Un percorso dell’Università di Trento, tra ricerca e divulgazione (Gruppo di Ricerca e Scrittura di Biografie dell'Università di Trento)
a cura di
Maria Barbone, Elena Bernardini, Ashia D’Onofrio, Margaux Introna, Giacomo Gallo, Chiara Rasera, Lucia Raggio, Lucia Rodler, Chiara Silvestri, Nicoletta Silvestri, Sara Sottoriva
0. Una giornata particolare (Lucia Rodler, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, lucia.rodler@unitn.it)
Il 23 ottobre 2024, presso l’Accademia degli Agiati di Rovereto, si è svolta l’ultima tappa di un percorso di ricerca e disseminazione, iniziato nella primavera 2024, che ha coinvolto un gruppo di dottorandi e dottorande dell’Università di Trento, coordinati da Lucia Rodler (Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive), con la collaborazione di Maria Barbone e Susanna Pedrotti della Biblioteca Universitaria Digitale, di Nicoletta Silvestri della Biblioteca “civica” Tartarotti di Rovereto e della psicologa Ashia D’Onofrio del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive.
Si è trattato di un’attività di terza missione in cui l’Ateneo trentino ha svolto un ruolo attivo sul territorio, organizzando un incontro tra dottorandi/dottorande e studenti/esse di alcune classi terze delle scuole secondarie di primo grado "Damiano Chiesa" e “Luigi Negrelli” di Rovereto. A dire di tutte e tutti i/le partecipanti, la giornata è andata molto bene, forse anche per alcune caratteristiche che vale la pena ricordare: ha promosso un incontro tra generazioni (universitari e studenti/esse di scuole medie), concordato con le insegnanti della scuola nei metodi e nei contenuti, grazie ad alcuni incontri tenuti nel mese di settembre 2024; ha valorizzato l’intreccio tra Università, Comune di Rovereto (era presente l’assessora alle politiche educative e al contrasto alle diseguaglianze Silvia Valduga) e Accademia degli Agiati, una importante istituzione culturale della città che, grazie alla Presidente Patricia Salomoni, ha organizzato il 22 ottobre un convegno di studio su Ricerca e comunicazione. Il ruolo sociale di umanisti e scienziati nel mondo della complessità, a cui la giornata del 23 ottobre ha offerto un importante contributo applicativo.
Non è più tempo, infatti, di presentare ricerche solo teoriche e metodologiche. Perciò l’Ateneo di Trento ha contribuito al convegno con una giornata particolare, intitolata Donne e impegno pubblico: qualche bella storia tra le tante, centrata sulla biografia femminile. Il genere biografico si presta particolarmente bene alla divulgazione perché permette di avvicinare un campo di studi, una disciplina, un sapere, attraverso la curiosità e l’empatia suscitata dal racconto di una vita esemplare. In questo caso la scelta del progetto è stata quella di narrare percorsi femminili, senza omettere le difficoltà, le incertezze, le fragilità che possono risultare vicine al pubblico giovanissimo che sta per scegliere le scuole superiori. Il modello biografico è valso dunque anche come empowerment personale e come orientamento nella scelta del percorso scolastico.
Le pagine seguenti spiegano il metodo della ricerca e gli effetti della mattina del 23 ottobre che è stata possibile anche per la lungimiranza dell’Ateneo di Trento che, dopo avere promosso, nel piamo strategico 2017-2019, le politiche di “equità&diversità”, e dunque anche l’attenzione nei confronti del genere, nel piano 2022-2027 ha sottolineato equità, parità e inclusione come tema fondamentale per il benessere della comunità accademica, appoggiando inoltre le esperienze di didattica innovativa e le attività di comunicazione e terza missione. Non per caso, già nel 2021, nasce a Trento il Gruppo di ricerca e scrittura ScriBUnT, coordinato da Maria Barbone, Susanna Pedrotti e Lucia Rodler, che nel 2022 ha anche sviluppato una Libguide: https://libguides.unitn.it/ScriBUnT, e collabora con il sito di alta divulgazione dell’«Enciclopedia delle donne», fondato nel 2008 da Rossana di Fazio e Margherita Marcheselli per dare spazio alla vita delle donne.
Vale ora la pena ricostruire un percorso che può forse anche valere da metodo replicabile altrove, a partire dalla riflessione sul pubblico e dalle sue reazioni.
Riconoscendo le difficoltà che i ragazzi spesso incontrano nella lettura tradizionale, l’intervento introduttivo della giornata, in seduta plenaria, ha cercato di stimolare l’interesse del giovane pubblico verso le biografie, presentate con modalità di fruizione congeniali alle sue abitudini.
Nelle settimane precedenti è stata condotta un’indagine preliminare tra adolescenti di alcune scuole secondarie di primo grado, finalizzata ad identificare i personaggi di maggiore interesse per la fascia d’età coinvolta. I risultati emersi sono stati rielaborati in una presentazione visiva, composta da immagini e nomi dei protagonisti selezionati. Questo approccio, mirato a catturare l’interesse del giovane pubblico, ha generato un clima di curiosità e ha favorito la partecipazione attiva. I/le ragazzi/e sono stati così invitati a presentare i propri idoli e le motivazioni che li rendono significativi. A questa prima fase è seguito un confronto intergenerazionale, che ha messo in relazione da un lato i personaggi popolari tra gli adolescenti attuali; dall’altro, quelli emblematici delle generazioni precedenti. Lo scambio ha messo in evidenza come, pur variando i soggetti di interesse con il passare degli anni, l’attrazione per le storie personali più o meno note (e quindi per le biografie) rimanga costante. L’argomento è stato successivamente approfondito con domande volte a favorire una riflessione personale:
Tale approccio ha stimolato un dialogo vivace, permettendo a ragazzi/e di condividere le proprie preferenze e riflessioni in merito.
A completamento del dibattito, è stata proposta una breve guida metodologica per la stesura di un testo biografico, al fine di fornire a studenti/esse strumenti pratici per sperimentare direttamente quanto discusso. Questa si articola in sei fasi principali:
La scaletta, concepita per essere breve, accessibile e facilmente replicabile, si integra con i percorsi didattici già avviati in ambito scolastico, fornendo a ragazzi e ragazze un supporto utile per proseguire autonomamente.
Nella parte conclusiva dell'intervento si è cercato di aprire ulteriormente l’orizzonte delle possibilità. Le nuove generazioni, spesso abituate a contenuti brevi, visivi e interattivi propri dell'era digitale, in cui i social media e le piattaforme online giocano un ruolo centrale, possono trovare maggiore accessibilità in media non tradizionali. Infatti, la fruizione di formati classici, tra cui il libro, spesso non è congeniale al coinvolgimento iniziale del giovane, anche se continua a rappresentare un auspicato traguardo. Per rispondere a questo cambiamento sono stati proposti formati alternativi anche per il genere biografico, segnalando graphic novel, podcast, documentari e biopic, che offrono narrazioni biografiche immediate e in linea con le abitudini del pubblico selezionato. Questi formati rispondono non solo alla difficoltà che molti giovani incontrano nell’approccio ai libri tradizionali, ma anche al desiderio di esplorare storie in modi innovativi e personalizzati.
L’intervento ha dimostrato che, pur in un arco temporale limitato e con risorse semplici, è possibile avvicinare i/le giovani a generi narrativi tradizionali attraverso formati e media contemporanei che parlano il loro linguaggio. Il coinvolgimento diretto e la possibilità di esprimere le proprie opinioni sono elementi fondamentali per stimolare l’interesse verso argomenti apparentemente distanti. Le biografie, lungi dall’essere un argomento polveroso o riservato agli adulti, si sono rivelate un ponte tra generazioni e un modo per esplorare nuovi mondi, mantenendo viva la curiosità e l’interesse.
2. Gli effetti delle biografie (Chiara Rasera, chiara.rasera@scuole.provincia.tn.it, e Sara Sottoriva, sara.sottoriva@scuole.provincia.tn.it, Scuole Secondarie di primo grado “Damiano Chiesa” di Rovereto)
Quando, nel settembre 2024, il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e la Biblioteca civica “Tartarotti” di Rovereto ci hanno proposto l’adesione al Progetto Biografie ci siamo lanciate con curiosità nell’avventura, pur non conoscendone subito i dettagli. Il tema delle biografie di donne significative in vari campi della conoscenza, della cultura e delle scienze ci è sembrato stimolante: in quel momento ci stavamo infatti preparando ad iniziare l’anno scolastico con le nostre classi terze. Durante l’anno, in previsione dell’esame conclusivo del primo ciclo, lavoriamo infatti su varie tipologie di scrittura e abbiamo intuito che un’esperienza vissuta dai nostri alunni e dalle nostre alunne in prima persona avrebbe permesso loro di affrontare in modo più significativo il genere della “biografia”. L’idea inoltre di accompagnare i nostri studenti all’Accademia roveretana degli Agiati, uno dei luoghi culturali più prestigiosi della città, ci sembrava un’occasione imperdibile, così come incontrare giovani studiose e studiosi dell’Ateneo trentino e interagire con loro nel racconto di personaggi in buona parte sconosciuti alle giovanissime generazioni.
A tutto ciò si aggiungeva il fatto che proprio in questi mesi i nostri studenti sono impegnati nella scelta della scuola superiore: conoscere i diversi ambiti in cui le figure presentate si sono affermate e gli snodi cruciali del loro percorso formativo avrebbe rappresentato per loro uno stimolo anche in questo senso.
Quest’occasione si è inserita in un percorso più ampio a tema “biografie” iniziato a settembre con la visita alla mostra “Pioniere. Le donne che hanno fatto l’Europa”[1] allestita nella nostra scuola, proseguito con un lavoro di scrittura da noi guidato su biografie di familiari.
La mattina presso l’Accademia ha coinvolto tre classi terze della città: le nostre due terze della Scuola Superiore di primo grado “Damiano Chiesa” e una terza della Scuola Superiore di Primo Grado “Luigi Negrelli”. Dottorande e dottorandi hanno coinvolto i ragazzi e le ragazze, divisi in piccoli gruppi (formati al massimo di sei componenti), in attività diverse e interattive, come interviste, quiz o la creazione di un cartellone. I personaggi presentati erano sconosciuti ai nostri ragazzi: questo vale sia per personalità meno conosciute come Angioletta Coradini o Luciana Natoli, che hanno rappresentato un’interessante scoperta anche per noi insegnanti, sia per figure invece a noi molto più familiari, come Mia Martini o Michela Murgia.
Nella rielaborazione seguita all’incontro, tutti i ragazzi hanno espresso un parere positivo sull’esperienza vissuta, indipendentemente dal genere e anche dalle loro inclinazioni personali (umanistiche, scientifiche, tecniche) e competenze. Hanno saputo ricostruire efficacemente le vite delle donne presentate e hanno apprezzato la novità e il valore dell’incontro con ragazzi “adulti” dotati di un’ampia formazione.
Qualche studentessa particolarmente sensibile ha saputo esprimere in modo molto efficace il senso del progetto. Particolarmente significative ci paiono le parole di Matilde, che citiamo per sintetizzare gli effetti positivi dell’attività:
Secondo me le dottorande/il dottorando hanno portato ai nostri occhi la vita di queste donne per farci scoprire figure simbolo di forza, tenacia e resistenza, oltre alle solite icone maschili, proprio per dimostrarci che non sono sempre solo i ragazzi che salvano la vita alle donzelle, non sono sempre i maschi che fanno il primo passo, non sono sempre gli uomini i più coraggiosi ed intrepidi. Alle volte anche le donne, che fino a poco tempo fa non avevano nessun diritto, hanno fatto cose eccezionali.
Abbiamo imparato, in questa mattinata, cose utili per la nostra istruzione, ad esempio come scrivere una biografia significativa ed interessante per il lettore, ma anche sviluppato competenze più personali e compreso messaggi importanti che le ragazze ci hanno voluto passare. Il più importante secondo me è quello di non arrendersi davanti alle difficoltà, e le donne che ci hanno accompagnato durante la mattinata ne sono la prova. Le dottorande/il dottorando ci hanno portato, infine, attraverso la loro conoscenza e la loro passione, donne tutte differenti ma tutte ugualmente coraggiose. È stata veramente un’esperienza stupenda che ha portato me e i miei compagni a scoprire persone e fatti nuovi ed emozionanti, fino ad oggi conosciuti solo da pochi.
Sono veramente molto contenta di come la mattina è andata, e ringrazio moltissimo le ragazze/il ragazzo che si sono messi in gioco per farci conoscere queste grandi icone femminili!
In conclusione, riteniamo che poter uscire dal contesto istituzionale della scuola per incontrare altre significative realtà culturali del territorio e lavorare in sinergia mettendo al centro i/le nostri/e ragazzi/e, abbia permesso a tutti i soggetti partecipanti di trovare linguaggi comuni e modalità di trasmissione del sapere nuove e sorprendenti.
3. La Libguide ScriBUnT e il percorso di ricerca e scrittura (Maria Barbone, Biblioteca Universitaria Digitale, maria.barbone@unitn.it)
Nel 2022, quando ScriBUnT viene riconosciuto formalmente come Nucleo Operativo dell’Enciclopedia delle donne[2], la Biblioteca Universitaria Digitale pubblica sul sito della Biblioteche UniTrento una Libguide[3] dedicata al progetto. La Libguide ScriBUnT[4] permette di raccogliere in pagine web la documentazione e i risultati del progetto, ne illustra la natura e gli scopi, suggerisce approfondimenti, rimanda alle voci biografiche scritte in seno al gruppo e pubblicate sull’ enciclopediadelledonne.it., accoglie le bozze di voci in attesa di approvazione. Una sezione è dedicata agli eventi in cui ScriBunT è presentato o quelli in cui è parte attiva, ed è in costante aggiornamento.
In occasione del laboratorio presso l’Accademia degli Agiati, la scrittura di una voce enciclopedica di donna doveva essere anche tradotta in un nuovo tipo di narrazione, il che ha richiesto a dottorandi e dottorande un percorso strutturato che prevedeva: una lezione sul genere biografico e la divulgazione a cura della docente e delle sue collaboratrici; una lezione sulla ricerca bibliografica, l’affidabilità e l’autorevolezza delle fonti, nonché la citazione bibliografica a cura della sezione Formazione della biblioteca universitaria; una lezione sulla storia delle enciclopedia delle donne e sui criteri da loro richiesti per pubblicare online, a cura della biblioteca universitaria digitale; una lezione su come comunicare con studenti di terza media a cura della biblioteca civica di Rovereto; la scrittura del riassunto, e infine l’ideazione del racconto-gioco. La narrazione attiva e partecipata e l’esplorazione delle biografie di donne esemplari per contributo culturale e scientifico è stata perseguita con lo sguardo rivolto all’orientamento nella scelta dei percorsi di studio di studenti e studentesse, con l’intento di contribuire a far crescere nelle persone più giovani il desiderio di realizzare il proprio talento. Nella scelta di far riflettere giovani studenti e studentesse attraverso il gioco e la biografia, tutta l’esperienza si è tradotta in una forma importante di educazione culturale, portata avanti a livello di sperimentazione accademica e laboratoriale con risultati positivi sottolineati da insegnanti e partecipanti, che confermano ScriBUnT quale strumento didattico flessibile orientato a più risultati, compresi quelli della terza missione delle Università.
4. Le proposte di disseminazione
Dopo gli incontri formativi, nell’estate 2024 quattrodici dottorandi e dottorande hanno scelto una donna a loro avviso memorabile e scritto una voce da proporre all’«Enciclopedia delle donne», ultimando la fase di ricerca e scrittura a fine agosto 2024. Le voci sono state riviste e inviate alla redazione, guidata da Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli, che hanno iniziato il processo di revisione cieca delle voci biografiche[5]. Intanto, nel mese di settembre, dieci dottorandi e dottorande hanno dato la disponibilità per la fase conclusiva del progetto, quella della disseminazione. Dopo due incontri con le insegnanti delle Scuole secondarie di primo grado coinvolte, che hanno dato utili indicazioni sul pubblico di riferimento, le dottorande e il dottorando hanno immaginato e realizzato la giornata del 23 ottobre. L’obiettivo è stato quello di coinvolgere studenti e studentesse di terza media in qualche attività che riguardasse la donna scelta per la biografia. Di seguito riportiamo quattro delle proposte realizzate con le classi.
4.1 Alla scoperta di due scienziate straordinarie: Susanna Terracini e Angioletta Coradini (Margaux Introna, Dipartimento di Fisica, margaux.introna@unitn.it)
Presentare le vite e le innumerevoli conquiste di Susanna Terracini, eminente matematica, e Angioletta Coradini, rinomata astrofisica, a una classe di ragazzi e ragazze di terza media potrebbe sembrare un’impresa impegnativa. Tuttavia, grazie alla creazione di un quiz interattivo, è stato possibile rendere l’incontro coinvolgente e stimolante. Il quiz univa il piacere del gioco all’opportunità di apprendere, suscitando curiosità, alimentando lo spirito di squadra e mantenendo sempre alta l’attenzione e l’entusiasmo.
L’approccio didattico. L’attività è stata strutturata come una competizione a squadre. Ogni gruppo si è misurato con dieci domande pensate per far emergere i dettagli salienti delle biografie e dei contributi scientifici delle due scienziate. Le regole erano semplici e chiare: chi rispondeva correttamente al maggior numero di quesiti vinceva. Per rendere l’esperienza ancora più stimolante, ogni domanda era corredata da indizi che guidavano gli studenti nella riflessione e nell’apprendimento, aiutandoli a cogliere i concetti chiave legati a queste figure straordinarie. In questo modo, la parte ludica del quiz era sempre connessa all’obiettivo educativo, e i ragazzi si sono sentiti parte di un’esperienza condivisa, divertente e allo stesso tempo formativa.
Le vite delle due scienziate. Domanda dopo domanda, i ragazzi hanno potuto scoprire i principali passaggi delle vite di Coradini e terracini, e il loro straordinario contributo al mondo della scienza. Coradini, conosciuta come la “Signora dei Pianeti”, ha dedicato la sua carriera all’analisi dei dati sui corpi celesti. Il suo amore per la Luna, che l’ha ispirata fin dai primi passi nella ricerca, l’ha portata a diventare una delle prime ricercatrici non americane a collaborare con la NASA, studiando le rocce lunari prelevate durante l’allunaggio dell’Apollo 11.
Terracini, invece, ha intrapreso una carriera diversa, ma altrettanto affascinante, diventando una delle menti più brillanti della matematica. Fin da giovane, l’aspetto creativo della disciplina l’ha conquistata, portandola a vedere la matematica come un gioco per risolvere problemi complessi, quali quelli legati alle equazioni, alle derivate parziali e ai sistemi dinamici.
Entrambe, sebbene con percorsi differenti, hanno offerto modelli di determinazione e competenza, dimostrando come la scienza possa essere un’avventura entusiasmante e profondamente umana.
Curiosità e ispirazione. Il quiz ha incluso domande su curiosità personali e luoghi significativi. Gli studenti hanno scoperto che Terracini, prima di dedicarsi completamente alla matematica, ha gestito una pizzeria, un fatto che ha suscitato simpatia e ha aggiunto un tocco personale alla sua storia. Inoltre, hanno seguito un "viaggio immaginario" tra città come Milano, Trieste e New York, luoghi chiave nella sua carriera, per collegare le tappe fondamentali della sua ricerca.
In modo analogo, il legame di Coradini con Rovereto, la loro città, ha suscitato un grande entusiasmo. Qui, infatti, il planetario del Museo delle Scienze e Archeologia porta il suo nome, come tributo alle sue scoperte sul Sistema Solare. I ragazzi sono rimasti colpiti anche dai numerosi premi e medaglie ricevuti dalle due scienziate. Dalla Distinguished Public Service Medal della NASA, conferita postuma ad Coradini, al recente premio Juliusz Paweł Schauder Medal di Terracini, ogni riconoscimento ha rappresentato una fonte di ispirazione, mostrando come il lavoro e la dedizione possano portare a traguardi eccezionali.
Adattare le biografie ai ragazzi. Per coinvolgere i ragazzi e le ragazze di terza media, è stato fondamentale adattare le biografie delle due scienziate in modo che potessero relazionarsi con le loro esperienze quotidiane e aspirazioni. Le storie personali, come quella della pizzeria di Terracini, o le sfide professionali affrontate da Coradini, sono state presentate in modo che i giovani studenti potessero sentirsi parte della narrazione. Infatti, hanno potuto comprendere che non sempre si hanno risposte immediate e che, a volte, è importante prendersi dei momenti di riflessione per affrontare meglio le sfide, proprio come Terracini ha fatto.
I ragazzi hanno anche potuto riflettere su temi universali, come la perseveranza di fronte alle difficoltà e l’importanza della passione in ogni percorso professionale, e su come questi valori possano superare le difficoltà legate alla discriminazione di genere, che ancora oggi persiste in alcuni ambiti scientifici. Emblematico è il caso di Coradini, che, nonostante la carriera da interprete suggerita dalla madre o, successivamente, il consiglio del suo professore alla Sapienza di diventare insegnante, sceglie di iscriversi a Fisica all'università e di proseguire con determinazione nella ricerca, diventando una pioniera nel suo campo.
Pertanto, presentando esempi di donne che hanno rotto barriere e raggiunto risultati straordinari, si è cercato di far emergere una riflessione su quanto sia importante che le giovani menti si sentano libere di seguire le proprie passioni, senza limitazioni.
Obiettivi raggiunti e conclusioni. In un mondo che ha ancora bisogno di modelli femminili forti nelle STEM, raccontare le storie di scienziate come Susanna Terracini e Angioletta Coradini non solo celebra le loro conquiste, ma ispira anche le nuove generazioni. Un quiz ben progettato ha trasformato una lezione in un’esperienza coinvolgente, dove la curiosità è stata la vera protagonista. Grazie a questa modalità interattiva, l'apprendimento è diventato un viaggio di scoperta, che ha offerto ai ragazzi nuove prospettive e modelli da seguire.
4.2 Conoscere la figura di Michela Murgia, scrittrice e attivista contro le ingiustizie sociali, tra ricerca biografica e attività interattive (Chiara Silvestri, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, chiara.silvestri-1@unitn.it)
La ricerca biografica. Svolgere una ricerca biografica sulla vita di Michela Murgia è stato come comporre un puzzle. L’esterno della scatola dei puzzle presenta solitamente l’immagine che il lavoro di ricomposizione dei vari pezzi dovrebbe restituirci. Nel mio caso, la figura di Murgia è ben nota nel panorama letterario italiano, sia per le sue opere, sia per il suo impegno politico e civico. Tuttavia, per ricreare la sua figura in interezza serviva anche conoscere quelle parti di lei che non sono state rivelate nei dettagli. Ricercare tra diverse fonti (libri, articoli di giornale e siti web, podcast) è stato un percorso molto interessante: a mano a mano che emergevano nuove informazioni sulla sua storia familiare, sulle relazioni con altre persone - e nello specifico con altre donne che l’hanno sostenuta e ispirata - la biografia prendeva forma. E così i pezzi del puzzle hanno portato a conoscere una figura che già ammiravo e stimavo, soprattutto perché con lo strumento della scrittura - e di altri mezzi di comunicazione come il podcast – si è fatta portavoce di chi sperimentava le ingiustizie sociali nell’Italia contemporanea.
Presentare la figura di Murgia a classi di scuole secondarie inferiori. Far conoscere la vita, ma anche la personalità di Michela Murgia, a classi di scuole secondarie di primo grado è una sfida stimolante: non solo spinge a mettersi nei panni di un ragazzino o una ragazzina, e pensare a cosa potrebbe trovare interessante, ma anche a recuperare risorse di comunicazione interpersonali. La sfida più alta probabilmente è stata far passare il messaggio che Michela Murgia non solo era una scrittrice molto sagace, creativa ed ingegnosa, capace di conquistare con il suo linguaggio giovani e adulti, ma una donna “comune”, “una di noi”. Con questo intendo che la sfida è stata trasmettere il messaggio che la società contemporanea sembra dirci che il percorso per il “successo”, o comunque per trovare il proprio posto nella vita, sia quello di raggiungere le tappe di sviluppo tipico (studiare, laurearsi, trovare un lavoro stabile, comprare casa o sposarsi, iniziare una famiglia…), quando la stessa Michela è l’esempio per cui, seppur con ostacoli da superare, per trovare il proprio posto è importante rimanere fedeli ai propri valori, alla propria integrità e aiutare con i propri strumenti altre persone a superare gli ostacoli e le diseguaglianze.
L’organizzazione dell’attività. Pensando dunque all’obiettivo di far conoscere Murgia per la sua vita e personalità, ma anche di valorizzare il messaggio da lei portato avanti – ovvero quello di seguire il proprio percorso, creando e affidandosi alle relazioni con altre persone della comunità -, ho pensato di strutturare un’attività interattiva con i ragazzi e le ragazze che prevedesse una breve presentazione su Michela e, in seguito, la produzione di un poster sulla sua figura. L’attività è iniziata con una breve presentazione in cerchio, dove si invitava ciascuno/a a presentarsi dicendo il proprio nome e nominando almeno una “passione” (ad es., “Sono Chiara, sono appassionata di psicologia sociale e diritti umani”). Questo per collegarsi al fatto che Michela Murgia ha fatto della sua “passione” (scrittura) un modo per sensibilizzare la comunità e farsi portavoce delle persone emarginate o sfruttate. Dopo aver sciolto un po' il ghiaccio con il gruppo, l’attività è proseguita con una breve presentazione PowerPoint della vita di Michela - una presentazione comunque interattiva e coinvolgente, riguardante le esperienze familiari, formative e professionali di Michela Murgia (ad es., la situazione di violenza domestica vissuta fino ai 18 anni, la scelta di andarsene di casa e chiedere ospitalità alla zia, il bullismo sperimentato durante il percorso scolastico, i vari lavori precari e sottopagati svolti, la sua passione per la scrittura e i giochi virtuali). Dopo aver indicato alcune delle opere principali prodotte da Michela, la presentazione terminava con tre domande: Cosa era importante per Michela Murgia? Che ostacoli ha affrontato nella sua vita (privata e professionale) e come li ha affrontati? Cosa vi ha "trasmesso” e come vi siete sentite/i nel conoscere la sua vita e il suo impegno?
Il cartellone “Michela lascia il segno”. A questo punto si è messo a disposizione del gruppo di studenti e studentesse un poster in formato A3, del materiale da cancelleria (pennarelli, forbici, scotch, colla, gomma da cancellare) e immagini/figure che rappresentassero emozioni, figure, paesaggi, elementi scaricate da un programma di grafica senza copyright. Si è lasciato poi spazio alla creatività e anche alle dinamiche di gruppo per la creazione del cartellone, dicendo a ragazzi/e di ispirarsi alle domande precedentemente presentate. È stato molto interessante vedere come attraverso la creazione del poster il gruppo, in un primo momento un po' titubante, si sia poi messo in gioco con entusiasmo. Si è deciso il ruolo di ciascuno/a (chi “dirigeva” l’attività, chi ritagliava, chi disegnava o scriveva). Personalmente ho facilitato le dinamiche di gruppo durante l’attività e la riflessione sulla vita di Murgia, ma si è notato come il gruppo si sia sentito coinvolto e attratto da un’attività “diversa”. Altrettanto interessante è stato vedere come i/le ragazzi/e si siano concentrati/e molto su come Michela ha saputo superare gli ostacoli della vita, e come alcuni/e di loro abbiano condiviso alcune esperienze personali durante la creazione del poster. Al termine dell’attività, sotto richiesta di alcuni ragazzi/e e di alcune insegnanti, si è acconsentito di far portare il cartellone in classe.
Conclusione e implicazioni. Proporre attività educative di tipo informale è un’alternativa al metodo formativo “tradizionale”, che risulta tuttavia necessario per coinvolgere le giovani generazioni, utilizzando nuovi linguaggi (ad esempio, le tecnologie oppure attività che permettano una maggiore partecipazione tra pari). Dall’incontro intergenerazionale con le classi medie ne è scaturita l’importanza della terza missione della ricerca e quella di comunicare con strumenti diversi a un pubblico “altro” da quello accademico. Attraverso la presentazione in PowerPoint i ragazzi e le ragazze hanno potuto aumentare la conoscenza di una figura rilevante del panorama culturale e sociale italiano contemporaneo, mentre attraverso la creazione del poster hanno potuto affinare le competenze di team-building e problem-solving, aumentare il senso critico e la riflessione sulle emozioni e la cittadinanza attiva. Nonostante la figura di Michela Murgia non fosse conosciuta al giovane pubblico, durante l’attività si è notato un incremento dell’interesse per la storia della scrittrice ed attivista, dimostrato sia dall’attenzione posta durante la presentazione, sia dalla partecipazione di ragazzi e ragazze durante la creazione del poster. In conclusione, la ricerca biografica comunicata secondo modalità interattive e partecipative si prefigura come uno strumento efficace per sensibilizzare le giovani generazioni a conoscere la storia di una donna che ha promosso l’importanza di essere cittadini e cittadine consapevoli del proprio ruolo come agenti di cambiamento sociale.
Allegato In foto uno dei poster realizzati dal gruppo di partecipanti.
4.3 La felice intuizione di Sofia Corradi, Mamma Erasmus e i suoi figli sparsi per l’Europa (Giacomo Gallo, Facoltà di Giurisprudenza, giacomo.gallo@unitn.it)
L’idea e la ricerca bibliografica. L’idea di presentare la figura di una donna sostanzialmente ignota al grande pubblico – studi in giurisprudenza, carriera accademica da pedagogista, animo da pioniera – è sorta dal caso fortuito: durante uno degli incontri preparatori del progetto ScriBUnT raccontato in queste pagine veniva infatti evocata la figura di Sofia Corradi, che fino ad allora non conoscevo, e il suo fondamentale contributo nell’ideazione, istituzionalizzazione e sviluppo del programma Erasmus, principale progetto educativo dell’Unione Europea. Sin da subito la vita e l’attività di Corradi mi sono parse un ottimo esempio da presentare a ragazzi di scuola media, pur consapevole che la loro giovane età li tiene giocoforza fuori da qualsiasi possibilità di scambio educativo con l’estero: quale audience migliore, mi sono chiesto, di giovanissimi in formazione per parlare di una figura che, magari fra 8, 10, 12 anni, potrà determinare cambi così profondi nella loro esperienza di studio o lavoro e, quindi, di vita? E quale opportunità migliore per far comprendere loro – ammesso e non concesso che non ne fossero già consapevoli – che il viaggio non deve essere necessariamente la vacanza con i genitori o il ritorno a casa da parenti lontani, ma che esso può derivare da motivazioni varie e profonde come, per l’appunto, scelte legate al percorso formativo o alla propria vita professionale?
Da qui la voglia di approfondire la conoscenza di Mamma Erasmus, com’è stata rinominata Corradi, e raccontare una figura così importante, anche se purtroppo semisconosciuta. Mai avrei pensato che un programma così florido non fosse frutto dell’intuizione di chissà quale pool di burocrati, ma derivasse dalla scontentezza e dall’umiliazione vissuta suo malgrado da una giovane studentessa universitaria del secolo scorso: parlare di lei a classi di terza media, della sua esperienza di giovane studentessa, delle sue aspirazioni e di quanto accadutole mi è sembrata una bella scommessa, seppur condita da un lieve scetticismo iniziale – vista la natura forse troppo “seriosa” della biografata rispetto ad altre scelte operate dalle colleghe dottorande – che si è però subito scontrato con la realtà: ragazze e ragazzi interessati, perfettamente inseriti nella dimensione globale della contemporaneità, aperti al mondo e perciò incuriositi da quel che raccontavo, pur magari percependolo ancora come distante e, perciò, astratto.
Fortunatamente la ricerca bibliografica e la scrittura della voce enciclopedica non sono state impresa troppo ardua. Mi ha molto facilitato il sito personale di Corradi (www.sofiacorradi.eu) che compendia nelle sue pagine biografia, opere, articoli, interviste, programmi televisivi di e su Sofia Corradi. Oltre a questo, sul web si trovano facilmente informazioni aggiuntive sulla Professoressa. Tutto ciò mi ha aiutato a mettere nero su bianco le tappe fondamentali della sua esistenza e dell’opera erasmiana da lei condotta in un ventennio di vita, permettendomi di porre l’attenzione anche su alcuni elementi personali, familiari, “emotivi” che spero di essere riuscito a rendere bene nella redazione della voce, cui rimando per ulteriori approfondimenti.
Raccontare l’Erasmus in terza media. Per forza di cose – e sperando di non essermi attirato l’antipatia di nessun partecipante – la mia attività si è concentrata su una disciplina ormai spesso negletta dai giovanissimi: la geografia. L’attività si è svolta in maniera abbastanza tradizionale: essenzialmente una “lezione” frontale, seppur volutamente dialogica e partecipata, arricchita da spunti e curiosità scaturiti dalle reazioni e dalle sollecitazioni dei/delle giovani interlocutori/trici.
La vita di Sofia Corradi e la sua “creazione” sono debitamente rimaste sullo sfondo, non essendomi concentrato, durante il confronto con ragazze e ragazzi, nella ricostruzione delle tappe che, dalle prime intuizioni degli anni Sessanta hanno condotto le istituzioni competenti a varare, il 14 maggio 1987, il primo piano ufficiale dell’Erasmus; né mi sono soffermato, se non in termini generalissimi, sui numeri di studenti universitari (ma ora anche lavoratori e studenti delle scuole superiori) che nel tempo hanno goduto di questa opportunità, sfondando ormai il tetto di 14 milioni di persone. Non mi sono sembrati aspetti di cui parlare a ragazze e ragazzi di quell’età, rischiando di appesantire troppo il discorso.
Mi sono quindi concentrato, per verità, sull’atto e il valore del viaggiare.
L’attività. Con un semplice planisfero, ho così posto due domande molto generali a chi mi sono trovato di fronte: «Cosa vorresti fare da grande?» e «Quale paese ti piacerebbe visitare?». Rendendo in questo modo personale il racconto, ho cercato di rompere il ghiaccio e di stimolare alla discussione studentesse e studenti parlando di loro stessi e delle loro aspirazioni. Trovando in loro desideri, prospettive e voglia di visitare i più disparati angoli del mondo, l’attività si è tradotta nella narrazione giocosa di chi si immaginava un domani, con la fantasia propria di quell’età, medico negli Stati Uniti, psicologo in Norvegia o ingegnere in Giappone, per citare soltanto alcuni fra gli esempi che ricordo.
Naturalmente, l’attività mi ha anche permesso di menzionare una giovane studentessa romana, Sofia Corradi («vi parlo di una ragazza un po’ più grande di voi…»), che sul finire degli anni Cinquanta andò a studiare negli Stati Uniti, si vide rifiutato il riconoscimento del percorso intrapreso e si batté per tutta la vita affinché gli scambi fra studenti di diversi Paesi divenissero realtà: dopo aver sondato le mire dei ragazzi, parlare di lei è suonato (o almeno questa era l’intenzione) come uno sprone a perseguire sogni e ambizioni, con la consapevolezza che girare il mondo è ormai una possibilità concreta, anche grazie all’opera di persone come Sofia Corradi. Vale la pena sottolineare che questa parte del racconto, più biografica, è stata adattata a età e capacità di ragazzi/e, cercando di tenere conto di stimoli e sollecitazioni che loro stessi/e mi presentavano.
L’attività è stata poi arricchita da alcune considerazioni su importanza e bellezza del viaggiare, del conoscere il diverso, i luoghi del mondo – cercando di sradicare il concetto di viaggio da quello di vacanza e di aprire nuove prospettive agli occhi del giovane pubblico che interagiva con me – e, inevitabilmente, sulla formazione superiore e sulla possibilità di trascorrere qualche mese, appunto, negli Stati Uniti, in Norvegia o chissà dove.
Ho così tentato di affrontare in modo dialogato, partecipato e (per quanto possibile) ludico, alcuni momenti della vita e dell’opera di Sofia Corradi, puntando sull’immaginazione di ragazzi e ragazze, che – con mio grande stupore – già si vedevano proiettati in Paesi anche non così comuni, complici magari alcune esperienze di fratelli maggiori o parenti che hanno a loro volta svolto l’Erasmus o che per i motivi più disparati già risiedono all’estero.
Riflessioni conclusive. Non era facile parlare di una Professoressa universitaria a ragazze e ragazzi di terza media. Credo però che, complici il taglio “internazionale” della mia presentazione e il tentativo di adattare il tutto alle aspirazioni personali di ciascuno di loro, il rischio della noia sia stato scalzato da una forte curiosità. Come già ho sottolineato, ho trovato giovanissimi interlocutori già proiettati, pur con quel pizzico di ingenuità, di semplicità e di speranza di studenti/esse di terza media, in una dimensione globale. Le interazioni sono state facilitate dalla capacità di tutti di mixare aspirazioni di vita e desideri di visitare uno o un altro Paese nel mondo, cosa che non solo ha reso tutto più concreto e “vicino” alla loro prospettiva, ma mi ha permesso di indulgere – con la leggerezza dell’occasione – anche su temi talvolta indigesti a quell’età come educazione e studio, oltre che sull’importanza di seguire i propri sogni, come la storia di Sofia Corradi insegna.
Non so se il tutto sia effettivamente stato utile o efficace. Spero, però, che almeno ad uno o una di loro possa essere rimasto qualcosa e che, quando accadrà, possano essere portati a scegliere un’esperienza di scambio formativo o lavorativo all’estero anche grazie a ciò che le parole e il racconto di un dottorando incontrato per caso qualche anno prima, in una giornata scolastica del tutto particolare, possono aver suscitato.
4.4 Una docente per alunni e alunne: Anna Maria Bruzzone tra linguistica e storytelling (Lucia Raggio, Dipartimento di Lettere e Filosofia, lucia.raggio@unitn.it)
La biografia come stimolo didattico
«Profe[6], è sposata?
Profe, che musica ascolta?
Profe, quanti gatti ha?»
L’idea per un’attività didattica sulla biografia è arrivata pensando alle domande che, negli intervalli, gli/le alunni/e sono soliti rivolgere ai docenti. Giocando sulla curiosità verso la sfera privata, che in qualche modo umanizza la figura istituzionale, si è pensato di sfruttare le potenzialità narrative del racconto biografico, optando per un’esposizione autodiegetica[7]. L’attività è stata svolta in circa 45 minuti, con due gruppi, ciascuno da 6 alunni/e. Per mantenere attiva l’attenzione, prima di addentrarsi nell’ascolto della biografia, gli/le alunni/e sono stati informati della suddivisione dei task e sono stati invitati a prendere appunti su quanto sarebbe stato detto durante la fase della narrazione, immaginando di avere come fine quello di dover scrivere loro stessi la biografia di Anna Maria Bruzzone (1925 – 2015)[8]. Si è quindi proceduto a impersonare la studiosa, raccontandone la vita in un registro colloquiale e usando, talvolta anche verbatim, alcune frasi effettivamente formulate da Bruzzone.
Agli/alle alunni/e è stato poi chiesto di confrontarsi e di esporre al gruppo gli appunti annotati. La riflessione didattica è suggerita dallo stesso metodo storiografico della storica. Anna Maria Bruzzone aveva percepito la forte perdita di materiale comunicativo nella trasposizione dei suoi appunti in biografie e aveva quindi pensato di registrare gli intervistati per poter poi trascrivere i racconti. Valutando gli appunti presi dagli studenti, infatti, si è potuto constatare che la maggior parte di loro, al primo ascolto, aveva annotato solo gli eventi cronologicamente e geograficamente connotati: gli spostamenti, gli anni di studio, le pubblicazioni con altre personalità.
Procedendo al riascolto della narrazione, gli/le alunni/e hanno avuto modo di arricchire le loro note, ampliando gli appunti anche con i pensieri, le osservazioni e le emozioni di Anna Maria Bruzzone rispetto agli eventi e alle esperienze della sua vita.
Successivamente, agli/alle alunni/e è stato chiesto di immaginarsi intervistatori e di esporre le domande da rivolgere a un personaggio a loro scelta. In questa fase dell’attività learner-centered, gli/le alunni/e sono stati molto coinvolti, avendo avuto la possibilità di raccontare i loro idoli musicali, sportivi e (sì!) scientifici. L’esposizione si è evoluta poi in un coinvolgente[9] dibattito e confronto sui personaggi e sulle domande proposte.
Il metodo Bruzzone per una riflessione linguistica. Se si tratta di educazione linguistica, non si può non far riferimento alle illuminanti Dieci Tesi formulate da De Mauro (1975)[10]. Per l’occasione, si citano:
1. Lo sviluppo delle capacità verbali va promosso in stretto rapporto reciproco con una corretta
socializzazione, […] con la maturazione ed estrinsecazione di tutte le capacità espressive e simboliche.
2. Lo sviluppo e l’esercizio delle capacità linguistiche non vanno mai proposti e perseguiti come fini a se stessi, ma come strumenti di più ricca partecipazione alla vita sociale e intellettuale […].
5. Occorre sviluppare e tenere d’occhio non solo le capacità produttive, ma anche quelle ricettive, verificando il grado di comprensione di testi scritti o registrati e vagliando e stimolando la capacità di intendere un vocabolario sempre più esteso e una sempre più estesa varietà di tipi di frase.
L’attività ha permesso, tramite la biografia della storica, di trasmettere innanzitutto alcuni strumenti retorici utili alla scrittura di una biografia, quali, ad esempio, le citazioni dirette per ottenere un effetto di maggiore intimità ed empatia per l’interlocutore, per non incorrere in asettiche cronologie annalistiche. È stato possibile anche far riflettere gli/le alunni/e sulle responsabilità di un biografo nei confronti della vita che racconta; dei filtri e dei pregiudizi che spesso fanno tralasciare o, al contrario, evidenziare alcuni aspetti della persona narrata. Con l’attività gli/le alunni/e hanno potuto allenare le loro competenze di ascolto attivo - sollecitato anche dal compito di dover prendere appunti – sia della lingua parlata (nei suoi tratti linguistici e paralinguistici), sia della lingua trasmessa - registrata, della quale hanno potuto constatare l’atemporalità, ma soprattutto la conservabilità e la riproducibilità.
Immaginandosi intervistatori, invece, gli/le alunni/e hanno potuto – inconsciamente - elicitare e favorire la loro competenza empatica, facilitata dall’aver potuto scegliere un personaggio di loro interesse, verso il quale rivolgere domande genuinamente curiose. Infine, la necessità di dover raccontare e far comprendere al gruppo la scelta del personaggio da intervistare ha attivato le loro competenze di public speaking e di persuasione dell’interlocutore. È stato – a dirla tutta - un compito sicuramente arduo far capire alla (Millennial) scrivente chi fosse, cosa facesse e perché potesse essere interessante intervistare Anna Pepe.
4.5 Un viaggio nel mondo dell’architettura: l’eredità di Luciana Natoli (Elena Bernardini, Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica, elena.bernardini@unitn.it)
Luciana Natoli è stata tra le protagoniste delle attività organizzate in occasione dell’incontro tra giovani ricercatori/rici e ragazzi/e delle scuole secondarie di primo grado. L’obiettivo dell’attività pianificata era triplice: far scoprire a studenti e studentesse ambiti poco conosciuti, invitarli a una riflessione sulle questioni di genere e avvicinarli al genere biografico attraverso un coinvolgimento attivo e informale.
Dopo una prima presentazione di tutti/e i/le partecipanti, è stato chiesto agli/alle studenti/esse di descrivere, con parole proprie, il mestiere dell’architetto. Questo semplice compito ha permesso di rompere il ghiaccio e riflettere sul tema in questione. I post-it compilati sono stati commentati solo alla fine dell’attività, in modo da confrontare quanto scritto inizialmente con quanto appreso e mettere in luce la nostra tendenza a banalizzare le competenze di una professione.
Successivamente, si è passati alla scoperta della biografia di Natoli. Per rendere accattivante la sua vita si è scelto di utilizzare il potere delle immagini: una galleria di fotografie storiche, arricchite con segni grafici per evidenziare gli elementi salienti e corredate da didascalie con inquadramenti storici, per non rinunciare all’aspetto più scientifico dell’attività.
Il momento centrale del lavoro di gruppo ha visto i/le ragazzi/e esplorare l’opera dell’architetta. Ognuno ha ricevuto alcune schede con descrizioni e immagini di progetti di Natoli, che sono poi state scambiate e commentate, condividendo riflessioni e scoperte.
La discussione è stata infine guidata con alcune domande aperte, che hanno incoraggiato gli studenti/esse a confrontarsi su temi come l’uguaglianza di genere e la necessità di perseguire i propri interessi nonostante gli ostacoli.
Riflessioni conclusive sull’attività. La figura di Luciana Natoli ha offerto un esempio concreto di come lavoro e passione possano lasciare un segno tangibile sul territorio e nella società, anche in maniera implicita. Attraverso la narrazione delle sue opere e delle sue scelte di vita, gli/le studenti/esse hanno potuto riflettere su come ciascuno possa contribuire al miglioramento del proprio ambiente.
L’attività ha dimostrato che il genere biografico, se presentato in maniera interattiva e coinvolgente, può catturare l’attenzione dei/lle ragazzi/e e offrire nuovi spunti di riflessione.
5. Un progetto per le competenze e la didattica innovativa (Lucia Rodler, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, lucia.rodler@unitn.it)
L’idea di coinvolgere dottorandi e dottorande dell’Università di Trento nel progetto ScriBUnT è venuta dal dialogo con il Delegato del Rettore a Comunicazione della scienza e orientamento Scuola-Università, Stefano Oss, e con la Dirigente della Direzione Comunicazione e Relazioni esterne dell’Ateneo, Alessandra Montresor, e con cioè con figure istituzionali che l’Ateneo trentino ha dedicato alla ricerca, teorica e applicata, intorno alla comunicazione. I/le giovani ricercatori/ricercatrici hanno aderito con disponibilità ed entusiasmo, su base volontaria, provenendo da interessi disciplinari diversi. Solo in corso d’opera, partecipando con Maria Barbone, Ashia D’Onofrio e Susanna Pedrotti a un convegno sulle “Competenze trasversali: dalla formazione al lavoro”, organizzato il 12 aprile 2024 dall’Ateneo di Trento, in collaborazione con il centro GEO (Centro di Ricerca Interuniversitario per lo Studio della Condizione Giovanile, dell’Organizzazione, delle Istituzioni Educative e dell’Orientamento) e la CRUI, ci è venuto in mente di chiedere il riconoscimento di un open badge sulle competenze trasversali per chi avesse compiuto l’intero percorso[11]. Ci è parso infatti che la convergenza tra il metodo della ricerca biografica, la scrittura di una voce divulgativa e la disseminazione con alunni e alunne delle scuole secondarie di primo grado richiedessero le seguenti competenze: la comunicazione nella madrelingua (nella scrittura orientata alla divulgazione), la competenza digitale (nella scrittura per un’enciclopedia online), lo spirito di iniziativa e consapevolezza culturale, le competenze sociali e civiche (empowerment femminile; lavoro di gruppo), l’apprendimento esperienziale (learning by doing) e, ancora, l’imparare a imparare (grazie alla creatività in progettazione e pianificazione, gestione del tempo e apertura al feedback richiesto dall’incontro con insegnanti e docenti delle scuole).
La proposta è stata accolta e i dieci dottorandi hanno ottenuto l’open badge sulle competenze trasversali, emesso dall’Università di Trento.
Inoltre, dopo un dialogo con il Prorettore alla terza missione e rapporti con la scuola, Alberto Montresor, il progetto ScriBUnT è entrato a far parte di una serie di proposte che l’Università di Trento fa alle scuole secondarie di secondo grado per l’alternanza, nell’ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), e in particolare nella missione 4, dedicata a “Istruzione e ricerca”, componente 1 (“Potenziamento dell’offerta dei servizi all’istruzione: dagli asili nido all’Università”), investimento 1.6 (“Orientamento attivo nella transizione scuola-università”). Nell’ambito dei DM 934/22 e 762/24, l’Ateneo trentino ha scelto, tra l’altro, di organizzare corsi di orientamento per promuovere la parità di genere, facendo esperienza di didattica disciplinare attiva, partecipativa e laboratoriale, orientata dalla metodologia di apprendimento del metodo scientifico. Il gruppo ScriBUnT partecipa dunque con la proposta nominata “SheBio” (Scienze, Humanities e Biografie di donne), coordinato da Lucia Rodler, in collaborazione con Maria Barbone, Susanna Pedrotti dell’Università di Trento. I lavori, dunque, proseguono, nella speranza di avviare progetti inter-ateneo, tra ricerca, didattica e terza missione, anche grazie alla collaborazione con le biblioteche.
6. In biblioteca, per continuare (Nicoletta Silvestri, Biblioteca civica "Tartarotti" di Rovereto, silvestrinicoletta@comune.rovereto.tn.it)
La biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto ha costruito nel corso degli anni una proficua rete di collaborazioni con le istituzioni culturali del territorio; in particolare è forte il legame con l’Accademia Roveretana degli Agiati e consolidata la cooperazione con il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Università di Trento. Per la seconda giornata del Convegno Ricerca e comunicazione: il ruolo sociale di umanisti e scienziati nel mondo della complessità Lucia Rodler ha proposto un intervento rivolto ai ragazzi delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado come destinatari di un’esperienza particolare: un incontro tra dottorandi e tredicenni sulle scelte operate da donne che si sono distinte per il loro impegno pubblico in vari settori. La consuetudine della Biblioteca civica a lavorare con le scuole cittadine ha trovato immediato riscontro sul tema delle biografie femminili, raccogliendo l’adesione di tre classi alla proposta innovativa di presentare ai ragazzi personaggi a loro sconosciuti in maniera fresca e accattivante. Alla “Tartarotti” si trova una ricca collezione di libri per ragazzi e il genere biografico è rappresentato da molti titoli del suo catalogo. La fortuna di questo tipo di narrazioni nel mondo dell’editoria per l’infanzia è cresciuta negli ultimi anni, a partire dalla pubblicazione del volume Storie della buonanotte per bambine ribelli di Francesca Cavallo e Elena Favilli uscito in Italia nel 2017 presso Mondadori.
Molte altre case editrici, sull’onda del successo di questo libro, hanno proposto ai ragazzi biografie di vario tipo e raccolte di racconti di vite vere ed esemplari, proponendo modelli di vario genere e includendo spesso storie di donne.
L’idea non è nuova, perché le storie di settanta donne eccezionali, esempi di emancipazione, genio e perseveranza, erano già state raccolte nel volume Le tue antenate. Donne pioniere nella società e nella scienza dall'antichità ai giorni nostri uscito nel 2008 da Gallucci a cura di Rita Levi-Montalcini con Giuseppina Tripodi.
Ma è stato il successo editoriale del libro di Francesca Cavallo e Elena Favilli, venduto in milioni di copie e tradotto in più di 50 lingue, che ha dato il via a un nutrito seguito di biografie, non solo femminili.
Per mostrare alcune tipologie di pubblicazioni per ragazzi ho portato all’incontro un’ampia selezione di biografie con tagli diversi: dal racconto romanzato alla ricerca più precisa, dalle monografie su singole persone alla descrizione di più individui raggruppati per categorie di interesse, dai leader che hanno cambiato la storia a eroi ed eroine che hanno fatto della fragilità / imperfezione il loro punto di forza. E molteplici sono gli stili con cui le vite reali dei protagonisti vengono narrate: si spazia dal trattamento ironico e scanzonato al linguaggio grafico del fumetto e dell’albo illustrato, passando tra i vari generi con grande libertà e diversi livelli di approfondimento.
Oggi nella letteratura per l’infanzia le biografie sono presenti in gran numero e destinate a tutte le fasce di età.
Credo che i ragazzi si possano facilmente immedesimare nelle descrizioni delle difficoltà che tante volte i protagonisti di queste storie hanno dovuto superare, che condividano il desiderio di migliorarsi e comprendano bene la passione e l’energia che spinge gli esseri umani tutti a voler realizzare i propri sogni. In quelle persone vere riescono a vedere un po’ anche se stessi, perché si trovano nel momento della vita più aperto al futuro e alla speranza.
18 marzo 2025
[1] La mostra è stata accompagnata dalla pubblicazione: P. Caporaso, G. Mirandola e M. Nanut (a cura di), Pioniere. Le donne che hanno fatto l’Europa. Cagli, Settenove, 2022.
[2] Come dare vita a un NOE, un Nucleo Operativo dell’Enciclopedia, in “Partecipa”, https://www.enciclopediadelledonne.it/ (ultima consultazione 23 gennaio 2025).
[3] Libguide è un software distribuito dalla società Springshare ed è uno strumento informativo diffuso tra le biblioteche accademiche, perché permette di raccogliere in una guida multimediale online informazioni omogenee e sintetizzate in merito ad un argomento.
[4] M. Barbone (a cura di), ScriBUnT, Biblioteche UniTrento, 2023, distribuita con Licenza CC-BY-NC-SA 4.0.
[5] Le voci sono pubblicate o in via di pubblicazione. Riguardano: Anna Maria Bruzzone (di Lucia Raggio), Angioletta Coradini (di Margaux Introna), Sofia Corradi (di Giacomo Gallo), Uta Frith (di Giulia Paludo), Bartolommea Giorgini-Bertagnini (di Chiara Chioni), Nancy Cárdenas (di Maria Vittoria Izzi), Umm Kulthum (di Fatima El Harch), Mia Martini (di Lucrezia Ciccone), Michela Murgia (di Chiara Silvestri), Luciana Natoli (di Elena Bernardini), Susanna Terracini (di Margaux Introna).
[6] Forma abbreviata di professoressa/professore, di diffusione soprattutto lombarda, regione in cui chi scrive ha avuto esperienze di docenza.
[7] Sull’efficacia della narrazione in prima persona per l’immedesimazione, cfr. ad esempio S. Deen, C. Mangurian e D.L. Cabaniss, Points of contact: using first-person narratives to help foster empathy in psychiatric residents. Academic Psychiatry, 34(6), 2010, pp. 438-441; S. Keen, A theory of narrative empathy. Narrative, 14(3), 2006, pp. 207-236.
[8] Storica orale, attivista, docente, ha lavorato sulle testimonianze delle donne nei periodi bellici, sulla storia della Resistenza con particolare attenzione alle personalità piemontesi, e ha raccolto le testimonianze dei degenti psichiatrici durante il periodo della Psichiatria Democratica basagliana.
[9] L’aggettivo è condiviso anche da chi scrive, perché ha avuto modo di apprendere alcuni personaggi prima sconosciuti.
[10] T. De Mauro, Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, https://giscel.it/dieci-tesi-per-leducazione-linguistica-democratica/. 1975 (URL consultato il 16/01/2025).
[11] ScriBUnT: Gruppo di Ricerca e Scrittura di Biografie dell’Università di Trento, badge emesso da Università di Trento, 2024,
https://app.myopenbadge.com/badge/detail/CyiW-a3189299333b81da46ef09db1ad669f6-8NSmtJTAkG-8