Il seminario propone il dibattito sul principio del "recupero migliore", proposto dell'ONU per promuovere la pianificazione e la costruzione di città resilienti, sostenendo un approccio multirischio, multi settoriale e multiprotagonista.
Data: 24 GIUGNO 2021
Luogo: Canal Youtube del Programa de Estudios Europeos UdeC: https://www.youtube.com/watch?v=TyH-ta1olZ4&ab_channel=ProgramadeEstudiosEuropeosUdeC
Moderatori: Nahuel Oddone (Istituto Sociale del Mercosur) e Paulina Astroza (Università di Concepción)
Introduce: Elkin Velázquez. Direttore regionale per America latina e il Caraibi di ONU Habitat
L'ONU promuove il principio del "recupero migliore" includendo misure per la pianificazione e la costruzione di città resilienti, sostenendo un approccio multirischio, multisettoriale e multiprotagonista, sostenere la decarbonizzazione e la circolarità dell'economia e concentrarsi sul superamento delle disuguaglianze per aiutare i gruppi più vulnerabili. Queste variabili possono essere dalla perspettiva della paradiplomazia, la cui otre deve prendere in considerazione che le sfide della digitalizzazione delle metropoli sono legate allo sviluppo di capacità, al coordinamento tra i diversi gruppi di interesse e alla positiva accoglienza dei contributi dei cittadini e delle loro analisi.
Asse di domande: Quali sono i fattori chiave della resilienza urbana? Quali sono le soluzioni più opportune per creare città e governi locali più resilienti in grado di resistere a shock come COVID-19 e ad altre crisi che potrebbero influenzare il futuro del mondo urbano? Come è possibile costruire una resilienza equa e inclusiva e quale ruolo può avere il paradigma in questo compito? Come possono le città raggiungere l'applicazione critica del paradigma della resilienza e dell'intelligenza urbana attraverso politiche a breve e medio termine?
Espositori
- Octavi de la Varga. Segretario Esecutivo de Metrópolis, Associazione Mondiali di Grandi Metropolis
- Simone Lucatello. Professore all'Istituto Mora (Messico)
- María del Huerto Romero. Professoressa all'Università Nazionale di Rosario (Argentina)
- Federico Trebucq. Professore all'Università Siglo 21 (Argentina) e membro del Comitato Esecutivo di REPIT.
Dopo le conseguenze della pandemia sull'economia e sul contesto sociale, la paradiplomazia, come fonte di strumenti per la cooperazione regionale e locale transfrontaliera, può servire a ricostruire la resilienza delle comunità urbane e a far avanzare la ripresa socioeconomica. Infatti, la paradiplomazia ha permesso di ampliare la prospettiva della collaborazione tra città e regioni a livello transnazionale, attraverso il tessuto di reti di scambio e di contatto che hanno rafforzato il dialogo e l'azione congiunta tra le comunità e i governi locali da una parte e dall'altra del confine. In un certo senso, la diplomazia parallela produce una definizione più specifica delle necessità, degli interessi e delle opportunità dei diversi gruppi e segmenti sociali e politici. In altre parole, "trattare diversamente ciò che è diverso", sulla base degli stessi principi di sviluppo ed equità. In questo modo, la paradiplomazia fornisce nuove soluzioni, mettendo in contatto istituzioni transfrontalieri in grado di scambiare informazioni e problemi in comune. Il risultato: la produzione di beni pubblici migliori e più numerosi, maggiori possibilità di fornire assistenza sociale e servizi pubblici di qualità. Gli attori della paradiplomazia contribuiscono così all'estensione dell'epica e alla conoscenza degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. D'altro canto, il suo agire fa parte della costruzione della resilienza urbana, in quanto incoraggia un modello di governance ancorato al territorio urbano, consente una pianificazione strategica a lungo termine, aumenta la partecipazione e l'impegno dei cittadini e recupera la nozione di spazio pubblico. Oltre a produrre degli strumenti per la ripresa socio-economica post-Covid e la resilienza integrale delle città, la paradiplomazia è un metodo idoneo per promuovere l'integrazione regionale in senso funzionalista, poiché produce reti di cooperazione orizzontale, crea interessi comuni e scopre nuove possibilità di sviluppo transnazionale, promuovendo la consapevolezza di appartenenza ad una stessa comunità regionale. In altre parole, la paradiplomazia non si discosterebbe troppo dal metodo funzionalista applicato dalla Comunità europea alle sue origini, favoriscendo un'integrazione che coinvolga le città, le regioni, la cittadinanza, le ONG e il settore privato. Visti i problemi in Sud America per creare un'integrazione regionale top-down, dallo Stato, il metodo bottom-up della paradiplomazia potrebbe funzionare come alternativa superante.
El papel de la paradiplomacia en la recuperación urbana post-Covid