Claudia Colombo e Benedetta Nanni - Pasolini e Saviano, la letteratura militante

 

Il percorso che presentiamo si radica nell’approfondimento sull’opera di Pasolini svolto in rete con altri colleghi di alcuni licei bolognesi, in occasione delle celebrazioni pasoliniane iniziate nel 2015, a distanza di 40 anni dalla morte dell’artista.

Il lavoro ha avuto come esito un convegno, In un futuro aprile, che si è tenuto al teatro Laura Betti di Casalecchio, il 19 aprile 2016, durante il quale gli interventi sono stati tutti curati dagli studenti. Da allora non abbiamo mai smesso di leggere e studiare questo autore.

Per questo siamo state invitate a intervenire al corso di aggiornamento Per un nuovo Umanesimo: percorsi al servizio della cittadinanza, organizzato dalla rete dei licei bolognesi. 

A questo intervento è seguito un modulo didattico interdisciplinare pensato per una classe quinta del liceo Copernico.

La riflessione teorica e la proposta didattica sono accomunate dalla scelta di mettere al centro del discorso il nodo dell’impegno civile del letterato militante, che esprime una posizione critica rispetto alle scelte della classe politica e al flusso dell’opinione pubblica, che rischia in prima persona (la marginalizzazione, la libertà personale, l’esilio, la vita) e che proprio da questa esposizione al rischio trae legittimazione per il proprio dire.

 

PASOLINI E SAVIANO

Partiamo dall’intervento al corso di aggiornamento, dal titolo volutamente d’impatto Chi scrive muore, per il quale abbiamo scelto due autori emblematici dal secondo Novecento a oggi: Pasolini e Saviano. Il primo, un autore classico ma ancora controverso, per certi versi scomodo, decisamente difficile per la profondità della riflessione, la pluralità degli ambiti espressivi, la vastità dei riferimenti culturali, e le contraddizioni, la discussa biografia, le polemiche in cui viene coinvolto anche da sinistra; il secondo, un autore giovane, noto agli studenti, se non per i suoi scritti, per le sue apparizioni sui media, la presenza sui social, la realizzazione di una serie televisiva molto popolare ispirata dalla sua opera più famosa e al centro di diverse polemiche.

I due dialogano: il giovane interroga esplicitamente il “maestro”, racconta di come sia andato a visitare la sua tomba per riannodare il filo comune della ricerca della verità, così come Pasolini era andato sulla tomba di Gramsci a interrogarlo sulla “fine della storia”.  Saviano, nel capitolo Cemento armato in Gomorra, riprende il testo forse più famoso di Pasolini, quello scritto corsaro che va sotto il nome di Il romanzo delle stragi: entrambi sanno, ma alla frustrazione di chi può confidare solo sull’intelligenza del reale che gli viene dal suo ruolo di intellettuale, il giovane può rispondere che «ha le prove» (e per questo deve vivere sotto scorta).

Su questo dialogo intorno alla verità si è sviluppato il confronto fra i due autori, che abbiamo presentato durante il corso di aggiornamento.

Si dà qui di seguito uno schema succinto dei contenuti del corso:

 

Introduzione

Foucault e il parresiastes: chi è l’intellettuale militante.

Pasolini

- la contraddizione radicale: l’umanista, il filologo, il borghese e il marxismo; la passione per l’uomo e il rigore dell’ideologia; la visione apocalittica, la perdita della speranza e tuttavia la costante resistenza attraverso la “critica totale” e la “denuncia disperata e inutile”;

- prima linea di indagine - la riflessione sugli strumenti della comunicazione: dalla questione della lingua alla “semiologia integrale”;

- seconda linea di indagine – “appassionarsi e operare”: fra rifiuto e palinodia, dalla consapevolezza della “fine della storia” alla lotta contro il “Nuovo potere”, e dalla militanza alla missione pedagogica.

Saviano

- lo statuto narrativo – la “verità trasformata in visione”: un genere ibrido tra verità della cronaca e finzione che genera empatia; commistione fra elementi del reportage giornalistico e aspetti letterari e retorici;

- la prima persona: il valore testimoniale e il senso dell’esistenza risolto nella indagine sulla verità.

“Io so, ma non ho le prove”/ “Io so e ho le prove”

- Pasolini (ovvero l’intellettuale esercita il proprio mestiere): ristabilisce la logica dove regna l’arbitrio e ricostruisce il disegno delle dirette responsabilità politiche degli attentati alle istituzioni e delle stragi che segnano la storia italiana tra la fine dei Sessanta e i primi Settanta. Lo scrittore parla con la certezza assoluta che gli proviene dalla solidità dei propri strumenti di indagine e di giudizio, ma non ha le prove giudiziarie. E non le ha proprio perché un intellettuale vero non può che essere estraneo a qualsiasi forma di compromissione col potere (solo da tale compromissione potrebbe ottenere le prove  e i riscontri necessari a definire una responsabilità non solo morale, ma anche penale);

- Saviano: il testimone ha le prove che gli derivano dall’autopsia, dal coinvolgimento di tutti i sensi nel processo conoscitivo, e le prove non stanno più nei documenti ma nella vita percepita: le prove stanno paradossalmente nella parzialità del testimone, che è uno, ma ha visto, e quindi sa.

La solitudine di chi scrive e la pericolosità della parola

Sia Pasolini che Saviano sono consapevoli del rischio che corre chi denuncia e chi testimonia, chi dice e “dice bene”. Il primo rischio è quello di essere stritolati dalla macchina del fango, la delegittimazione della persona per delegittimarne la parola. Alla morte metaforica della solitudine si aggiunge poi la morte reale, al rischio della quale si espone il cercatore di verità. «La solitudine di chi scrive e la pericolosità della parola sono ancora enormi», dice Saviano nel rievocare la figura di Anna Politkovskaja in La bellezza e l’inferno. E non smette di impressionare il titolo Siamo tutti in pericolo, suggerito da Pasolini a Furio Colombo come titolo dell’intervista concessa al giornalista: era il primo novembre del 1975. La notte seguente Pasolini sarebbe stato brutalmente ucciso.

 

IL PERCORSO INTERDISCIPLINARE

L’impostazione del corso di aggiornamento è rimasta essenzialmente la stessa nella sua modulazione didattica per la classe quinta di linguistico del liceo Copernico, seppur da un lato alleggerita di alcuni nodi concettuali e dall’altro integrata da spunti interdisciplinari. Il percorso è iniziato dalla riflessione sulla parresìa, che ha stimolato gli studenti a pensare a figure di intellettuali che nel corso della storia della letteratura hanno indossato i panni scomodi del parresiastes. Successivamente, si è riflettuto sul modello di intellettuale engagé moderno, identificandone alcune peculiarità: l’autonomia rispetto alla politica e l’autorevolezza acquisita attraverso la scrittura creativa; lo sfruttamento, ai fini della verità, del peso crescente dei mezzi di comunicazione di massa; l’ appello all’opinione pubblica, che si presenta innanzitutto come sfida contro l’omologazione; l’offerta, come pegno di verità, della propria libertà, del proprio successo e della vita stessa; la scelta estrema di scrittori pronti a pagare in prima persona, perfino a farsi vittime sacrificali e, se necessario, a uscire temporaneamente dagli steccati della legalità.

Tali riflessioni sono emerse dall’analisi delle tre figure di intellettuali prese in esame dal percorso didattico, Émile Zola, Pier Paolo Pasolini e Roberto Saviano, di cui sono state evidenziate analogie e differenze sia in termini di contesto storico, sia sotto il profilo delle scelte ideologiche e letterarie. Fondamentale è risultata la collaborazione tra docenti delle diverse discipline: la docente di storia ha analizzato il quadro storico entro cui collocare l’opera dei tre scrittori:

- la docente di lingua ha approfondito la figura di Zola all’interno della storia della letteratura francese

- la docente di italiano, oltre ad affrontare Pasolini e Saviano all’interno del percorso di letteratura italiana, ha lavorato sulle connessioni fra i tre intellettuali e - nel caso di Pasolini e Saviano - sull’ intertestualità.

Sotto questo profilo, dopo la lettura integrale dei tre testi J’accuse, Il romanzo delle stragi e Cemento armato, è stata proposta agli studenti un’analisi linguistica e retorica di alcuni passi centrali, che ha evidenziato da un lato modalità ricorrenti, dall’altro scelte lessicali radicalmente differenti. Attraverso questo lavoro di scavo sul testo gli studenti hanno preso coscienza del legame profondo tra stile di scrittura e atteggiamento intellettuale, tra scelte linguistiche e immagine che ogni scrittore offre di sé nel momento in cui si mette in gioco alla ricerca della verità.

 

Claudia Colombo (liceo Copernico) e Benedetta Nanni (liceo Galvani)

 

Giugno 2021