Magda Indiveri - E così

E così, torno a scuola. Sono 38 anni che il primo giorno mi vesto con qualcosa di speciale, perché per noi insegnanti è come Capodanno.  E poi scelgo qualcosa da leggere ad alta voce, una volta è stata la Szymboska dell’Elogio dei sogni, una volta il kafkiano Messaggio dell’imperatore, un’altra   il Bertolucci de La memoria o Sandro Penna con le sue file di collegiali nella poesia Scuola...Potrei comporre una antologia di inizi.  Inizio a srotolare il gomitolo, tenendo stretto il capo per riprenderlo a giugno, per costruire quel cerchio magico che è l'anno di scuola. Quel recinto, quel palco, che produce eventi, crea il teatro sì, ma anche la scuola; quest'anno sarà ancora più importante tenerlo a mente.

I limiti, le regole non sono affatto estranei all'apprendimento, anzi ne sono la sostanza. Per questo la nostra ansia per la situazione d’emergenza, noi insegnanti cerchiamo di trasformarla in operazioni, in modi, in stili.  Sarà la voce l'elemento unificante, la mia voce che uscirà dalla mascherina saltellerà tra i banchi al posto del mio corpo che dovrà stare fermo alla cattedra. Reimpareremo a parlare uno alla volta, a essere lenti e pensosi: un bell'esercizio di respirazione mentale, di distillazione.  Il corpo degli studenti c'è, fermo ed isolato nel banco, ma come in certi giochi enigmistici l'insegnante sarà il tratto di penna che unirà i puntini.  Si impara col corpo, con l'esserci davvero (per questo la didattica a distanza alla lunga va a fallire), in quel preciso momento in cui compare tra le parole di un autore il senso a lungo cercato, il significato nascosto che si svela proprio lì per noi, e diventa sapere ed emozione condivisi. Tornerò nella scuola delle restrizioni, ma avrò i miei occhi per guardare studenti e studentesse, per leggere i loro visi, i nuovi che non conosco ancora e le classi più grandi che ritrovo nel loro crescere. Dedicherò uno sguardo speciale ad ognuno di loro, perché sentano che è giusto reagire, trovare strategie, non farsi soffocare dalla paura: che la storia non è già tutta scritta e molto ancora c'è da narrare.  Saremo il luogo del racconto, quello più profondo, primigenio, contro la chiacchiera fastidiosa e ignorante. 

Torno a scuola dunque con ancora più emozione del solito e devo scegliere bene cosa leggere perché sarà il cartiglio che darà senso all'anno.  E nella selva di ossimori che ci circonda come foresta di rovi, spunta una paginetta di Robert Walser, che dell'isolamento fece il suo destino. Nel libretto in cui faceva parlare lo studente Fritz Kocher se ne viene fuori con questo motto: «Scrivere è accalorarsi in silenzio».   E io non posso che aggiungere: leggere è muoversi stando fermi; raccontare è viaggiare con la voce. Dovrò ricordarmelo, in questi mesi di responsabilità, in cui prendersi cura della salute propria e altrui sarà per tutti, nessuno escluso, l'acquisizione più importante, l'obiettivo principale.

Dunque cosa leggerò in questo stra-ordinario primo giorno di scuola?  E mentre ci penso sono già lì. Torno a scuola.  

 

14 settembre 2020