Magda Indiveri – Tipologia A 2023

qualcosa di nuovo, qualcosa di antico

 

Nelle agende di giornalisti ed opinionisti la data del primo scritto dell’Esame di Stato è sicuramente cerchiata: l’intervento social, tanto clamoroso quanto effimero, è assicurato. Possiamo aspettarci molti commenti sulle prove già a partire da mezz’ora dopo la somministrazione, e poi ancora repliche e polemiche nei giorni a venire. Infine, il silenzio. Notizia “clamorosa” opposta a quella senza clamore della sessione suppletiva, quindici giorni dopo, indetta solo per gli studenti impossibilitati (per motivi certificati) a partecipare alla sessione ordinaria, con nuova tornata di tracce. La prima fa clamore, la seconda cade sotto silenzio. Eppure, entrambe vengono pubblicate ogni anno, e restano quindi visibili, nel sito del MIM:

 

(ORDINARIA https://www.istruzione.it/esame_di_stato/202223/Italiano/Ordinaria/P000_ORD23.pdf ,

 

SUPPLETIVA https://www.istruzione.it/esame_di_stato/202223/Italiano/Suppletiva/P000_SUP23.pdf  )

 

e sono confezionate mesi prima dallo staff di esperti chiamato dal Ministero, coordinato da suoi funzionari; infine, visionate dal Ministro stesso, che sceglie nella vasta rosa di possibilità le prove da somministrare.

Si sa, della scuola tutti possono parlare, avendone tutti frequentato almeno una tranche.  Ed è normale che alle molte reazioni spesso estemporanee e superficiali salga il fastidio dei docenti che lungo ogni anno scolastico preparano, propongono e correggono tracce simili per le loro classi.  Salvo e segnalo, tra i tanti, due interventi: uno uscito su Letteraturaenoi di Emanuela Bandini specificamente centrato sulla traccia inerente a Salvatore Quasimodo Emanuela Bandini Esercizio di svolgimento della prima prova d’esame

 

https://laletteraturaenoi.it/2023/07/03/esercizio-di-svolgimento-della-prima-prova-desame-tipologia-a-alla-nuova-luna-di-salvatore-quasimodo/?fbclid=IwAR3uqVfn3r-B-GDBgorJ9-Gnc9VS8MaGuLXSWo-QJ-_8PJAhm4QNod4i4qc

 

 e l’altro di Cristiana de Santis (Unibo)  Tracce di maturità (linguistica se non altro)

 

https://www.linguisticamente.org/tracce-di-maturita-linguistica-se-non-altro/ .

 

Tipologia A

 

Stiamo sul pezzo, lasciando alla deriva le polemiche sull’addestramento alla forma scritta, sul valore del testo argomentativo, su canone e fuori canone che infiammano il mese di giugno e poi cadono nel dimenticatoio.

Tipologia A, ovvero, nell’opinione comune, letteratura. Ovvero competenze letterarie: chi affronta un’analisi del testo conosce sia lo stile, sia l’autore con cui ha a che fare. Il guaio è che nella sessione del 21 maggio scorso gli autori in questione, Quasimodo e Moravia, (di contro ai canonici Pascoli e Verga dell’anno passato) non abitano il canone ovvero il programma svolto nel quinto anno dai docenti italiani. (Benemerita sarebbe una indagine con statistiche e dati sui programmi svolti di italiano di un campione significativo di scuole: si riuscirà mai a portarla a termine?) Si potrebbe pensare che le tracce A di quest’anno siano state disertate. In realtà quasi il 10 per cento di temerari studenti, divisi a metà tra i due autori, ha scelto questa tipologia. E basterebbe questo dato a silenziare tante polemiche.

 

Leggere un testo

 

La Tipologia A e la Tipologia B sono innanzitutto “leggere un testo”: che sia Moravia o Fallaci, Belpoliti, o Isnenghi, l’esame richiede che il candidato legga un testo – noto o no, non è essenziale – e risponda alle domande di comprensione accluse. Le prime sono “interne” al brano/poesia, l’ultima allarga alla cultura dello studente. Dunque, fermarsi a leggere i letterati (tip A), un critico o un opinionista (tip B) non è dirimente, se non nel riconoscimento della specificità della forma. Saper leggere un testo: questo viene richiesto a fine corso.  Se si continua a mettere l’accento sulla “infattibilità” delle tipologie A centrate su autori del secondo novecento, la percentuale di chi accoglie l’invito resterà sempre bassa. Nella suppletiva l’arco temporale della tipologia A rispetto alla sessione ordinaria è stato arretrato e si sono proposti Gabriele D’Annunzio e Grazia Deledda. Il madrigale del primo, “La sabbia del tempo” è abbondantemente analizzato da tutti i siti che si occupano di letteratura, oltre che dalle antologie più adottate, e probabilmente è stato trattato in classe. L’autrice in prosa è invece fuori da ogni canone, rappresenta la novità (quanto dolore per me doverlo riconoscere, quando almeno cinque grandi, Morante, Ginzburg, Romano, Ortese e Maraini potrebbero ben essere trattate nell’arco del triennio!); la presenza di una scrittrice non era mai stata considerata nelle tipologie A, a parte la felice prova di simulazione del gennaio 2019, quando il nuovo Esame di Stato fu varato, che riportava un brano da La storia di Elsa Morante.

 

Ritengo che però il principio caratterizzante dell’esame scritto sia salvo proprio quando i testi proposti non sono “canonici”: perché comporta l’invito a leggere, a soffermarsi, a mettere qualcosa di sé, pur guidati dalle domande, in questa lettura.  Le prove d’esame non dovrebbero essere solo la ripetizione di contenuti appresi, modalità che nei cinque anni già è stata ampiamente corretta e valutata. Mettere qualcosa di sé: in un minima indagine tra studenti di una scuola a me cara imparo che per trattare della crisi della condizione borghese, come richiesto in fondo alla traccia su Moravia, i temerari studenti di cui sopra hanno fatto sì riferimento al canonico  Mastro Don Gesualdo, ma poi hanno anche considerato l’apporto di Marx e hanno citato alcuni artisti del novecento.

Certamente ha assicurato una rete di protezione molto più ampia la poesia di D’Annunzio, e il tema del Tempo diventa un collante che non può non riemergere nella memoria dello studente, da Ciro di Pers al futurista Folgore, dal Barocco seicentesco a quello rivisitato da Dalì  e De Chirico; ma credo che anche questa smania del collegamento (divenuta  fortissima, quasi insostenibile per me che pure amo moltissimo la circolarità della cultura,  nel colloquio orale) debba presto trovare una sponda, prima che degeneri in quel vano saltellare che era tanto criticato al tempo delle tesine.

 

Abituarsi al non-noto – Un’apertura

 

 Mi sentirei di proporre ai colleghi di italiano in servizio di assegnare delle analisi del testo di autori non noti durante l’anno scolastico, di aprire le frontiere del programma, proponendo una specie di lezione rovesciata che abitui alla lettura consapevole e attiva.  Così si potrebbe azzerare l’ansia del noto/non noto al momento dell’esame e addirittura l’esame diventerebbe momento formativo, occasione di scoperta e di messa in atto delle risorse degli studenti. Ricordo ancora come una studentessa di molti anni fa conservasse dentro di sé negli anni la gioia della lettura di un brano da Primo Levi (da La ricerca delle radici) la mattina del suo esame e poi la ricerca di quel testo, in libreria.

Piuttosto vanno molto ben formulate le domande di accompagnamento. Per le due poesie le prime quattro domande sono essenzialmente esercizi di stile. Per i brani in prosa, dopo la richiesta di sintesi si chiede come al solito di fermarsi su delle espressioni, da chiarire e da interpretare. Mi concentro sulla domanda finale; per Quasimodo e per Moravia si suggerisce (timidamente?) di riferirsi alla produzione dell’autore medesimo, ma poi doverosamente si allarga ad “altri autori o forme d’arte a te noti”. Cade dunque l’indicazione distinta tra autori svolti nel percorso scolastico e letture personali che figurava nelle tracce degli anni passati; entrambi concorrono alla costruzione della risposta. E posso immaginare che saranno stati utili quei percorsi interdisciplinari - spesso proposti nelle scuole come attività integrativa – tra letteratura e scienza, per Quasimodo; tra italiano, storia, filosofia e arte, per Moravia.

Nella traccia su D’Annunzio di nuovo sul tema “Tempo” si chiede di allargare ad “altri autori della letteratura italiana e/o europea o … altre espressioni artistiche del Novecento”; meno tradizionale invece la richiesta basata sul brano tratto dal romanzo Cosima di Grazia Deledda, dove il tema dominante viene esplicitamente dichiarato in modo che il candidato lo colleghi a proprie letture. Qui davvero romanzi contemporanei letti individualmente potrebbero essere stati riportati e discussi, rendendo originale l’elaborazione scritta. La formulazione dell’ultima richiesta recita, infatti, così: “Il tema principale del brano riguarda il valore della formazione, della cultura e della scrittura come risorse imprescindibili a partire già dall’adolescenza. Esponi le tue considerazioni su questo aspetto, in base alle tue letture e conoscenze.”

 

Mi sembra quindi che questa sia la traccia che proponendo un’autrice “nuova” per la scuola ha anche aperto a nuove possibilità di scrittura. Direi che da qui si dovrebbe partire per la costruzione delle prove 2024 e mi piacerebbe che ci fossero interventi in merito.

Scrivere, a partire da Deledda, sul proprio rapporto con la scrittura e con la lettura. Per una lezione “integrativa” ricordo di aver letto e raccontato nell’anno in corso di interviste sul tema a scrittrici d’oggi come Silvia Avallone, Nadia Terranova, Viola Ardone, ed altre, consigliandone i romanzi. Ognuna di loro ha il proprio libro di formazione, e sarebbe bello se una scrittrice dimenticata come Grazia Deledda avesse fatto parlare di sé e di “quel libro” studenti e studentesse. Ora che il clamore è finito, nell’estate del ripensamento e delle letture, la scuola non si ferma.

 

 

10 luglio 2023