Magda Indiveri - Letture per l’estate, dalla Biblioteca Fiorentina

 

Riflessioni in biblioteca n. 2. Galleria femminile e altri argomenti letterari a cura di Gino Tellini, Polistampa FI 2025

 

Il volume dà atto degli incontri di letteratura che si sono tenuti al mercoledì per due anni a Firenze: tre serie di conferenze nella sede della Fondazione Biblioteche CR, nel periodo 2023-2024. Le conferenze, di vario argomento e sempre documentate sul canale you tube del sito sono state raccolte in tre capitoli: Luci e ombre della modernità; Galleria femminile toscana e Personaggi letterari: violenza di genere e autodeterminazione femminile. Il curatore sia degli eventi che del volume, professore emerito di Letteratura Italiana Gino Tellini, segnala il primo piano riservato alle figure femminili: sia come scrittrici, in particolare legate alla terra toscana, sia come personaggi letterari.

Siamo di fronte a una sorta di sontuosa e piacevolissima tavola imbandita, da cui risulta difficile trascegliere; proveremo ad “assaggiarla” privilegiando l’aspetto utilitaristico per gli insegnanti di scuola, allo scopo di dare profondità alle proprie lezioni o ad aggiungere, grazie alle ricerche ben presentate,  nuovi risvolti

Dalla prima sezione ad esempio sarà interessante leggere il confronto tra Letteratura e scienza curato da Luigi Dei («due pianeti che ruotano attorno allo stesso sole») per preparare un percorso scolastico  interdisciplinare, sulla scorta del sorprendente explicit dell’intervento:

 

Vale la pena, a conclusione di questo percorso a zig-zag fra scoperte scientifiche e invenzioni letterarie, ricordare un passaggio da un acuto articolo di Cesare Garboli comparso sul «Corriere della Sera» il 6 ottobre 1977 dal titolo Questo poeta è uno scienziato:

«In fondo cosa abbiamo imparato da Montale? Come tutti i poeti veri, Montale è uno scienziato. Non manda messaggi, ma scopre e legifera. È stato Montale a esprimere in termini poetici la vera, grande scoperta del secolo che la nostra vita è “quantistica”, intermittente, discontinua, fra l’essere e il non-essere».

 

 

Gli faranno da contraltare le Riflessioni sull’intelligenza artificiale di Gino Ruozzi, tema quant’altri mai mobile e mutevole, ma anche preoccupante per la scuola. Novello “archibugio” (Ruozzi fa riferimento all’Orlando Furioso) per lo “scandalo” che si porta dietro, non si può negare l’utilità di un processo informatico che può svolgere alcuni compiti meglio del cervello umano, ma in ambito formativo i problemi sembrano insuperabili. Certo si dovrà lavorare sulla “responsabilizzazione”, e sulla consapevolezza che di strumento si tratta, sempre sottoposto dunque a controllo umano.

 

Nell’ultima sezione emergono invece i cari e canonici personaggi femminili quali Griselda, Angelica, Mirandolina… fino alla Francesca Spada del Mistero napoletano di Ermanno Rea: personaggi che lottano tra la violenza subita e il riscatto personale.

 

Ma credo che gli spunti più nuovi possano derivare dallo studio di scrittrici otto-novecentesche che potrebbero utilmente essere aggiunte al canone tra quarto e quinto anno di scuola superiore, in modo da spezzare la pervasività degli scrittori e dar conto della vivacità culturale femminile, in Toscana ma in realtà in tutta Italia. Si può partire dalla Contessa Lara, che operò a Firenze, a Milano, a Roma, ma occupò le pagine dei quotidiani per fatti “esecrabili”:

 

[…] la scrittrice Eva Cattermole, in arte Contessa Lara, moglie denunciata per adulterio e ripudiata, poi assassinata da un convivente con un colpo di rivoltella, venne additata alla generale esecrazione come responsabile della propria tragica fine, rea di avere profanato l’altare domestico.

 

Ne dà conto Gino Tellini con un suo intervento molto vivace, in cui segnala come «l’accanito moralismo maschilista dell’Italia umbertina poteva, senza battere ciglio e con coscienza tranquilla, colpevolizzare la vittima.» E ci volle il necrologio di Matilde Serao per restituirci la sua immagine di scrittrice:

 

questa donna dallo pseudonimo romantico […] era una creatura di fatica, un essere che passava ore e ore a scrivere, senza stancarsi, senza troppo pretendere, non seccando né i direttori di giornali, né i lettori, lavorando quando gli altri si divertivano, e sciupando i suoi poveri occhi malati sulla carta, correndo da una redazione di giornale alla posta, vegliando tardi, mangiando

in una trattoria o sovra un angolo di tavolo.

 

Tellini rileva che

 

dalla scrittura della Contessa Lara traspare un senso acuto della fisicità, negli incontri d’amore, ma anche nel contatto con la concretezza degli oggetti, con i mobili e le suppellettili, con gli abiti, nell’osservazione della quiete degli interni domestici.

 

E mette in rilievo l’influenza esplicita con l’Ibsen di Casa di bambola.

 

Anna Nozzoli con la sua ricognizione delle pubblicazioni delle poetesse novecentesche, in Aspetti della poesia femminile contemporanea, da Iolanda Insana ad Antonella Anedda, da Antonia Pozzi alla “libellula” Amelia Rosselli, fa un servizio molto utile per i docenti di oggi e di domani.

Molto interessante anche un altro suo intervento su Anna Banti (nom de plume di Lucia Lopresti), autrice a mio parere da inserire assolutamente nel programma scolastico, almeno con qualche pagina da Artemisia. La Nozzoli si concentra sulla corrispondenza. che documenta la straordinaria ricchezza delle letture, delle cose viste, delle esperienze di biblioteche, archivi e musei che la Banti matura negli anni tra la guerra e il primo dopoguerra, come si ricava da questo passaggio epistolare della scrittrice:

 

Io ho sempre avuto una grande passione per la scrittura. Quand’ero piccola,la mia scrittura erano i caratteri a stampatello. Con loro inventavo storie e le illustravo. Con le parole si può fare una letteratura che non si fa con la storia dell’arte. E della letteratura si può fare storia, quando la Storia tace. E in Italia c’è molta storia taciuta.

 

In particolare emerge la presenza precoce di Virginia Woolf, della quale Banti, oltre ad essere un’acuta lettrice nel saggio Umanità della Woolf («Paragone», aprile 1952, poi in Opinioni) sarà anche una notevolissima traduttrice (si deve a lei la prima versione italiana del romanzo della Woolf Jacob’s Room, pubblicata da Mondadori nel 1950 con il titolo La Camera di Giacobbe e ora nei Meridiani Mondadori.

 

Concludo questa parzialissima carrellata con l’intervento di una cara collega che si è sempre spesa enormemente per l’Associazione degli Italianisti, per la formazione e anche per Griselda on line. Nel suo saggio Maria Freschi Borgese e Giselda Fojanesi. “Anime scompagnate”: Giselda, Rapisardi e Verga Cristina Nesi ci fa scoprire, partendo da un particolare solo apparentemente “incongruo” come una tovaglia di lino bianco (a ricordarci che anche un rigoroso intervento di ricerca può giovarsi dell’approccio narrativo: e anche questa è una indicazione di metodo, per i docenti) il ruolo di Giselda Fojanesi, vissuta fino a 96 anni,

 

[…] donna non convenzionale, capace di trasformare la propria rassegnazione, immersa com’è in un mondo intellettuale prettamente maschile, in ribellione e soprattutto in scrittura.

 

La conoscenza fra Verga e la Fojanesi risale al 1869, a Firenze: Leggiamo in una lettera della Fojanesi:

 

Il nostro amico diletto venne a Firenze nel 1869 ed io lo conobbi appunto nell’estate di quell’anno, in casa Dall’Ongaro, non so veramente da chi mi fosse presentato; so che lo zio Francesco con la sua bell’anima lo accolse paternamente e lo incoraggiò. La Capinera era già scritta e Dall’Ongaro si adoperò per farla pubblicare prima in un giornale cittadino, poi, nel 1871, da Lampuggiani.

 

Nel settembre dello stesso anno avviene un viaggio verso Catania in cui Verga fa da “cicerone”: viaggio «delizioso, indimenticabile», occasione del trasferimento in Sicilia di Giselda in qualità di educatrice. Là, perse le speranze di sposare Verga, si accasa con Mario Rapisardi, ma il matrimonio viene da lei stessa definito «sciagurato». Dieci anni dopo i due si ritrovano e inizia una fase di “amore e scrittura” per entrambi, fino all’emersione dello scandalo. Tale è il clamore, che anni dopo un Pirandello ventiseienne vi si ispira per il romanzo L’esclusa.

 

Riguardo al ruolo di Maria Freschi Borgese, fine autrice di biografie femminili, moglie dello scrittore Giuseppe Antonio Borgese che le dedicò il suo Rubè, e della tovaglia bianca, non resta che accedere direttamente a questi Atti, davvero sostanziosi. Un’ottima lettura per l’estate, immaginando l’anno (scolastico) che verrà.

 

 

18 giugno 2025