Paradiplomazia nel contesto del Covid-19: nuove dimonsioni e sfide

La pandemia non riconosce dei confini. Considerando i suoi effetti, la paradiplomazia può diventare uno strumento fondamentale per cercare dei luoghi dove la cooperazione internazionale resista i regressi nazionalisti e statalisti.

  • Data: 06 MAGGIO 2021  

  • Luogo: Canale Youtube del Programa de Estudios Europeos UdeC: https://www.youtube.com/watch?v=6Ancx7cUq4g&ab_channel=ProgramadeEstudiosEuropeosUdeCProgramadeEstudiosEuropeosUdeC

  • Tipo: Eventi

Moderatori: Nahuel Oddone (Istituto Sociale Mercosur) e Paulina Astroza (Università di Concepción)

Il XXI secolo è testimone di una crisi delle forme tradizionali di multilateralismo, incentrato sullo Stato-Nazione e sugli organismi internazionali creati nel dopoguerra. Questo nuovo multilateralismo della globalizzazione non si basa più sui vecchi modelli top-down gestiti dallo Stato, ma è policentrico, basato sulla cooperazione transfrontaliera, sulle reti di contatto, sul trasferimento di conoscenze e sulle esperienze transnazionali, che producono diversi livelli di governance. 

Asse di domande del seminario:
Qual è stato l'impatto della pandemia COVID-19 sull'azione internazionale dei governi locali e regionali? Quali fattori, positivi o negativi, proporrebbe per l'analisi?

Espositori:

- Emilia Saiz Carrancedo. Secretaria General de Ciudades y Gobiernos Locales Unidos (CGLU)

- Noé Cornago. Professore di Relazioni Internazionali all'Università del Pais Vasco/Euskal Herriko Unibertsitatea (España)

- Marcela López Vallejo. Professoressa all'Università di Guadalajara (Mexico)

- Agustí Fernández de Losada. Director del Programa Ciudades Globales de CIDOB - Barcelona Centre for International Affairs (España)

 

Come tutte le pandemie, il Covid-19 non riconosce confini statali, nonché i suoi rischi globali producono forti regressi nazionalisti e localisti. Dal punto di vista storico, le pandemie, le catastrofi naturali o le guerre hanno avuto un impatto sugli schemi di cooperazione internazionale allo sviluppo, sia per promuoverne la creazione, sia per incoraggiarne l'adattamento o mettere in discussione la propria esistenza. Attualmente, a causa delle differenze ideologiche tra i capi di stato, dell'assenza di leadership negli Stati centrali), dei discorsi nazionalisti e il senso generalizzato del “ognuno per se stesso”, soprattutto, nell'ambito della geopolitica dei vaccini, Il Consiglio europeo di Copenaghen ha ribadito la necessità di esaminare con attenzione quei settori in cui la cooperazione internazionale rimane e continua.

Di questo modo, la paradiplomazia emerge con forza. La crisi multidimensionale di COVID richiede soluzioni globali e globali e un approfondimento della governance globale collaborativa, integrando i legami tra città e regioni, dove si aggiungono le università, la società civile e le imprese. L'azione internazionale dei governi locali ha permesso lo scambio di fattori di produzione per la salute attraverso i gemellaggi esistenti e il consolidamento di spazi di scambio attraverso le diverse reti per condividere le buone pratiche, al di là delle questioni sanitarie e di salute. Inoltre, il paradigma è stato particolarmente rilevante all'interno di alcuni Stati nazionali scettici di fronte alla pandemia, permettendo così di difendere gli interessi vitali della cittadinanza al livello locale. Attraverso la cooperazione decentrata, gli enti locali hanno assicurato la fornitura di servizi di base, l'attenzione ai più vulnerabili e il sostegno economico ai settori più colpiti dal confinamento. Appunto, le dimensioni della paradiplomazia e della cooperazione, come la transizione digitale, la ripresa economica e la tutela del ambiente, non possono escludere la questione dei diritti sociali. Per ridurre la disuguaglianza, incrementata a causa della pandemia, gli obiettivi sociali devono essere affrontati in modo integrale e allineati con le politiche pubbliche e la collaborazione multilivello.