Martha Cooley - Scrittura creativa e studio della letteratura

L’atto di leggere, suggerì il ventunenne Franz Kafka in una lettera ad un suo amico, è tutt’altro che tranquillizzante. Un buon libro, scrisse, è “un’ascia che rompe il mare di ghiaccio dentro di noi.” Un mare interno di pensieri ed emozioni che paure, abitudini, traumi, e pregiudizi possono congelare. Il linguaggio letterario—usato con sufficiente forza, sorpresa, ed astuzia—può aiutare a riportare allo stato naturalmente fluido il nostro mare interno.

Nella scuola secondaria, si richiede agli studenti di leggere e discutere, non scrivere, testi letterari. Che ruolo può svolgere la scrittura creativa, assieme alla lettura, durante questa fase di sviluppo degli studenti? Può anch’essa aiutare a frantumare il ghiaccio interno? Per rispondere, cominciamo con il piacere, forse la cosa più nutriente per l’apprendimento. Stimolati a scrivere creativamente, gli studenti sentono subito di essere invitati a fare qualcosa di piacevole: esercitare la loro immaginazione, sguinzagliare i loro sogni e fantasie. Scrivendo piccoli racconti, poesie, anche brani teatrali, e “personal essays”, gli studenti possono indagare su conoscenze e convinzioni proprie in un contesto che incoraggia giocosità ed esplorazione. Possono impegnarsi in una espressione autentica di sè senza sentirsi obbligati ad argomentare. Per studenti solitamente non abituati a riflettere sulle loro esperienza di vita—per quanto limitate—pensarle come degne di esplorazione ed espressione può essere una novità stimolante.

La scrittura creativa richiede un atteggiamento aperto, e nello stesso tempo audace e umile. Ciò non implica che, come pratica intellettuale e artistica, manchi di rigore. Semplicemente il suo rigore non è in prima istanza analitico. Questo approccio spinge a scrutare sulla vita—propria e/o degli altri—trattenendo il giudizio, privilegiando l’osservazione acuta e ipotesi e interpretazioni sottili. Al fondo c’è empatia alla base di racconti, poesie, e drammi. Senza voler giudicare, senza voler provare nulla, le opere migliori arrivano a rivelarci aspetti nascosti della condizione umana. Richiamano l’attenzione su toni e sfumature, sul linguaggio figurato del parlare quotidiano, e sul pericoloso potere di sfruttamento e manipolazione della parola.

 

Come insegnare la scrittura creativa?

Prima di tutto con lo scopo di attivare negli studenti un vero interesse riguardo alle risorse linguistiche che già posseggono. Ma anche aiutandoli a capire che queste risorse non sono immutabili. Possono essere arricchite attraverso due pratiche fondamentali: l’atto di leggere (lentamente e attentamente), e l’atto di scrivere (con regolarità).

Qui non mi è possibile esporre la pedagogia della scrittura creativa. Mi basta offrire un metafora: chi scrive ha a disposizione una “borsa di attrezzi”—in inglese, elements of craft: immagini, personaggi, punto di vista, ambientazione, voce (vocabolario, toni, e registro), dialoghi e monologhi, struttura, ritmi. In ogni genere letterario, non si scrive creativamente senza utilizzare questi attrezzi. Certamente per scrivere racconti o poesie gratificanti sul piano estetico, psicologico, emotivo, occorrono volontà e coraggio, oltre al talento. Qualità che non si possono insegnare. Ma si può insegnare come raffinare l’uso delle immagini, come gestire un punto di vista, come rendere più accattivante l’incipit di una narrazione, come rendere naturali le parole e i gesti di una conversazione fra personaggi. Con esercizi di scrittura opportuni, gli studenti possono apprezzare gli “attrezzi” della narrazione e i vari modi in cui operano insieme. 

Possono capire anche quanto è importante imparare leggere da scrittori, abituandosi a riconoscere l’uso che l’autore ha fatto degli elements of craft. L’aspirante scrittore sarà in grado di chiedersi se e quali emozioni ha provato alla lettura di un romanzo, testo teatrale, poesia, “personal essay”,  e come sarà riuscito l’autore a generare questa sua reazione.

 

Mentre le domande che lo studente di storia della letteratura si pone sono per lo più relative al contesto storico-culturale e alle teorie estetiche e critiche, quelle dello studente di scrittura creativa riguarderanno soprattutto la borsa degli attrezzi. Due diversi approcci alla lettura, che tuttavia hanno pur sempre in comune la lingua come oggetto. E tutto questo per dire che ovviamente è possibile una simbiosi fra l’insegnamento della scrittura creativa e quello della letteratura. Un’attività aiuta l’altra, e insieme possono rinnovare il modo di iniziare gli studenti all’importanza e al valore fondamentale della lettura. Non certo con l’obiettivo di fare di ogni studente un nuovo critico letterario, e nemmeno un nuovo scrittore. Se mai di creare nuove generazioni di pensatori creativi e critici, oltre che cittadini, capaci di distinguere parole e discorsi autentici dalla retorica e della propaganda.  

 

Quando parliamo di lettura, sarebbe bene parlare di opere integrali, non solo di brani antologizzati. Leggere libri interi richiede tempo ed energie diverse da quelle che si spendono sul Web, dove spesso l’attenzione si disperde nell’intreccio dei collegamenti possibili, e l’approfondimento di argomenti e sentimenti è di proposito scoraggiato.

Carlo Varotti in suo recente articolo su Griselda-online lamenta che «la letteratura italiana sia semplicemente ‘materia di scuola’, prima che una esperienza umana e conoscitiva vera, capace di mettere in moto quel complesso processo di proiezioni di sé, identificazioni, sollecitazioni e attese che danno senso a una esperienza ‘estetica’». E aggiunge che «è proprio l’approccio narrativo – come modalità di accesso percettivo e di riordino della realtà – che sembra essere negato da una pratica scolastica della letteratura… in cui lacerti di testo sono cuciti insieme da cappelli introduttivi e da ‘schede riassuntive’». In questo senso, introdotti agli elementi narrativi e figurativi che costituiscono la borsa degli attrezzi degli scrittori, gli studenti impareranno che un libro intero è più di una collezione di brani che contiene. Ha una coerenza estetica che crea per il lettore un piccolo grande universo di implicazioni, che tra l’altro possono stimolare un dialogo vero con i docenti.

 

Il mio amico Sven Birkerts, uno dei piu’ acuti critici letterari negli USA, sostiene che quando leggiamo un libro intero, lentamente e con cura, “non solo leggiamo le parole, ma sogniamo le nostre vite accanto ad esse.” Inondati da messaggi di testo, “posts” su social media, pubblicità, gli studenti di oggi possono sembrare scoraggiati, pigri, o incuranti delle proprie risorse linguistiche. Però quando si cimentano lor stessi con fiction, poesie, drammi, personal nonfiction, scoprono con piacere di poter giocare col linguaggio, vedono le loro esperienze personali valorizzate come degne di essere esaminate. E forse più importante, gli studenti capiscono quanto le esperienze degli altri, come le loro, siano complesse, contraddittorie, e meritevoli di attenzione.

Imparano a non temere ambiguità e incertezza.

 

15 marzo 2022