Ripensare il network eversivo della prima repubblica. Il diritto alla verità tra scienza storica e giurisprudenza

Interverranno: Cinzia Venturoli, Benedetta Tobagi, Carlo Galli, Giovanni Tamburino, Ilaria Moroni, Francesco Lisanti, Giuliano Benincasa.

  • Data: 12 GIUGNO 2023  dalle 10:00 alle 14:00

  • Luogo: Sala Kelsen, Palazzo dal Monte Gaudenzi, via Galliera 3 - Bologna

Ripensare il network eversivo della prima repubblica: Il diritto alla verità tra scienza storica e giurisprudenza

Una prima enunciazione del diritto alla verità in Italia risale al 2011, con la sentenza sulla strage di Ustica del 1980, dove il tribunale di Palermo citò infatti il diritto alla verità nelle sue dimensioni individuale e collettiva, sottolineando l’obbligo dello Stato di agire affinché verità e giustizia venissero garantite. Il diritto alla verità inizia a prendere forma in seno alla giurisprudenza delle Nazioni Unite verso l’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, in concomitanza con l’avvio dei processi di democratizzazione in America Latina, e con una netta accelerazione negli anni Duemila il right to the truth sembra estendere il perimetro di applicazione a tutte le violazioni gravi dei diritti umani.

La verità in democrazia svolge un ruolo cruciale ed essenziale: non è un caso che istanze di verità si siano fatte pressanti all’indomani di traumi collettivi. In democrazia abbiamo il diritto di vivere in una cultura (e una società) in cui è riconosciuta l’importanza della verità (in positivo e in negativo) per la vita privata e pubblica degli agenti sociali. In linea di principio non è difficile sostenere che la verità – la conoscenza delle «cose come stanno realmente» – costituisca un bene, come tale danneggiabile o espropriabile.

Confligge con tutto ciò quello che è successo nelle lunghe vicende processuali che nel nostro Paese hanno accompagnato i fatti di mafia e di terrorismo.