Maria Raffaella Cornacchia - Lettera di una professoressa

Dal 9 aprile è entrato in vigore il Decreto Legge Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, corredato da un Comunicato ufficiale[1] che ne chiarisce i non trasparenti articoli: in particolare, per quanto riguarda l’ammissione all’anno successivo nelle scuole secondarie di II grado, tutti gli alunni passeranno senza “debiti”, così come «tutti avranno la possibilità di sostenere le prove» di maturità.

Questi i titoli dei giornali a quattro colonne: «l’esame sarà un pro-forma»; «L’unica cosa certa: tutti promossi», e così via.

Ma non si poteva dire più tardi? chiedono gli insegnanti. Dopo tanta fatica per predisporre in fretta e furia gli strumenti per una didattica a distanza (DaD), chi convincerà ora gli alunni che val la pena di collegarsi alle videolezioni, di ascoltare le spiegazioni, di svolgere i compiti, di adempiere alle consegne, in altre parole, di impegnarsi?

E poi ci verranno ad accusare di essere quelli che si sono fatti – oltre ai celeberrimi esecratissimi tre mesi di vacanze – altri tre mesi di gozzoviglie retribuite… noi, i docenti, a cui danno lezioni di didattica (e spesso anche disciplinari) i genitori, gli psicologi, i giornalisti, i giocatori di calcio, pure gli studenti, tutti quelli insomma che hanno certamente acquisito esperienza scolastica: se non altro, quella di essere andati a scuola per otto anni tra elementari e medie… 

noi, i docenti, denigrati, ridicolizzati, umiliati, ma poi chiamati in causa ad affrontare le difficoltà dei giovanissimi come psicoterapeuti, sociologi, assistenti sociali, (para)medici, e ovviamente responsabili(zzati) se qualcosa nei nostri giovani “pazienti” (che poi lo sono, se hanno la pazienza di sopportarci) non va.

E allora adesso che facciamo? Se le sorti dei nostri alunni sono già state decise dall’alto – quanti saranno poi i ragazzi motivati a ottenere risultati davvero positivi dopo il “libera tutti”? -, e se poco importa se seguiranno ancora le lezioni, se si collegheranno lasciando attiva solo l’icona del loro nome mentre chattano con gli amici o giocano col gatto, noi le lezioni che le facciamo a fare? Non dovremmo dirci che, visto che comunque nelle battute del vivere quotidiano ci accuseranno comunque di essere dei fancazzisti, tanto vale farseli davvero i sei mesi di vacanza?

Che alternativa abbiamo? molliamo, lasciamo perdere tutto, diciamo ai ragazzi che, visto che i nostri voti non contano nulla, non val la pena di far lezione e ci rivediamo (forse) a settembre, PURCHE' in presenza? Quindi voti e promozioni sono così essenziali per legittimare il nostro lavoro?

Oppure.... possiamo vederla in altri termini? ovvero che la nostra azione è valida comunque, specie durante una tragica emergenza mondiale: è valida IN SÉ (direbbe un professore di etica), anche se non contano le nostre valutazioni, anche se i ragazzi furbetti, in genere i più deboli di volontà e di cervello, credono e ancor più crederanno di fregare noi, sottraendosi alla scuola o imbrogliando quando chiamati alla verifica, senza capire che fregano se stessi. 

Non potremo aiutare tutti, lo sappiamo, e probabilmente perderemo per istrada proprio quelli che maggiormente avrebbero avuto bisogno di essere guidati, visto che sì, è vero, la DaD provoca gravissime disparità sociali (e non a caso il presidente Macron a queste ha fatto riferimento con la sua decisione di riaprire le scuole  francesi nonostante il rischio sanitario), però il nostro dovere è continuare a fornire un servizio (pubblico) e anche un esempio: quello appunto dell'adempimento del dovere di fornire un servizio. Come gli autisti che guidano autobus vuoti, ma su cui chiunque potrà continuare a salire se ne ha bisogno. Ai ragazzi cercheremo di spiegare che sul nostro autobus è utile a loro salire. Non convinceremo tutti, qualcuno preferirà giocare a tetris o dormire la mattina, ma per quanto non ci piaccia, non credo che abbiamo altro modo per limitare i danni. 

Non avremo la visibilità di D'Avenia, ma non siamo asettici diffusori di cultura come trasmissioni didattiche online, provenienti da chissà quale angolo del mondo o del sapere: siamo i professori dei nostri ragazzi, li chiamiamo per nome, li conosciamo uno a uno e loro questo devono saperlo e lo sanno, a mio avviso...

Siamo chiamati a far don Chisciotte contro i mulini a vento? Infine, il deriso cavaliere dalla triste figura ha insegnato all'umanità molto di più di tanta gentucola, ministeriale e giornalettistica, di cui nessuno ricorda il nome.

E poi a noi bastano i sogni del buon Sancho:

E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:

io che sono più realista mi accontento di un castello.

 

Maria Raffaella Cornacchia -

Docente Liceo Laura Bassi - Bologna

 

[1] https://www.miur.gov.it/web/guest/-/azzolina-via-libera-al-decreto-sugli-esami-la-valutazione-dell-anno-sara-seria-e-coerente-con-quanto-svolto-