Il SCC orale

Sia nell’uomo che nel gatto, il carcinoma squamocellulare è il tumore orale più frequente. La presentazione clinica, il comportamento biologico e le caratteristiche istopatologiche sono considerati simili nelle due specie; per questo motivo, in diversi studi, il gatto è stato proposto come modello animale spontaneo per il carcinoma squamocellulare dell’uomo.

I gatti sono considerati ad elevato rischio di cancerogenesi orale a causa della loro attitudine al grooming, che li espone maggiormente a sostanze chimiche. È stata inoltre evidenziata una correlazione tra carcinoma squamocellulare felino, esposizione a fumo passivo e concomitante sovraespressione di p53. Tuttavia, i meccanismi molecolari che sottendono all’insorgenza del carcinoma squamocellulare felino sono ancora in gran parte da chiarire.

Nella maggior parte dei casi, i gatti con carcinoma squamocellulare vengono presentati con una malattia già avanzata e, anche se le opzioni terapeutiche disponibili comprendono chirurgia, chemioterapia e radioterapia, l’elevata estensione loco-regionale limita l’efficacia del trattamento e ne aumenta considerevolmente gli effetti indesiderati. La prognosi è infausta per la maggior parte dei soggetti e il tempo che intercorre tra la diagnosi e il decesso o l’eutanasia sono molto brevi (2-6 mesi).