera autonoma, attraverso la visione di video, immagini e materiali predisposti dalla docente, mentre la fase di svolgimento dei compiti si è spostata in classe dove si è lavorato a gruppi per approfondire e soprattutto fare propri i contenuti applicati ad attività motivanti, come i meme. Una volta assegnato l’argomento, la docente ha predisposto un archivio virtuale all’interno del quale ha inserito materiali di vario genere, quali video, segmenti significativi di 8/10 minuti che hanno ritratto scene della serie La coscienza di Zeno, interpretata da Johnny Dorelli, testi, letture critiche, immagini, link a siti o altri filmati. Per la valutazione dei meme è stata poi predisposta una rubrica e i voti ottenuti sono stati sommati a quelli tradizionali, quali interrogazioni orali e compiti scritti sull’autore. Tra gli indicatori presenti all’interno della rubrica, oltre a valutare il contenuto sono stati indicati l’autonomia mostrata dagli studenti, le loro capacità di uso e utilizzo delle nuove tecnologie (a tal proposito non si può dimenticare che una delle competenze chiave oggi richieste è proprio la competenza digitale), la capacità di valutare il lavoro dei rispettivi gruppi nonché il proprio, selezionando all’interno della rosa dei meme prodotti quelli che sarebbero poi stati inviati al concorso.

Infine, attività a classi aperte: i rappresentanti di ciascuna classe hanno formato un gruppo di lavoro, hanno selezionato i meme migliori e hanno realizzato un video riassuntivo.

 

Il 5 dicembre, con gioia ma anche con una certa sorpresa, abbiamo ricevuto la comunicazione che uno dei meme inviati dalla nostra scuola è stato giudicato meritevole di una menzione speciale al concorso bandito dall’università degli studi di Trieste e dalla Fondazione Treccani Cultura. Quindi siamo stati invitati alla cerimonia di premiazione, che si è svolta il 19 dicembre, giorno del compleanno di Svevo, e abbiamo partecipato online.

Senza dubbio un punto di forza dell’intero percorso è stato l’aver affiancato alla didattica tradizionale un approccio diverso e forse più vicino all’orizzonte esperienziale dei ragazzi: l’aver assegnato una consegna diversa dal solito che permettesse di sperimentare un linguaggio nuovo e più moderno ha rappresentato sicuramente un aspetto positivo.

Così pure è stata positiva la consegna assegnata, perché ai ragazzi è stato chiesto di sintetizzare con parole chiave o slogan, espressioni efficaci, delle parti di testo molto più ampie, e i ragazzi lo hanno fatto con uno stile che rispecchiasse un po’ quello sveviano, quindi anche con ironia.

La richiesta prevedeva di trovare una o più immagini efficaci e prevedeva l’utilizzo della tecnologia, quindi si è trattato di un sapere un po’ “contaminato”.

Sicuramente un punto di forza è stato anche l’utilizzo della classe capovolta, la flipped classroom, anche se La coscienza di Zeno non è un testo semplice da affrontare in maniera autonoma ma la flipped è stata proposta naturalmente dopo aver contestualizzato l’autore, l’opera e, in alcuni casi, dopo aver riletto insieme, in classe, alcuni capitoli. I ragazzi si sono messi alla prova confrontandosi e a volte anche scontrandosi con il testo, con la consapevolezza che per qualsiasi dubbio ci fosse poi il docente ad aiutarli. Quindi la metodologia ha permesso di capovolgere i ruoli e l’insegnante è divenuto da semplice trasmettitore di conoscenze un facilitatore.

Altro punto di forza riscontrato rispetto all’intera metodologia è stato sicuramente l’apprendimento collaborativo, che è stato strutturato a più livelli: all’inizio in piccolo gruppo, all’interno del quale ciascuno ha avuto un compito, poi con l’intero gruppo classe, perché i meme sono stati mostrati tutti, selezionati in base all’efficacia comunicativa e sono state proposte modifiche eventuali (cosa possiamo cambiare? Come possiamo trovare parole più pertinenti? Che cosa aggiungere?). Infine, l’ultimo passaggio, le classi aperte: guidati dai loro rappresentanti di classe c’è stata la selezione dei meme da inserire nel video e il lavoro di strutturazione del prodotto finale.

Anche la collaborazione tra noi docenti è stata sicuramente un punto di forza: non è sempre possibile perché le classi sono tutte diverse e ognuna ha le sue peculiarità e il suo percorso, ma strutturare attività per classi parallele consente anche ai proff e, in questo caso, alle proff, di alleggerire la fatica, di avere un riscontro. Ci siamo accorte più volte come sia considerato un aspetto positivo anche da parte degli studenti: vedere gli insegnanti che collaborano tra loro, a classi aperte, dal punto di vista degli studenti dà un respiro diverso e l’idea di maggiore flessibilità e apertura.

Tra le difficoltà emerse senza dubbio quella relativa all’organizzazione della flipped classroom, ovvero trovare il tempo per organizzare e preparare il materiale stimolo per gli studenti e affrontare e proporre nuove attività stimolanti in grado di mettere in gioco le abilità e le capacità. Dispendiosa in termini di tempo anche la lettura di numerosi passi integrali del romanzo per permettere ad alcune classi in particolare di comprendere meglio la storia e i personaggi.

Nonostante le difficoltà incontrate, alla fine di questo viaggio, siamo arrivate alla conclusione che, come diceva Debenedetti nel saggio Romanzo del Novecento, per gli studenti dell’ultimo anno, immergersi nei cosiddetti romanzi della “crisi” rappresenta un vero e proprio momento di formazione non solo letteraria, ma un’esperienza conoscitiva ed esistenziale.

A molti studenti accade di innamorarsi della letteratura durante il quinto anno proprio incontrando i personaggi folli di Pirandello o gli inetti di Svevo.

Così è accaduto anche a noi insegnanti e ai nostri studenti.

Quindi sì, ha ancora senso leggere La coscienza di Zeno a scuola.