di Paula Zefi
Pubblicato il 09 luglio 2023 | 17giugno
Durante il training con Julia Varley ,al teatro Cortazar di Ferrara , il tema dell’autentica espressione è stato uno dei protagonisti.
L’esercizio in cui emergeva, consisteva nel ripetere qualche frase di cui avevamo memoria, e poi camminare.
La maestra ci chiedeva una voce che seguisse il corpo e un corpo che seguisse la voce.
Le nostre camminate sono state interrotte infinite volte dalla voce di Julia che ci raggiungeva ogni volta con la stessa intensità.
Un passo troppo leggero per una voce così grave, una voce troppo affaticata per un passo così lento, un corpo così rigido per delle parole così tenere.
Stavamo controllando la nostra voce con i pensieri e le preoccupazioni e questo non è possibile, se non a costo di essere stonati.
Ci sarebbe stato chiaro ,subito dopo l’esperienza, che voce affaticata e corpo stanco sono contemporaneamente. Non esiste l’istante in cui ci si chiede cos’è la stanchezza, perché la conosciamo.
Nonostante ci sforzassimo di eseguire quel che la maestra ci richiedeva , non c’era altro modo di portare il compito a termine , se non naturalmente. Nessuna via di fuga.
Julia sembrava dirci che il corpo non smette mai la sua sincerità, nemmeno nei momenti in cui la mente cerca di ridurlo a suo succube. Il corpo ammette sempre, senza alcuna vergogna, che un tiranno lo rende meccanico e gli toglie il suo splendore. È l’unico modo che gli rimane per dialogare con quell’incosciente che rende entrambi fragili.
Uno stato che reprime la libertà di espressione è un totalitarismo e chi ne sta a capo è un tiranno.
Incute terrore ma remando contro il popolo, lo stato, rema contro sé stesso.
La libertà di parola e di espressione sono, dice Spinoza, diritti naturali dell’uomo. Uno stato che non agisce secondo natura ha in sé il seme della sua disfatta.
Una mente che non permette al corpo di esprimersi liberamente è una mente illusa.
Passi leggeri e voci eteree ci dicono, insieme, che la libertà è necessaria.
Poi, che Anna è permalosa, che un uomo di una certa età ci offre sigarette turche ed in conclusione una dolce ninna nanna bolognese di cui è difficile ricordare le parole.
di Paula Zefi