di Giuseppe Bagni
Pubblicato il 24 febbraio 2023
Il Ministro Valditara di fronte all'aggressione agli studenti fiorentini del liceo Michelangiolo da parte di giovani fascisti, invece di condannare la violenza si è preoccupato della preside del Da Vinci che ha scritto ai suoi studenti una lettera intensa, carica di sentimento e nello stesso tempo misurata come sempre devono essere le parole di coloro che hanno il compito di educare. Certo, sbagliato stupirsi: per questa destra al governo la violenza è quella dei giovani che scrivono con tinte lavabili sul muro delle istituzioni per rivendicare le decisioni che dovrebbero prendere e non prendono. Per questa destra l'unica violenza è l’indisciplina; è più grave il non alzarsi in piedi quando entra il professore che colpire con i piedi chi è in terra. Se potesse questa destra le scuole le chiuderebbe tanto ha in astio i giovani, tutti “bulli”, maleducati e svogliati, da umiliare sulla pubblica piazza. Giovani che invece le piazze e le strade le occupano e ci chiedono conto della misera eredità che stiamo lasciando loro. Dice il Ministro che la preside del liceo Da Vinci ha preso spunto dall'episodio per fare politica. Caro Ministro, fare scuola è di per sé un'azione politica, quella bella, capace di educare a partire dai valori della nostra Costituzione. Se ha ricordato ai suoi allievi come nascono i totalitarismi è stato per metterli in guardia contro l'indifferenza, l'assuefazione, la chiusura nel proprio piccolo orticello. Lei, Ministro, non è rimasto contento perché quella lettera è una piccola lezione di Storia, ma quella vera, con la esse maiuscola. Molto diversa dalla storia che piace a lei, e che ha tentato inutilmente di inculcare con la sua lettera agli studenti. Se ne faccia una ragione, l'Italia è un paese nato dall’antifascismo. Bisogna solo capire quanto ci metterà questo Paese assonnato ad accorgersi di cosa sta succedendo. Il Liceo Da Vinci di Firenze è stato il mio liceo, quello di mio fratello e quello dei nostri figli. Non posso che essere orgoglioso che la tradizione democratica e antifascista di Firenze sia stata ricordata con tanta forza e semplicità dalla sua (e nostra) Preside.